sabato 10 marzo 2012

Segnalazione volumi = Spagnuolo

Antonio Spagnuolo : “Misure del timore” Ed. Kairòs 2011 – pagg. 176 - € 14,00

In Misure del timore (Kairós edizioni, Napoli 2011) Antonio Spagnuolo ha riunito in un’antologia il fior fiore delle sue poesie pubblicate in venticinque anni di attività creativa. È una scelta quanto mai interessante. Non solo perché si può misurare in tutta la sua estensione temporale, la fedeltà alla propria cifra tematica ma anche costatare come sia sempre stata sorretta da un linguaggio attento, vigile, sostenuto, carico di profonde ascendenze e consonanze psicologiche. Un linguaggio forgiato da un lessico particolare che affonda le radici in una attenta analisi interiore. Il suo è un “dire” per arpeggi e fraseggi insoliti, quasi sussurrati e tenuti sospesi sempre sul punto di varcare la soglia del desiderio. Il poeta, infatti, da provetto radiologo, osserva ogni segno sulla lastra della propria memoria, ne studia ogni minimo barlume alla ricerca del tracciato foriero dell’istante in cui il “sentimento” del vissuto si palesa in tutta l’estensione del “suo” male. Quale sia il suo male, è presto detto. È una sempre ricorrente ricerca d’amore, un bisogno fisico, oltre che emozionale, di confondersi con l’altro nel tentativo di trovare risposte ai propri dubbi, senza mai riuscire a sanare le fratture interiori. Tra desiderio e realtà s’insinua di solito la delusione. Invano il poeta ricerca un varco, una possibile via di uscita. Ogni speranza si frantuma e frana nel vuoto; tutto diviene un “inventario“ del nullo, anche i ricordi che fino a ieri gli avere riscaldato la memoria. Da qui la definitiva ferma, secca consapevolezza della sconfitta che non trova altri sbocchi, se non “riavvolgere le immagini cadute” per ritrovare ancora, attraverso altri spiragli e istanti di memoria, la via per riannodare il passato al presente per sperare di poter ancora “riprendere abbandoni / fra le tue morbide curve / e riallacciare il canto in cui tuffare / ogni silenzio”, sempre che la speranza non si traduca come “fluida tensione della fantasia in difesa” di se stesso. Insomma, è tutto un susseguirsi di speranze e fallimenti, un succedersi di eventi spesso frustrati da “roventi inganni”. Pur consapevole di andare incontro a una nuova possibile défaillance, il poeta non rinuncia a ricercare “l’attimo distratto che tra le crepe dei muri / sussurra ancora una promessa”; non sa “resistere al tranello che propone / qualche ora sottratta nel sorriso, / e che rinnova sguardi vellutati”, e, nonostante avverta il peso del tempo che inesorabile avanza, ripercorre, con sguardo indagatore, i frammenti del passato negli “appigli segreti di un approdo” …in modo da allontanare il ”logorio della memoria / risucchiata in un verso ormai invecchiato”. Insomma, tra tempo e memoria c’è una reciproca dipendenza, una dannata conditio che rivela “fantasie sconvenienti / complici del buio che sopravvive”.
Gerardo Pedicini -


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