SEGNALAZIONE VOLUMI = OTILIA TEPOSU
***Otilia Teposu – "L’aria delle ossa"---puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2020 - pag. 91 - € 12,00***
"L’aria delle ossa", la raccolta di Otilia Teposu che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta la curatela di Vincenzo Guarracino con lo scritto introduttivo Per Otilia e la traduzione di Eliza Macadan.
Come scrive il curatore la solitudine e il dolore e su entrambi incombente la morte: è tra questi poli che si muove inquietamente la poesia di Otilia Teposu.
La raccolta non è scandita e si ha leggendola la sensazione che nonostante il fatto che il dolore e la solitudine dominano nell’essere sotto specie umana, in una vita che dà scacco, l’ipersensibile poetessa sia conscia che sono cose che non precludono se non la felicità o la serenità, almeno la capacità di resistere nella vita che è il quotidiano con il suo tran tran giornaliero.
Vengono in mente le parole di Mario Luzi che ha scritto che la poesia è alla struttura della vita e che in ogni attimo della vita stessa a qualsiasi età si sia in limine proprio con il limite che è la morte stessa.
Non a caso Guarracino nel suo scritto cita Leopardi con il suo pessimismo cosmico ma come ha scritto Severino nel suo saggio sul poeta recanatese è possibile ottimisticamente che dal nichilismo di una natura matrigna emerga dal nulla stesso in qualche modo una parvenza di essere che salvi la persona e tra le righe leggendo le poesie si ha la sensazione che Otilia sia conscia di quanto suddetto.
Incontrovertibilmente una vaga bellezza che si coniuga a un senso di magia connota i componimenti e se non si può sconfiggere la morte almeno si può scrivere e nella scrittura ritrovare la pace perduta insieme alla libertà nel tentativo di abitare poeticamente la terra.
I versi hanno nella loro chiarezza, leggerezza ed icasticità nonché nella loro affabulante narratività impresso il segno di una parola avvertita, raffinata e ben cesellata.
Aleggia nelle composizioni un senso di mistero che si coniuga a sospensione e la poetica può essere definita tout – court neolirica per l’effondersi della voce dell’io – poetante sulla pagina e serpeggia palesemente un senso d’attesa quando la poetessa scrive i versi inquietanti: Quell’autunno sono stata di continuo alla finestra, / aspettavo aiuto dall’infuori/ il sole non sorgeva più//.
E poi emerge nella lettura la presenza di un tu che deve arrivare, presenza carica di mistero anche perché di lui ogni riferimento resta taciuto
Nel suo crudo realismo nei versi s’incontrano luci e ombre kafkiane e tutto l’ordine del discorso verte verso una estenuante ricerca del senso della vita stessa in versi e non in versi
La poetessa pare fare trasparire dalle parole una difficoltà di comunicazione con il suo interlocutore che comunque non risponde ai messaggi che lei gli lancia. In Freddo emblematicamente Otilia scrive: Sento il tuo freddo quando taci, / tremo d’indifferenza/.. e non a caso qui il freddo stesso si fa simbolo di purezza e compostezza in quello che si potrebbe definire un rarefarsi dei pensieri. Ed è struggente il verso: Caro mio, caro mio/ che facciamo ora?
E interlocutrice che non risponde diviene anche La Morte con la M maiuscola che diviene compagna di viaggio e sembra che Otilia non ne abbia paura.
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Raffaele Piazza
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