venerdì 16 ottobre 2020

SEGNALAZIONE VOLUMI = ATTILA F. BALAZS

---------------------- Attila F. Balàzs – "Corpo indifferente"-- puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2020 – pag. 173 - € 16,00------------------------------------- "Corpo indifferente", la raccolta di poesie di Attila F. Balàzs che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta la prefazione di Tomaso Kemeny e la traduzione a fronte di Cinzia Demi. Come scrive il prefatore il Nostro, che è nato in Transilvania ed è appartenente alla minoranza di lingua ungherese e vive in Slovacchia, compone – genera versi che sgorgano direttamente dal profondo. Del resto lo rivela il poeta stesso “la poesia continua a scrivermi// la poesia continua a scrivermi”. In questo libro colloca il suo senso di solitudine in un intenso presente percepibile derivante dalla frattura da un possibile senso di continuità. La raccolta non è scandita in sezioni e per la sua unitarietà stilistica e contenutistica potrebbe essere classificata come un poemetto. Si percepisce un incontrovertibile senso di morte nella poetica dell’autore proprio a partire dal dato della corporeità che è programmatico nel titolo e in Pietre rotolanti, che è il primo componimento, il poeta scrive che il corpo si inaridisce, le ossa si scalzano, i vermi s’ingrassano e poi anche loro muoiono. Molto bello l’incipit del suddetto componimento l’immaginazione è un puledro imbrigliato/ una mancanza intrainabile versi che si riferiscono alla genesi dell’atto poetico e il puledro stesso diviene simbolo proprio della creatività, nella sua carica vitale e salvifica, nonché sempre giovane. Nella chiusa il poeta afferma che solo le pietre hanno lustro contro l’eternità proprio presumibilmente per la loro essenza minerale e inanimata. Il riferimento alle pietre come testimonianza della durata del tempo fa venire in mente i versi montaliani non vuole/ che la vita passi/ e intanto l’acqua logora i sassi che fanno parte della prima produzione del poeta ligure Premio Nobel. Quindi pietre e sassi, nei versi dei due poeti, autori profondamente diversi tra loro, divengono correlativi oggettivi per veicolare qualcosa che resiste al tempo stesso e c’è notare che in questo Montale è più estremo nello scrivere che anche i sassi si logorano a causa dell’acqua e che quindi anche loro sono destinati a finire proprio come il corpo indifferente sotto specie umana. Una vena anarchica e visionaria che a volte sfiora l’alogico connota il poiein di Attila nel quale sovente si notano accensioni e subitanei spegnimenti e la dizione pare scabra ed essenziale pervasa da una stabile crudezza. E proprio la tematica della durata pare essenziale in quest’opera nella quale il poeta produce un fluire del discorso del tutto antilirico e anti elegiaco realizzando una fantasmagoria di frammenti che si fanno immagini che scaturiscono le une dalle altre e in altri casi rimangono irrelate tra loro. Poeta notevole il Nostro e l’io-poetante pare librarsi nel suo espandersi sulla pagina e la prima qualità di questa scrittura è costituita dalla grandissima originalità che sembra essere un fattore pregevole e incontrovertibile. Il senso del dolore causato dall’esserci nel mondo pare essere costante nella scrittura di questo autore non solo per il corpo ma anche per l’anima che si trascina con le stampelle verso dalla grandissima capacità evocativa.------------------------ Raffaele Piazza

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