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Francesca Lo Bue – Albero di Alfabeti A’rbol de Alfabetos---Raccolta poetica bilingue- Editrice Dante Alighieri – Roma – 2020 – pag. 73 - € 8,00
Francesca Lo Bue è nata a Lercara Friddi (PA); ha curato diversi studi letterari sia in italiano che in lingua spagnola; ha pubblicato una raccolta di poesie in lingua spagnola, 2009 e il romanzo di viaggio Pedro Marciano, 2009 oltre alle raccolte di poesia Il libro errante, Moiras e I canti del pilota.
La raccolta presenta un’introduzione acuta e ricca di acribia ed è scandita nelle seguenti sezioni: Alfabeto (italiano – spagnolo). Alfabeto (spagnolo – italiano) e include traduzioni da Emily Dickinson e Kavafis
Intrigante il procedimento usato dall’autrice d’intitolare ogni componimento con una lettera dell’alfabeto inglese per ognuna delle due serie di poesie e per l’unitarietà contenutistica e stilistica l’opera potrebbe essere considerata un poemetto.
Da notare che in ogni singola poesia ogni verso comincia con la lettera del titolo, non solo il primo verso, e questo uso del linguaggio potrebbe essere definito proprio un giocare con gli alfabeti.
Perché Albero di Alfabeti? Quello dell’albero è un archetipo che nella tradizione ebraica coincide con l’albero della vita che diviene simbolo della vita stessa con le radici che affondano nelle profondità della terra che potrebbe essere considerate la parte oscura e inconscia della coscienza e il tronco, i rami, le foglie i fiori e i frutti che sono il conscio della mente umana, la parte solare dell’esistenza stessa per ogni uomo o donna e potremmo aggiungere ogni essere vivente.
Allora ci chiediamo perché la poetessa abbia voluto abbinare i termini Albero e Alfabeti.
Credo che la Lo Bue con scaltrita coscienza letteraria abbia voluto mettere in gioco i due termini collegandoli tra loro perché sono entrambi densi di significato e in ogni cerchio del tronco dell’albero che ne svela un anno di vita entrano in gioco proprio gli alfabeti che permettono l’uso del linguaggio.
Del resto è incontrovertibile che la forma di espressione linguistica più alta è proprio la poesia stessa che non a caso è sempre metafisica.
Quindi una parola che nasce fecondata dall’acqua come un seme per divenire pianta e poi albero in un gioco di specchi e d’incastri che non può non essere che memorabile per la sua meravigliosa onestà e per la sua originalità.
I componimenti della raccolta s’inseriscono in questo schema e confermano la vena elegante della poetessa nel perfetto controllo formale della materia e, per l’idea che lo sottende, Albero di Alfabeti, può essere considerato il libro più alto della sua produzione poetica.
Aspirazione è dissotterrare il ritmo del tuo/ alfabeto, e in questo verso, rivolgendosi ad un tu del quale ogni riferimento resta taciuto, raggiunge con la metamorfosi la trasformazione dell’alfabeto in albero perché dalle profondità della terra un albero può essere dissotterrato e i fiori e i frutti nella loro bellezza non possono esserne nient’altro che le poesie.
E nella sua acuta poetica la Lo Bue si ripiega continuamente sulla poesia stessa creando una metapoesia che è un unicum nel nostro panorama letterario contemporaneo.
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Raffaele Piazza
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