SEGNALAZIONE VOLUMI = MATILDE JONAS
***Matilde Jonas : “Cronache di misteri e di follie” – Ed. Puntoacapo – 2020 – pagg. 184 - € 15,00 –
Nello scorrere gradevolmente le pagine di questi racconti sembra essere trasportati, a volte, nella cromatica dimensione della favola. Le chiose sono molto spesso a sorpresa, proprio come quando la nonna rivelava come andava a finire la conclusione del sussurrato. Ma queste storie sono abilmente redatte in uno stile sobrio e limpido insieme, con una scrittura perfettamente concepita nello stile culturale di chi ha al suo attivo un bagaglio preziosamente realizzato.
I frammenti dell’irrealizzabile si palesano sin dal primo racconto “Lo zampino del diavolo”, nel quale la fantasia dell’autrice gioca a rimpiattino con le sorprese che il diavoletto accoccolato sulla sua spalla sussurra, mettendo in luce ben definita le negatività morali e materiali dei suoi interlocutori. Uno scherzo dell’immaginazione stuzzicata.
La vivacità della scrittura va elogiata, per la semplicità che la distingue e per la correttezza del linguaggio di ottima effervescenza, affidato ad un metodo di ricerca induttivo, filologico, che nella sua complessità diviene comunicativo e nello stesso tempo coinvolgente. La sua specializzazione in psicologia le concede la capacità descrittiva di personaggi spogliati sin nell’intimo, aperti all’indagine introspettiva, che concede il ritratto autentico del soggetto e lo pone nel quadro multiforme della realtà.
E’ così che la zingara Helga, che per tutta la sua esistenza terrena non aveva fatto altro che suggerire che “la vita è una splendida occasione e la felicità non arriva mai dalle grandi cose, ma da quelle piccole e semplici a portata di tutti. Per vivere in armonia basta poco: non cedere alla vanità, conservarsi capaci di far fluire le emozioni e accettare con amore e senza riserve quanto incontriamo sul nostro cammino.” È così che finisce i suoi giorni segregata nel limbo di una diagnosi di psicosi maniaco-depressiva.
Matilde Jonas scandaglia con energica fluidità, quasi con la scioltezza acchiappante di un romanzo, tra le figure più colorate del quotidiano, tentando di non cadere nei soliti luoghi comuni, trattati cento e più volte, rinnovando, con intelligenza fattiva ed operativa, le variegate rielaborazioni emotivo strutturali, zeppe di pathos, di energica emotività, di improvvisi stupori, e riflettendo sui tanti malanni della attuale società, egoista, consumista ed abbandonata ad un egotismo di personaggi che non reggono nemmeno più alla memoria.
Il palpito arriva generoso e accattivante anche nei simboli dell’irrealizzabile. Le due sorelle antagoniste confuse e limpidamente avvolte nell’abbraccio finale, la nipote del professor pipetta capace di suggerire il da farsi, Valentina rimasta immobile nel letto con al fianco il vuoto del compagno, la fiamma tra il poeta e la ballerina in una casa che sembra abitata dai fantasmi.
Ripescare il profumo delle antiche primavere, trascorse e non più raggiungibili, abbracciare le stagioni fuggite in un soffio di tempo incalcolabile, rimettere in ordine accadimenti che vertiginosamente occupano la mente, avvicinarsi a quelle verità difficili da conquistare, sono i variegati momenti che l’attrazione verso le radici cova nella clessidra inquietante della vicissitudine.
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ANTONIO SPAGNUOLO
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