lunedì 21 febbraio 2022

INTERVENTI = PER "RICAMI DALLE FRANE"


** "Eros e Thanatos nella poetica di Antonio Spagnuolo" - nota critica per il volume "Ricami dalle frane"
Se per gli antichi greci e romani, l’eros era sinonimo di trasformazione del sentire emotivo di un individuo, nel senso che lo stato dell’innamoramento poneva l’attenzione sulla sua esperienza creatrice e costruttiva di nuovi orizzonti e sentimenti, nella regione dell’intelletto tale stato ne accoglieva i frutti edificando neo-livelli di concentrazione del percepire e, quindi di essere, i quali a loro volta si proiettavano nella dimensione cognitiva.
Eros, dunque, come afferma Platone nel Simposio, quale possibilità di rinascita che interessa l’apparato multi-sensoriale, non come fattore biologico, quindi che investe la sola sfera del piacere e della procreazione, ma canale privilegiato che una volta stimolato, si predispone ad insorgere energie impensabili, capaci di invadere lo spazio-tempo e conquistare altre forme di pensiero derivate dalla sana sperimentazione vissuta in sé la quale amplifica la consapevolezza di “essere” infinito tra finitudini e la cui equazione porta gli individui tutti a intraprendere innovativi modus vivendi, funzionali ad identificare ulteriori classi umane sperimentali di processi ed evoluzioni del vivere e del viversi - Dunque eros come forza compulsiva del viversi e thanatos, la congiunta ed opposta pulsione di autodistruzione, non minore alla forza di esistere! Un duello perenne, quello che eros e thanatos mettono in scena dai primordi e che il tempo palesa con profili e coscienze estetiche diversificate. Tale premessa è d’uopo per innestarvi la poetica di Antonio Spagnuolo la quale è attraversata da una forte tensione esistenziale, tanto pronunciata che si rende “necessario” l’ausilio del corpo, come materia d’amore la cui duttilità si scopre indispensabile per convertere i molteplici stati d’animo dell’uomo, in plasma metamorfico - Oltrepassare questo elemento, a mezzo della polisemica esperienza linguistica, giunge la poesia a rendere realtà la quale, denudata dall’inquietudine originaria, transita nella pelle, una pulsione immaginifica rappresentata dalla visione che di sè stessi riflette uno specchio “autentico” il quale non ritorna le fattezze fisiche, ma quelle inconsce, quelle emotive, quelle delle lotte intrapsichiche, congenite e irredimibili - Da “Rapinando alfabeti:”_ "Ormai nel breve soffio/il tuo corpo/simile al battito di gabbiani/riappare alle illusioni/alle domande/e comprendo che imparerai a baciare anche i fantasmi”- In Antonio Spagnuolo il dato che delimita la dimensione intimistica dell’essere, è rappresentato da una diffusa febbre sensuale che si esprime sul filo dell’attrazione pan-conoscitiva, capace di precipitare nel tempo, tra rinnovati linguaggi sperimentali, avvenimenti ed accentazioni, per lo più fisiche le quali rimandano, seppure in misura marginale, al vate per eccellenza, Gabriele d’Annunzio - Da: “Erba sul muro”, - "Hai l’acre odore di ginepro/intorno al seno turgido-nascosto: spinge una freschezza repressa/quasi per scherno pudica/ma tante volte /nel silenzio delle coltri/aperta alle carezze della notte" -
Un sentimento di assenze brucianti, di svanimenti ineluttabili e abrase armonie appena somatizzate, di dolore che una ricognizione consolatrice respinge, si incastrano nella potente evoluzione della conoscenza sapientemente intrattenuta da Antonio Spagnuolo mediante una poetica che solo accennando i versi, preannuncia congenita, una coscienza propria, libera da ogni dettato e convenzione - Per questo la posizione del poeta, nel tempo si è allontanata sempre più dalla tradizione alta italiana, per confermarsi timbro di personalissima soluzione il cui stilema è un saldo contatto, paradossalmente proprio con le evanescenze che pur si mescolano trasmutando il desiderio, in urgenze puntuali - Desiderio che infine per l’autore, è superare limiti, schemi e interdizioni del corpo il quale, diretto da maestre accensioni misteriche, filtrato da fatti e sperimentalismi, addiviene a misura precisa d’uno spirito sapiente di tutta la potenza che implica. Proprio nel testo “Ricami dalle frane”, più convinta diviene l’idea che solo la bellezza femminile possa, attraverso il canto a lei dedicato, accudire l’assurda visionarietà d’un viaggio la cui ripetitività si fa vertigine, mentre il corpo sosta impotente davanti ad esso e, lo stesso poeta S., diviene in sé sottilissimo enigma, entra in scena e vive la vita, verso per verso!
Siamo sull’orlo e contempliamo le ombre/che sottendono alla resa del cielo/per il rifiuto dell’attesa che violenta/e rende vano ogni sogno - Un linguaggio come germoglio d’equilibrio vissuto, cercato e inseguito, trasmuta l’idea generatrice della poésies di A., in aperture improvvise, miste a squarci teneri e mai indulgenti - La voce itinerante, mentre si dissocia, parimenti instaura nella struttura interna, una liaison privilegiata, a testimoniare il connubio, oramai indissolubile tra assenze, rinnovi e realtà impensabili che il tempo fa scorrere nelle ferite pensate inguaribili - Ma altre ne apre consegnando alla vivezza delle bende candide e interminabili, la possibilità di esistere costruendo dentro l’uomo, l’infinita sequenza delle sensorialità che, una ricognizione attenta e visionaria, prima accende e poi prende in flagranza!
"Svincola nel volteggio di un sussurro/s’insabbia nelle pieghe della carne/il conteggio dei giorni che rimangono/ Mi investe il suono/e vedo ombre/nell’ampia sala delle memorie/dove posano i brandelli ne scorgo il riflesso/Blocco lacrime ad ogni ritornello indistinto/che sfiora la luna ferendo le pupille/Rosso nel fuoco dello sguardo/ho taglienti castighi e mani ferme/nella cristallina malia delle immagini/Ora un salto mi allontana dall’incendio/di speranze disconnesse:/tra le fragili dita disegno forme nuove del dissidio".
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ALFONSINA CATERINO

1 Commenti:

Alle 24 febbraio 2022 alle ore 20:01 , Blogger Unknown ha detto...

La recensione ha quasi detto tutto della grandezze assoluta del poeta e della riuscitissima silloge,io vorrei mettere in evidenza solo il capolavoro che è la poesia che apre il libro "Catullo", che solo un poeta che ha tanto sofferto e tanto amato poteva comporre. Bernardo Rossi

 

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