SEGNALAZIONE VOLUMI = ELENA SCHWARZ
Fluire nel sangue e muovere le mani e i piedi: la poesia di Elena Schwarz (edizione Fermenti)
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di Gualtiero De Santi
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L’editrice Fermenti ha aperto appena da pochi anni una nuova collana dedicata a poeti stranieri che, considerando l’eclissi delle vendite nel settore purtroppo a conferma di una ormai lunga e consolidata tendenza, non avrebbero corso e ospitalità da noi se non sulle pagine di riviste specializzate. Così dopo William Cliff e dopo il controverso Sergej Zav’jalov, e naturalmente altri, sono usciti in questi scorci di stagioni il greco Stravos Zafirìu ("Quando il rumore della vita teme la propria eco", 2017) affidato alle cure di Crescenzio Sangiglio e la russa Elena Schwarz ("Nel cristallo della stella Mizar", 2018), l’ultimo importante acquisto editoriale.
Il curatore e traduttore in quest’ultimo caso, dopo l’exploit e le fatiche ed insieme lo stress causati da Zav’jalov, è quella figura di singolare russista che porta il nome di Paolo Galvagni, remotissimo da ogni compiacimento di accademia e invece almeno psicologicamente e fors’anche psichicamente contiguo ai materiali sui quali lavora. I testi raccolti nel "Cristallo della stella Mizar", vagliati in un percorso che ha investigato numerose raccolte ma anche depositi disparati - qualcosa detratto dai Diari dell’autrice, altro da volumi ormai irreperibili, altri da carte e cartigli inesplicati rinvenuti anche casualmente (c’è persino un autografo su particolari fogli di taccuino), riviste dell’emigrazione russa -, danno conto di quelle formazioni plastico-musicali misteriose e semoventi che molto costituiscono del suo fascino.
Ma dicevamo: Elena Andreevna Schwarz, nata nel 1948, è scomparsa tuttavia nel 2010. Legata all’underground ex-sovietico, è giunta prepotentemente alla ribalta anche internazionale nel fervore della perestrojka approdando per ciò stesso a una maggiore visibilità anche all’esterno del suo paese. Dunque, ha composto poesie per successivi decenni – per la precisione cinque – ma è stata anche autrice di testi in prosa, il cui campione, nel libro della Fermenti, è una breve selezione appunto dai Diari.
«Oggi ho camminato a lungo nell’acqua del Golfo, mi sono sdraiata sulla sabbia. Kronstadt era sopra la strisciolina bianca dell’acqua. Sulla via del ritorno ho incontrato una ragazza muta, che, mugolando e gesticolando, mi ha chiesto l’accendino. Gliel’ho offerto, lei l’ha riparato dal vento, prendendo le mie mani nelle sue, poi ridendo ha indicato la mia mano, ricoperta di sabbia». Prosa e immagini che fanno il paio con altrettali figure che ricordano un universo di umiliati e offesi tuttavia segnati ma anche privilegiati da Dio.
"Nel cristallo della stella Mizar" si ordina attraverso raccolte e pubblicazioni molteplici, dai "Versi giovanili" a "La scala coi pianerottoli bucati", da ispirate annotazioni su Marina Cvetaeva a "Piccoli poemi". Nelle sue strofe e vorremmo anche dire nei ritmi delle poesie, compaiono città argentee e impromptus atmosferici di prorompente forza fisica e metafisica, notti di Valpurga e bagliori celesti (e del resto la materia stellare è quella cui si è principalmente orientata la poetica di Elena Schwarz). A tutta prima si è portati a pensare al solito repertorio connaturato a singolarissime aree mistiche: inimmaginabile da noi in Occidente, ma ricorrente nella Russia slava, fors’anche in senso identitario, un po’ maniera.
Ma subito la materia assume valenze terragne e visionarie. Colorazioni di inedita intensità imprendono a percorrere il cielo: «Con la coda purpurea lilla di pavone / Si sono dischiuse le nuvole». Il diamante della luna rotola lontano nel mentre che un paradiso minaccioso si accende nella foschia. Insomma, tutti i materiali entrano come in un vortice cominciano a dilatarsi ampliando al contempo une mente (tale l’occhio dell’autrice) che guarda i suoi semi, fiori di felce o anelli di Saturno e che, con forte accentuazione innanzi visiva e poi visionaria, precipita in gurgiti inconosciuti dai quali si risolleva d’improvviso e inattesamente.
Galvagni ha buon gioco a ricordare al riguardo l’acquisto di diverse tradizioni nondimeno non sempre intrecciate, o intrecciate con un ordine che appartiene intimamente all’autrice leningradese: dal rimbaudismo alla commedia dell’arte, da vertigonsi filoni di spiritualità alla koinè zingara. Culmine di tale processo è, quantomeno a nostro vedere, è "La luna senza testa". Dove la luna viene appunto percepita siccome parte del paradiso e poi traslata e raffigurata nella vita autentica del poeta (e d’altronde secondo Schwarz la parola Selene si assonanza con il proprio nome di battesimo, Elena).
Ricordiamo infine che "Nel cristallo della stella Mizar" è stato pubblicato in collaborazione tra la Fermenti e la Fondazione Marino Piazzolla, la quale ultima continua proficuamente un’attività di convegni, mostre, seminari e appunto di pubblicazioni innovative e coraggiose. Andando in avanscoperta alla ricerca dei nuovi talenti letterari europei al di fuori da ogni conformismo.
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GUALTIERO DE SANTI
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