SEGNALAZIONE VOLUMI = LUCIANO NOTA
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Luciano Nota, Destinatario di assenze,Arcipelago Itaca Edizioni,Osimo (AN), 2020, pp.60, E.11.30
Lettura di Gino Rago
Tomas Tranströmer scrive:«[…]ogni immagine astratta del mondo è impossibile/ allo stesso modo dell’immagine di una tempesta», indicando nitidamente la facilità di dissolvenza di ogni immagine da cui parte la meditazione del poeta. Questa sorta di poetica fondata sul principio della metafora dinamica o della metafora cinetica la chiamerei la «poetica del viaggiatore» e su tale poetica si basa gran parte della poesia di Luciano Nota di questa recente raccolta….. nella quale il poeta lucano esprime le sue «formule del viaggio», viaggio che viene inteso e vissuto come correlativo oggettivo della stessa esistenza e come metafora centrale del canone letterario occidentale (dalla migrazione di Enea al ritorno verso Itaca di Odisseo, dalla navigazione di Achab alla ricerca febbrile di Moby Dick e all’On the road di Jack Kerouac).
Ma questo viaggio, tema fondativo della creazione letteraria di Occidente, da Omero ai nostri giorni passando da quello dantesco volto verso l’alto “a riveder le stelle”, che compie Luciano Nota è assai simile a quello di Proust: «Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi» perché con nuovi occhi il poeta nei suoi versi guarda a una sorta di mitologia personale, intima che sembra che il poeta per la prima volta disveli, quasi come un bisogno di scagliare nel fiume o nel pozzo di Block dei versi in epigrafe del libro la zavorra che lo costringe a rimanere pesantemente sul terreno delle memorie che l’opprimono impedendogli ogni tentativo di volo, come in questo testo che dà il titolo alla raccolta
"Destinatario di assenze"
Sogni demenziali.
Ore d’inerzia alla finestra.
Minuscoli specchi
riflettono archi
al frastuono dei denti.
Destinatario di assenze:
gerani alla spina;
sfondi di stomi
pronti a rinverdire
le cellule annerite.
Versi essenziali, come le “mosche in bottiglia” di Sinisgalli, in cui il poeta lucano nato dalle parti di Orazio fotografa immagini-metafore nel bisogno intimo di sottrarle alla usura o all’oltraggio del tempo “sogni-inerzia-finestra-specchi-archi-denti-gerani-stomi-cellule” e da sottrarre alle “assenze” che poi è il tema centrale di questo componimento breve come di tutta la raccolta. Lo fa con sintagmi prevalentemente nominali, lasciando in disparte, o ripudiandoli, i sintagmi aggettivali, i sintagmi avverbiali, i sintagmi preposizionali e perfino in molti casi anche i sintagmi verbali. Una scelta linguistica ardita, da un lato, inconsueta, dall’altro, ma efficacissima per sottrarsi alla egemonia dell’io narcisistico e autoreferenziale di tantissima poesia italiana soprattutto del secondo ‘900. L’io poetante si avverte di tanto in tanto in alcuni componimenti della raccolta, ma Luciano Nota ha sempre vigilato sulla sua scrittura riducendo la presenza dell’io a semplice rumore di fondo, come ad esempio in questi altri versi
"Alito nuovo"
Avverrà che ci incontreremo
sul corso d’acqua appena scorso
e riusciremo a lavare parte di noi
malevola e ferina
ma anche la più debole
e sterile sostanza.
Sarà danza di veli
e di uccelli acquatici.
Bocche socchiuse, vortici aprichi.
Una specie di alito nuovo
vuoto senza tentacoli.
Mentre un testo come
"L‘acqua dopo un pugno"
Dell’amore potremo fare
corde sui fianchi
e così della fine.
O potremo rimanere pozzanghere,
trionfare in un angolo scuro.
Si sta bene a non curarsi delle scale
con fregi ed eccessi.
La bellezza è nello stagno
che ricama l’acqua dopo un pugno
se proviamo a suddividerlo per esempio in terzine
"L‘acqua dopo un pugno"
Dell’amore potremo fare
corde sui fianchi
e così della fine.
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O potremo rimanere
pozzanghere,
trionfare in un angolo scuro.
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Si sta bene a non curarsi
delle scale
con fregi ed eccessi.
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La bellezza è nello stagno
che ricama
l’acqua dopo un pugno.
ritroviamo tutta l’atmosfera della estetica degli haiku, di provenienza prevalentemente giapponese, estetica da cui viene espulsa la soggettività tipica della poesia italiana per lasciare le parole soltanto all’evento. Questo fatto estetico in Luciano Nota diventa un gesto etico secondo il postulato di Brodskij per il quale:«L’estetica viene prima dell’etica». Nel rapporto debitorio-creditorio tra immagini e parole Luciano Nota giunge in prossimità di quella che Giorgio Linguaglossa nel suo lavoro di interpretazione di «Teatrale» di Iosif Brodskij (traduzione in italiano di Donata De
Bartolomeo) ha indicato come la «nuda voce» come cifra ineludibile verso cui deve guardare la «poesia nuova».
In queste due terzine di
"Lanterna di sabbia"
I
In fretta i busti s’accostano.
Girano come giostre i girasoli
e le mosche.
II
Siamo sciolti. Infatti
ciò che ci unisce non ha nodi.
Eppure mormora il pettine.
per la ricerca poetica di Luciano Nota si dischiudono altre possibilità estetico-formali di una parola poetica che non vuole rimanere sulla carta come parola scritta ma invoca una «voce» che la pronunci in un comune paradigma culturale tra poeta-voce-pubblico, come fu nel Pasolini del «Teatro della Parola» in cui gesto e urlo vennero messi all’angolo per dare spazio e tempo espressivi soltanto alla Parola del poeta affidata alla voce dell’attore.
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Gino Rago
4/5/6 marzo 2020
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