Poesie = Giuseppe Panella
-- I --
Non so più quando ho capito
che il mondo è fatto soltanto
delle cose che si amano, del piacere
o del dolore che si accetta come tale,
senza finalità, senza rimpianti…
la mia realtà di ieri si congiunge
con quella sconcertata dell’oggi
e si rinsangua del progetto che la nutre
e la consacra, la conserva e la prosciuga
nella pura e semplice capacità del suo
rinnovamento…
e ogni volta è sempre più facile
cambiare pelle e vestito,
spogliare il corpo per prenderne piacere,
consultare la dolcezza dell’anima
per nutrirla dei sogni profondi
che il tempo ha fatto maturare
per gioirne e saturarsi del suo effetto
dirompente, salvifico, ingegnoso…
non ho paura di scoprirmi e di incitare
la mente a riempirsi dell’immagine
che ogni volta, tutte le volte,
inventa e predispone
per raggiungere una verità parziale,
mai la stessa,
sempre il sogno o la scoperta,
e non la morte assurda
che rimando, intimorita, al mio destino…
**
“tutti i morti sono uguali e tutte le morti opinabili”
Si muore soltanto quando
si è diventati
inutili e stanchi,
finiti una volta per tutti
anche per se stessi
e il proprio gesto d’amore
diventa un lancio sciupato di dadi
che non vince…
cercare il riparo del ricordo
serve a dimenticare
che morire non è come partire,
nonostante…
e si torna laddove si è venuti
perché il tempo non basta abbastanza
tutti i morti sono uguali e tutte le morti opinabili
quando non sono naturali e dovuti al mondo
il saldo oggettivo della catastrofe
non nasce dal dolore
ma solo dal rimpianto…
ognuno dei morti
che vengono vissuti nell’oblio
sono il frutto di una morte che avviene
una sola volta,
perché tanto basteranno gli altri, i vivi,
a replicarla…
si muore soli anche sotto i riflettori
e si muore male anche quando il viaggio
sembra dolce e salvato dal pianto…
non ci sono differenze nel sogno
che ogni notte si ripete tra angosce
e salvazioni
così come nella morte non c’è
il riscatto della vita
ma solo il suo tranquillo necrologio…
ogni volta che penso al mio lento
disparire,
mi accorgo dello scacco che
mi aspetta e mi dileguo
nella ricerca affrettata
di uno spazio dove possa
attenderlo senza soffrire…
nel veder morire qualcuno che ami
è confitto il segreto della vita –
credere che in quel modo si possa
spegnere la giostra su cui sali
per continuare il gioco e la disfatta
è solo un’illusione infinita…
**
UN SOLO GIRO DI GIOSTRA
[alla memoria di mio padre Attilio]
Era come in un sogno mattutino,
limpido, attonito e precoce,
come nel ricordo di una giornata autunnale,
le foglie gialle ancora a vorticare
in un’aria tiepida di sole
già presaga dell’avvento
invernale, del freddo,
del tempo grigio e ansioso
che non riesce a durare,
ancora torpido e incapace
di riscaldare il vento e i corpi
attratti irresistibilmente
dal calore comune
che li congiunge e separa,
sdipanando la storia di ognuno
e congiungendola nell’amore
e nell’odio, nell’affetto e nell’orrore
che produce il contagio…
“Non è ancora venuto il tempo di chiudere
la partita per emettere
la fattura finale“ – mi disse l’uomo
che mi sedeva davanti, vecchio e bianco
ma orgoglioso nella sua saggezza…
Avrei voluto capire allora come si potesse
riuscire a morire senza soffrire e senza inorgoglirsi,
trasformando tutto in tenera dolcezza
e in rimpianto assoluto,
rendendolo un atto che sembrasse
soltanto naturale, intatto,
un gesto che non bruciasse come
quello – di solito fatale – che rende gli uomini
tutti simili al destino che congiunge
ognuno al rimorso del genere animale…
Volevo capire come si potesse morire
senza piangere, senza dolersi
di aver terminato il solo giro di giostra
che ci tocca in sorte amministrare…
Quel giro unico e (spesso) felice
di cui ognuno recepisce il velato riscontro
ma non dice…
**
GIUSEPPE PANELLA –
*
Giuseppe Panella è nato a Benevento l’8/3/1955. Si è laureato presso la Scuola Normale Superiore di Pisa dove attualmente insegna. Si è interessato alla nozione di Sublime (su di cui ha scritto Il Sublime e la prosa. Nove proposte di analisi letteraria, Firenze, Clinamen, 2005). E’ autore, tra l’altro, di alcuni volumi monografici: Alberto Arbasino, Firenze, Cadmo, 2004; Lo scrittore nel tempo. Friedrich Dürrenmatt e la poetica della responsabilità umana, Chieti, Solfanelli, 2005; Il lascito Foucault (in collaborazione con Giovanni Spena), Firenze, Clinamen, 2006; Émile Zola scrittore sperimentale. Per la ricostruzione di una poetica della modernità, Chieti, Solfanelli, 2008; Pier Paolo Pasolini. Il cinema come forma della narrazione, Firenze, Clinamen, 2009 ; Il sosia, il doppio, il replicante. Teoria e analisi critica di una figura letteraria, Bologna, Elara Edizioni, 2009, Jean-Jacques Rousseau e la società dello spettacolo, Firenze, Pagnini, 2010 e Il mantello dell’eretico. La pratica dell’eresia come modello culturale, Piateda (Sondrio), CFR Edizioni (Quaderno 1), 2011. Come poeta, ha pubblicato otto volumi di poesia, tra i quali Il terzo amante di Lucrezia Buti (Firenze, Polistampa, 2000) ha vinto il Fiorino d’oro del Premio Firenze dell’anno successivo. Ha inoltre realizzato in collaborazione con David Ballerini due documentari d’arte, La leggenda di Filippo Lippi, pittore a Prato (2000) (trasmesso su Rai2 l’anno dopo) e Il giorno della fiera. Racconti e percorsi in provincia di Prato (2002)-.
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