giovedì 10 dicembre 2020

SEGNALAZIONE VOLUMI = ENZA SANNA


***Enza Sanna – Frammenti Lirici----A.G,A,R. Editrice – Reggio Calabria – 2014 – pag. 95 - € 30,00
Poetessa, scrittrice, critico – letterario Enza Sanna è nata a Genova dove vive, opera e ha svolto una lunga carriera di Docente di Lettere nella Scuola Media. La scrittrice collabora a numerose Riviste culturali ed è presente nei Cataloghi e Dizionari degli scrittori del Secondo Novecento. Le sue liriche sono pubblicate in molte Antologie letterarie e scolastiche, nei Tomi dei poeti italiani del Secondo Novecento e nell’Antologia “Poeti e Muse” –produzione lirica italiana di fine secolo di Lineacultura. Pluriaccademica, ha ottenuto molti Primi Premi Nazionali e Internazionali.
Frammenti Lirici, la raccolta di poesie della Sanna che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta una nota di Maria Teresa Liuzzo acuta e centrata e una prefazione di Mauro De Castelli esauriente e ricca di acribia. Il libro è composito e articolato a livello architettonico ed è scandito nelle seguenti sezioni: Nelle pieghe dell’anima, Sacralità del quotidiano, Dettagli e La parola irrelata. Accanto alle poesie ritroviamo riproduzioni di opere pittoriche figurative dal vivacissimo cromatismo che bene s’intonano col il contesto per il loro carattere evocativo e sembrerebbero addirittura le liriche ispirate da questi quadri. Scrive la Liuzzo nella sua Nota dell’EDITORE che sebbene il titolo, “Frammenti Lirici”, potrebbe far pensare, ad un’opera la cui caratura sia essenzialmente lirica, nella realtà la poesia della Sanna risulta molto più complessa, poiché anche nelle forme espressive più densamente liriche, emerge, ipostaticamente e s’irradia, dall’interno al di sopra della superficie, una forma solida e complessa di pensiero, che attualizza i canoni della riflessione filosofica, dai presocratici a Popper e trova la sua giusta sede, in una sorta di esistenzialismo di estrazione cristiana e concilia, in altre espressioni, immanente e trascendente.
Eccellente la prefazione di Decastelli intitolata Dipingon le parole come su tela, I “Frammenti Lirici” di Enza Sanna e la sua capacità sapienziale di vedere “in un pittorico linguaggio”, denominazione che, aggiungiamo, fa venire in mente il detto antico ut pictura poiesis. Scrive De Castelli, facendoci intendere la capacità metafisica della poesia di annullare spazio e tempo, e a questo proposito viene in mente l’attimo heideggeriano, che la distanza, e non importa che sia di tempo o di spazio, oppure entrambi, permette di varcare i limiti del concepibile, se la ride di ogni legge di gravità e natura: rende ciò che è grande minuscolo, ciò che è solido morbido, aereo, ciò che non è più nuovamente caldo di vita; dà impulso, quasi una “fata morgana” da troppo “desertum” o di lontano eremo, alla nostra svogliata immaginazione, per creare opere sublimi nascenti dall’inconscio, come osiamo chiamare la parte sotterranea e non visibile di noi, piena di fantasmagorie e indispettite domande per la coscienza. Non solo neolirica ma anche idilliaca ed elegiaca può essere definita la vena creativa di Enza che si esplicita attraverso tessuti linguistici precisi, icastici, luminosi e articolati nella loro velocità e che procedono per accensioni e spegnimenti. L’io – poetante, che è molto autocentrato, sembra ripiegarsi su sé stesso in un riflettere che ha qualcosa di solipsistico anche quando si rivolge ad un tu del quale ogni riferimento resta taciuto e che presumibilmente è la persona amata. Anche il tema morale è presente, per esempio nel componimento Etica dei muri a secco, tratta dalla sezione Dettagli quando nell’incipit la poetessa fa divenire gli stessi muri a secco correlativi oggettivi di un’inconscia aspirazione all’ordine per un più vivibile ambiente e per una forte presa di coscienza. I dettati, pur nel tendere alla linearità dell’incanto hanno una complessità intrinseca e sono connotati da un forte scarto poetico dalla lingua standard e si percepisce il dono del turbamento in atmosfere spesso melanconiche e dolorose che tuttavia si aprono alla catarsi che è raggiunta anche con la salutare contemplazione della natura e la fusione dell’uomo con essa attraverso la trasfigurazione dei versi sempre raffinati e ben cesellati che nel loro fluire hanno qualcosa di liberty. Al cospetto della natura stessa la Sanna è capace di stupirsi e provare una grande meraviglia quando il giardino che potrebbe essere quello segreto, quello interiore, diviene magico con il pesco nuovamente in fiore, la luminosa leggerezza del mandorlo in festa e la luna di trine rosa se l’immaginazione è più vera certo di ogni conoscenza. Nei suoi versi la Sanna rivela la sua capacità di stupirsi e anche la capacità d’amare accresciuta dall’evanescenza di quel tu al quale si rivolge con trepidazione e devozione sincera.
Un canto della vita quello della poetessa che lontanamente ricorda quello del poeta indiano Tagore, un canto che diviene intensissimo anche per le rime e le assonanze.
C’è anche religiosità nella poetica dell’autrice quando l’interlocutore diviene Tu con la lettera maiuscola e potrebbe essere Dio o Gesù, presenza che dà conforto perché Momento di grazia è pensarTi. E l’amore pare essere il filo rosso che lega i componimenti, amore cosmico che la poetessa prova per la natura, per l’amato e per Dio, sottesi tutti alla ricerca dell’essere nella poesia, ricerca senza la quale nel mare magnum della nostra liquida contemporaneità, la vita del tran tran quotidiano darebbe inevitabilmente scacco per la perdita dei valori e anche della sintonia con la natura stessa.
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Raffaele Piazza

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