martedì 30 aprile 2019

POESIA = ANTONIO PERRONE

1) Le dita

I.
Non ci sono riuscito, le dita che contano ancora le vedi suonare
la musica scema dei sordi e a Parigi in un vecchio motel
tu mi facevi l’amore sui bordi del letto e in silenzio
lavavi le ascelle e le cosce in un mutuo pudore.
Su quel letto ora piangi, o forse su un altro, ma piango anche io
al rumore del phon che ti usciva i capelli,
quando ancora ci avevi le punte.
Le voci del freddo le aeree parole sull’uscio di un
bel ristorante
e poi l’aeroporto
nel vuoto silenzio del mondo
Il tabacco mal spento, con la punta dei piedi, le piazze
che girano ancora le piazze che girano qui
nel nuovo silenzio di nuovo in silenzio di nuovo
mi dici le scarpe ed i piedi, è il modo in cui poggi
per terra le punte e i talloni
Cammini male
come se fossi costantemente su un filo ma a
volte però tu mi vedi lo vedi che a volte io so camminare.
È la testa lo sai che è la testa e poi gli occhi (i miei occhi?)
ma lo sai che ore sono e che ho ancora cinquantadue euro
nella tasca sinistra del bomber o forse
la destra
non so non ricordo
oppure non voglio più dirtelo.
Le parole che poi mi dimentico come i vestiti
e i colori e le facce, ma tu ti ricordi di quando
salimmo sulla parte più alta del faro di ferro?

C’era vento.

II.
Tu lo sai che io non ci credo, che la linea del tempo
per me non ha senso
non ha senso ordinare i ricordi ma ha senso
suonarli
(forse)
nella musica scema che io so suonare
e che tu pure suoni ma in modo diverso
- suonavi -.

Forse ci siamo incontrati per farci soffrire
o forse è un po’ troppo cattivo parlare così
però a me piace suonare, e una volta hai voluto
ascoltarmi ma hai pianto
io poi non avevo capito se non ero bravo a
suonare o se tu non avevi capito che avevo
suonato per te.



2) Senza titolo
Parlare con te è rendere
un nome alle cose sventare
paure irrisolte sciogliere
nodi, rimettere i punti chirurgici.
Le tante incertezze dell’uomo
che sono diventano vane, dei
vuoti spauracchi, volatili fisime fiumi
in carsismo.

Non lasciano scorie le mie
paranoie se le tu le lenisci
mentre guardo al di fuori
dell’auto
e mi ascolti.
*

ANTONIO PERRONE
*
Antonio Perrone (Napoli 1991) è dottorando in Filologia presso l’Università Federico II, con una tesi sulla lirica barocca. Ha lavorato sulla metrica di Pagliarani in un saggio pubblicato su COntemporanea 2017 (Fabrizio Serra editore) e in un altro su Testo a Fronte (in corso di pubblicazione). È redattore di Levania Rivista di Poesia, e ha pubblicato degli inediti su Nazione Indiana, Atelier, Poetarum Silva, Levania. Ancora al 2017 risale la sua prima raccolta di poesia (Limina Mentis), e un lavoro di silloge con commento ai poeti italiani del ‘900 (Aracne).

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