martedì 17 settembre 2013

SEGNALAZIONE VOLUMI = LO BUE

FRANCESCA LO BUE – “Moiras” - Ed.Scienze e Lettere – Roma - 2012 – pagg. 143 - € 12,00

Francesca Lo Bue è nata a Lercara Friddi (PA); ha curato diversi studi letterari sia in italiano che in lingua spagnola; ha pubblicato una raccolta di poesie in lingua spagnola, 2009 e il romanzo di viaggio Pedro Marciano, 2009.
Moiras è una raccolta di poesie non scandita in sezioni, completata da un’appendice e presenta la traduzione in spagnolo a fronte. Il testo è preceduto da una premessa in prosa dalla quale emerge una Roma caput mundi, archetipo di ogni luogo e civiltà; in tale scritto la parola Roma si ripete iterativamente in brani staccati tra loro di varia lunghezza.
Il testo presenta una forte icasticità del dettato e la scrittura, fortemente avvertita, è caratterizzata da sospensione e da una frequente punteggiatura che rende i componimenti molto frazionati nella loro unitarietà di senso.
Elemento saliente del testo è un naturalismo, spesso venato da misticismo. La poetica dell’autrice è caratterizzata da accensioni, spegnimenti ed epifanie e si potrebbe definire, in molti casi, della descrizione; è presente una forte densità metaforica e sinestesica, che si coniuga a visionarietà.
Spesso s’incontra una certa cifra anarchica dei versi, congiunta a una vena filosofeggiante e classicheggiante e tutto l’ordine del discorso è pervaso da un senso di mistero.
Il tessuto linguistico è connotato da un forte scarto poetico dalla lingua standard, che si gioca tramite una complessa tastiera analogica.
La natura detta dalla poeta è animata da una valenza spesso surreale, come per esempio nei versi che leggiamo in Ninfea:-“ le lacrime del sole purpureo che sorride”-.
I versi procedono per accumulo e le chiuse sono spesso folgoranti; la forma è intrisa da una vaga bellezza e le poesie sono costituite da frasi brevi staccate tra loro.
Globalmente Moiras potrebbe essere letto come un poemetto per l’unitarietà della materia trattata; sono descritte spesso figure mitologiche come la Sirena nera e si riscontrano sensualità e fisicità nelle immagini.
I componimenti sono concentratissimi e dai versi dell’autrice trapelano stupore e malia e un gusto neobarocco rarefatto nella sua forte dose d’inquietudine.
Il misticismo, sia cristiano, sia naturalistico, sia classicistico, potrebbe essere considerato come il filo rosso che lega i vari componimenti in un interanimarsi di materia e natura e sono frequenti le interrogazioni che la poeta esprime nei suoi versi.
In Il sole e i semi lo stesso sole viene visto come una divinità ed è nominata la morte.. Il tono spesso è mitico e c’è una forte densità nella scrittura, che procede in modo scattante e armonico.
Il dettato è caratterizzato da una certa pesantezza, la scrittura è alta e pervasa da venature neo orfiche. Il versificare è composito, variegato e complesso e spesso caratterizzato da un’oscurità che tende all’alogico.
E’ come se i versi avessero un’arcana provenienza, simili ad una voce che viene da un’arcana conchiglia e le poesie sono costituite da segmenti giustapposti..

Raffaele Piazza.

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