SEGNALAZIONE VOLUMI = DANTE PASTORELLI
DANTE PASTORELLI : "Ritorno a Manduria" - Ed. Helicon - Arezzo 2019 - pagg. 98 - € 12,00 -
L’ultima collezione di liriche di Dante Pastorelli si segnala per la potenza dei risultati
poetici affidata a un’articolata selezione di metri sapientemente calibrati.
Fin dal titolo si enuncia il tema centrale della raccolta che s’iscrive nella tradizione
prototipica del nostos, il viaggio verso la patria amata e costantemente vagheggiata, alla
quale riconduce, infine, un richiamo insopprimibile, come chiarisce il carme proemiale.
Nondimeno, il valore dell’avventura letteraria proposta dall’Autore non si esaurisce
nella dimensione memoriale, ma acquista risonanze latamente universali frutto di un´intensa
trascrizione poetica, aliena da patetismi nostalgici o autoappaganti trionfalismi.
Il Ritorno del poeta, il quale torna a calcare i sentieri del borgo natio come un alter
Ulixes, non si limita, infatti, ad una mera rievocazione di volti, luoghi, momenti familiari.
Perlomeno non è questa la cifra saliente del canzoniere in esame, che si sostanzia, invece, di
una riflessione inesausta sulle vicende, i mutamenti e i rovesci della sorte nel trascorrere
implacabile degli anni. Da tale intensa e assorta meditazione scaturisce sovente una
massima gnomica di carattere generale come nell’explicit fulminante de Il calesse di don
Raffaele: "Rivivi il bene e il male assolvi: tutto / offri con il sorriso a ciglio asciutto".
La sapienza frutto dell’esperienza innesta più spesso un’ansia bruciante tradotta da
drammatiche domande in clausola corrispondenti alla vertigine dell’indicibile. Una volta
accertato il naufragio di tutte le sicurezze, il dilemma appare preferibile all’acquisizione di
certezze ancor più dolorose. Si pensi alla chiusa dell’ode La madre: "Eran recise, allora,
lingua e mano?" o ancora de I marocchini: "Poi in chiesa: dopo l’odio la catarsi?".
L’impossibilità di pervenire a consolanti approdi è sottolineata ugualmente dallo stile
contrassegnato da avversative martellanti ed insistenti, ad esempio: "arsura / rinascerà o
dolcezza? Forse, se..." nella lirica programmatica: Pochi chilometri ancora, che vede il
protagonista sul limitare del rientro nella terra natale, impaziente eppure già consapevole del
valore emotivo nel confronto ineludibile con l’illud tempus della prima giovinezza.
Dal caleidoscopio di frammenti del passato variamente ricomposti in questa sintesi
originalissima e sempre sorprendente risalta l’esito di un paziente e puntuale lavoro di
"pesca a strascico dal passato" (vd. S. Pietro Mandurino).
Anche il nitore adamantino della lingua classicamente composta serba un fascino
intatto, eppure può riscattare al lessico poetico parole in apparenza prosastiche come
"xilella": questa è assunta come termine-chiave nel Vecchio ulivo per simboleggiare
l’illusione della vita, che è parvenza e non-essere, come del resto si enuncia altrove in
termini ancora più espliciti: "aleatoria è ogni esistenza" (Giustino).
In conclusione, l’incanto del tempo perduto non conduce ad una riscoperta
proustiana, bensì a un gioco prismatico di rifrazioni ed effrazioni in un contrappunto
sinfonico in cui l’io stempera le tensioni del non-detto poetico in una continua ricerca di
interrogativi che trascende il vissuto individuale su un piano paradigmatico.
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SALVATORE COSTANZA
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Dante Pastorelli, nativo di Manduria ma formatosi a Firenze, ha iniziato da giovanissimo a
pubblicare poesie su riviste rilevanti nel panorama culturale italiano, tra cui "Il Ponte" di
Calamandrei. Nel corso degli anni gli sono stati attribuiti importanti e storici premi, (Alpi
Apuane, Casentino, La Ginestra di Firenze, Stefano Zangheri, Premio Firenze, Raffaello
Cioni ecc.). La sua produzione è stata apprezzata da grandi studiosi tra cui Giuliano
Manacorda, Luigi Baldacci, Mario Sansone, Giorgio Barberi Squarotti, Arcangelo Leone de
Castris, Silvio Ramat).
Salvatore Costanza, giovane illustre papirologo messinese, è titolare della cattedra di
Filologia classica e bizantinistica presso l’Università di Atene, ed assistente dottorato alla
Cattedra di Archeologia e Storia dell’Arte presso l’Università di Friburgo.
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