sabato 1 settembre 2012

POESIA = NINNJ DI STEFANO BUSA'

< 1 >
Questo poi è il limite, l’assunto

appena orbato di pensiero,

un canzone stonata che urta come ferri vecchi.

Tu annotti con la rosa, ti schiudi alla rugiada.

Talvolta è un artificio di sintassi,

una parola oscura, fuori rotta

che ostinatamente insegue il suo silenzio.

La residuale forza grida alle perdute forme,

al bene e al male oppone resistenza:

si fa fuscello in preda all’uragano.

E scinde in mille specchi il suo riserbo,

il fiore che vi affonda e la pietà.

Forse un angelo stanco e senza ali,

caduto chissà quando e chissà dove

si dondola ancora su liane d’aria,

in equilibrio instabile, dentro sfere di cristallo.

E il cielo si fa ramo.
**
< 2 >

Se potessi riparare a quell’argine,

dove l’acqua non tocca la sete,

chiedere alla sorgente di cambiare rotta,

di sorprendere sotto la foglia

il sonno delle primavere, la dolce aria

o il segnale più luminoso.

La danza della sera

ancora serra una fronte di luce

che misura il sonno dei mattini,

il fiore che smuore negli accenti

sempreverdi dell’erba,

quando il mondo tace o s’inabissa

nel suo letargo,

come un feto dentro la madre.
***
< 3 >
Non è stata la nota stonata

a impigliarsi alle corde dei violini.

Sotto mentite spoglie, angeli all’addiaccio,

con ali insufflate di letarghi

dormivano sulle quiete rive.

Mentre il mondo nutriva di parole

le piccole natività, le luci della ribalta,

gli accenti sospesi a mezz’aria,

come bandierine al vento della sera.

Fummo lesti ad attraversare

di corsa tutto il fiume, fermarci alla riva,

poi come angeli migrare in cieli estremi.

NINNJ DI STEFANO BUSA'
*

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