SEGNALAZIONE VOLUMI = GRAZIA PROCINO
***Grazia Procino : “Di albe e di occasi” – Ed. Macabor – 2021 – pagg. 81 - € 12,00
La sobria prefazione firmata da Alessandra Corbetta inizia con un serrato incipit incursore.
“Nanni Balestrini, con il suo consueto dire provocatorio, sosteneva che la poesia non possa salvare più del giardinaggio o del balletto ma, attraverso la forma della parola, possa riscattare dal dolore dell’esistenza;
Un incipit dunque che avvisa per una lettura attenta, proiettata verso una scrittura che della cultura è lucido riflesso.
Le emozioni che la parola poetica insegue sono ricami leggeri, intessuti con il garbo di un animo irrequieto, quasi uno stato di fusione continua, che prende forma tra i momenti del silenzio interiore, in cui l’anima nostra si spoglia di tutte le finzioni abituali e gli occhi nostri diventano acuti e penetranti, ed i momenti in cui si chiarisce la realtà quotidiana, ricca di sorprese e sospensioni.
Così le incertezze dell’assenza schiudono un alito leggero: “Non so più nulla di te/ in quale casa hai riparato le tue fragili ossa/ la tua mente occupata/ a domare gli eventi/ a classificare le cose/ quali voli intessi/ in quali veglie preghi/ quel Dio cui affidasti/ i timidi sorrisi.” Le memorie incidono il ritmo che il poeta riesce ad elaborare alla ricerca di un universo che si discioglie nel tempo e non viene più rivissuto, tra le donne del paese che tentavano di “rattoppare i dolori” e gli uomini intenti a racimolare il pane.
Incalza lo scenario delle illusioni e “nella morsa della distanza/ non penso al dolore della mancanza/ anelo al ritmo più lento/ dell’estate ricca di frutti squillanti/ cerco, cerco/ tra sterpaglia e gramigna l’ultimo nostro bacio/ e trovo più gioia in un rovo/ che nella curva del tuo abbraccio.”
Anche la danza dei pensieri sulla banchina del porto diviene puntuale passaggio dei sentimenti che alimentano il sub conscio della scrittrice, uno scenario che gioca a rimpiattino con il “mondo opaco” e si dipana nella illusione di una voce salvifica.
Prendere coscienza della propria immagine diviene percezione dell’io poetante, soggetto che non è un’apparente contraddizione della energia vitale, ma spontaneo prolungamento della propria soggettività tormentata che si ripropone nella apparenza della irrealtà.
I paesaggi hanno il respiro “delle pietre ferite”, nel variopinto tratteggio ove la tenerezza appare nei volti dei vecchi e dei bambini, ed il prato ha il magico tocco della freschezza dell’erba.
Un tocco personale vorticosamente affonda nell’amore, un amore che la poetessa dichiara vitale sino a quando “gli occhi vigili scruteranno l’orizzonte del nostro tempo, e le gambe sorreggeranno il peso del corpo con le spalle curve”. Disegno di un’intima intensità che traluce e trasporta nelle pieghe della tenerezza.
Grazia Procino ha il canto che si inanella nel valore spirituale, donando tutto ai quesiti esistenziali, nell’irrequietezza del fatto di esser/ci, come esperienza vertiginosa dal passo ondulatorio degli stati d’animo, a volte riflessivi, altre volte descrittivi, altre volte ancora intimistici, che con tutta la loro potenza emotiva, musicalmente attraente, affiorano con dolcezza espressiva.
Poesia questa che si inserisce con impegno validissimo nelle esperienze contemporanee per la sua formulazione che diviene stato di grazia nell’indissolubile catena tra poesia e vita.
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ANTONIO SPAGNUOLO
1 Commenti:
Grazie per la cura e la sagacia con cui lo sguardo del poeta Antonio Spagnuolo si è posato sulle mie parole.
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