lunedì 6 giugno 2016

INTERVENTO SU POESIE DI FERMENTI 244

Considerazioni sulle poesie facenti parte del n. 244 (2016) di “Fermenti”.
( Sinapsi della mente di Ariodante Marianni e Tradiombra di Bruno Conte).
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Poesia
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Molto ricco per numero di pagine e con un sommario molto articolato il numero 244 di “Fermenti”, rivista a carattere culturale, informativo, d’attualità e costume, pubblicata in collaborazione con la Fondazione Marino Piazzolla di Roma, diretta da Velio Carratoni,
In questa sede ci soffermiamo sulla sezione poesia, in particolare su Sinapsi della mente di Ariodante Marianni, Tradiombra di Bruno Conte, Non ci coinvolse lo spettacolo di Liliana Ugolini, La rimozione di Maria Pia Argentieri, Ora allora ancora di Eleonora Bellini.

Sinapsi della mente di Ariodante Marianni, nato a Napoli, (1922 – 2007) comprende tre brevi liriche che, come scrive nella nota Eleonora Bellini, sono tratte da cartellette di appunti inediti di Marianni, già scelti dal poeta allo scopo di selezionare poesie destinate ad una revisione prima della pubblicazione, e datano ai primi anni del nostro millennio.
Si tratta di tre componimenti raffinati e ben cesellati, veloci e luminosi nella loro icasticità e leggerezza.. La forma è elegante e il dettato ben controllato,
Si evincono chiarezza e nitore nello stile neolirico del poeta, le cui composizioni sono connotate da una forte linearità dell’incanto.
In Nell’eternità Marianni considera il tempo della sua vita dal principio alla fine come inserito nell’infinito, in una ricerca del senso dell’esistere. Le poesie sono concentrate, compatte e ben risolte a livello stilistico e nella chiusa è bellissima la sinestesia: :-“ …e il mare a occidente/ è fuso metallo luminoso.”-.
Sono presenti il tema del tempo e quello della luce. In Cerco di catturare c’è un tu, presumibilmente femminile, al quale il poeta si rivolge dicendo che vuole catturarne l’immagine che scolora mentre le sue sinapsi della mente si surriscaldano.
Difficile è trovare la via è formata da due distici, nei quali vengono formulate due domande e da una quartina irregolare. Riuscita ed efficace in questo componimento l’espressione surgelare l’istante, mentre il poeta si chiede chi sia capace di leggere i segni e chi sappia pensare l’impensabile. Esprimendo una vena tout-court filosofica Ariodante afferma che è difficile trovare la via e più difficile ancora percorrerla una volta trovata.
Un’esperienza felice quella della scrittura in questi testi di Ariodante, poeta che prediligeva il tema del labirinto a livello poetico e anche figurativo.
Tradiombra di Bruno Conte, nato a Roma, è un’immagine figurativa, di carattere astratto metafisico, unita ad una serie di sedici frammenti poetici con lo stesso titolo, tutti in ininterrotta sequenza, tranne il quinto che è formato da tre periodi.
Poetica concettuale quella di Conte, sia a livello pittorico, sia sul piano della scrittura. Il disegno di Bruno in bianco e nero rappresenta sei riquadri di forma rettangolare aperti in basso, disposti in due serie di tre sovrapposte. Nella prima struttura è inserita la metà di un volto bianco con gli occhi e la bocca chiusi, mentre dal lato destro della sesta configurazione si sporge un viso scuro con la bocca e gli occhi aperti, atteggiato in una smorfia di rabbia o stupore.
Intorno ai rettangoli aleggiano trattini neri che potrebbero essere letti come gocce di pioggia che battono su una finestra. Nella sequenza, osservando le finestre nel loro ordine, sembra quasi di scorgere sei fotogrammi di una pellicola cinematografica che delineano il movimento di un viso con una bocca e due occhi nel loro schiudersi.
E’evocato un senso di mistero e magia nei versi di Conte in Tradiombra: già il titolo pare evidenziare, nell’unione di due parole, la presenza di un’ombra sfuggente che tradisce, appunto, un’ombra untuosa come viene definita nel primo segmento.
Non dimentichiamo che da Jung l’ombra viene identificata come l’insieme delle funzioni e degli atteggiamenti non sviluppati della personalità. Quindi la stessa ombra può essere considerata come qualcosa di oscuro, di inconscio, che deve essere riportato alla coscienza, alla luce.
In effetti, rispetto a quanto si è detto, le poesie di Conte sembrano essere il precipitato di una forma che emerge in superficie, scaturendo da remotissime profondità, per il loro forte contenuto alogico.
Un chiaroscuro anche morale emerge dalle opere testuali dell’artista e non manca, come alternativa, la luce detta in maniera pessimistica e dolorosa:-“desolata luce/ svelata ombra inversa…”-. Anche il tema del sogno viene affrontato in un bellissimo segmento:-“La foglia/ raccolta nel sogno/ diviene fossile/ nella roccia del giorno”-. Qui il dato naturalistico foglia, nel suo essere sognata, si condensa nel risveglio, fino a farsi fossile, una vita che diviene morte.
Pure la tematica del tempo viene inserita da Conte quando in una poesia angosciante viene detta l’attesa in una sala con le ore che si gonfiano e i minuti che pregano nel proprio cuore senza tinta.
Magia evocativa e sospensione caratterizzano Tradiombra che raggiunge un’altissima icasticità anche per l’intersecarsi produttivo delle due linee espressive con una venatura di neo orfismo.
Un poiein tout-court antilirico e antielegiaco, quello dell’autore, connotato da una cifra intellettualistica in un percorso che si fa pieno di senso dall’informale al formale, come un sogno che venga interpretato.
Non manca un riferimento mistico quando viene detta, sempre tra oscurità e luminosità una figura divina che benedice disegnata dal terremoto. Visionarietà in quello che può considerarsi tout-court un esercizio di conoscenza.
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Raffaele Piazza

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