SEGNALAZIONE VOLUMI = GIACOMO LERONNI
Giacomo Leronni – "Scrittura come ciglio"--- puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2019 – pag. 193 - € 18,00
Già il titolo della raccolta di Giacomo Leronni che prendiamo in considerazione in questa sede fa intendere l’intenzionalità di praticare una riflessione sulla scrittura stessa e il ciglio nominato può essere inteso come un limite tra detto e non detto come in un battere di ciglia.
Le sezioni sono precedute dalla poesia in corsivo Avvertenza che ha un carattere programmatico e quasi iniziatico.
Ci sono in questo componimento spaesamento che si coniuga a dissolvenza nella sua verticalità.
In esso è tutto vago e nell’incipit si parla di una prova che rimane indefinita nella quale nulla raggiunge l’equilibrio.
Si tratta di una poesia ontologica e in essa vengono detti nomi scompigliati e i fatti che sgusciano in ogni direzione.
Viene detta anche la parola che è più dell’opera e cruda in un senso di vertigine e nella poesia nella chiusa la parola stessa si ritrae nell’eterno.
Una riflessione sull’essere che sottende la poesia che è parola e quasi una dichiarazione di poetica in versi.
Il testo è introdotto dallo scritto di Daniele Maria Pegorati Il brusio dell’abisso la poesia di Giacomo Leronni.
Seguono dopo la suddetta Avvertenza la sezione Chiavi improbabili alla quale segue la scansione Le cose invisibili che comprende le parti La meraviglia sospesa, Nel cuore dell’ortica, Carezze dal fuoco, L’invisibile, Poi la scansione Interregno che comprende le parti Il ciglio, Recortres dédicaces, Dittico (per Mapi), L’amore degli altri, Scabrosa santità, Farine di colpa, Dell’eterno in minuzie. Poi la sezione Una verità impensabile suddivisa in Cipria di vittime, Forni d’amore, Il pane sfuocato delle forme, Due e Quando la notte.
Si tratta quindi di un’opera corposa e bene articolata architettonicamente nella sua scrittura vagamente anarchica dalla fortissima densità metaforica e sinestesica che si esplicita in subitanei accensioni e spegnimenti nel sapiente controllo formale quando niente viene lasciato al caso.
C’è una vaghezza delle immagini che rimandano ad altro per una forte dose d’ipersegno come in La ruga estrema il distico iniziale che sembra un enigma da sciogliere: In giorni incauti il patto siglato/ da colombe d’erba/.
Un senso di fascinosa magia emerge dalle immagini e nella lettura sembra d’inoltrarsi in un bosco misterioso nella sua bellezza.
Anche una valenza epigrammatica e assertiva si ritrova nelle composizioni che decollano magistralmente nel planare dolcemente sulla pagina.
Qualcosa di montaliano caratterizza i versi quando nella quarta e ultima strofa in Coraggio e oscurità leggiamo:/al primo albeggiare darà risposte/ il pane, risposte scabre/ cresciute crepitando come il mare/. La risposta del pane è intrigante perché da lui possono venire verità che gli uomini non possono dire e ogni poesia essendo metafisica dà risposte che dalla vita non si possono ottenere.
E c’è un tu femminile immerso in un’aura indistinta che ha già destato l’orma il sigillo del canto rappreso, strutture in cui non mancano venature neo orfiche.
Poetica sulla poesia che si specchia in sé stessa come esercizio di conoscenza nei suoi contenuti intellettualistici ben calibrati.
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Raffaele Piazza
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