* LA DONNA CHE RUBAVA ALLE FORMICHE
Tra zolle amare e grame,
ornate di sudori oscuri,
scolpite nel tepore dei campi
in un bagliore colmo di cielo,
una donna avanza austera,
nudi gli occhi, scavati nel dolore.
Accende il palpito di un sorriso
tra le stoppie riarse
e l’ansia dell’attesa,
mentre una torma di formiche
asciuga al sole
i chicchi di già nascosti
nella terra avara.
Una mano furtiva
riversa nelle pieghe nere
i sogni racchiusi in un pugno di grano.
Sguardi increduli di vetro
si perdono nelle carezze
di occhi teneri e grati,
bruciano frammenti di speranza
nel pane bianco di un mattino,
offrendo al grigio inverno
solo briciole di sogni.
*
MIO PADRE
Cammino con mio padre,
stringendo la mano ai ricordi,
mentre una mano suadente,
mi riempie le vene di sogni.
Onde saporose e lievi
le sue parole,
saporoso il vento
che avvolge la sua ombra.
Accarezzo lo sguardo
che si perde
nel mito di una stella,
assaporo la sua terra
nel mesto addio
di un canto sardo.
Mio padre.
Abbraccio il suo ricordo,
percorro i suoi passi,
nel soave incanto
di una nenia irpina,
nel tenero calore di una mano,
che si scioglie inebriata nella mia
*
COTANTINO FIRINU
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