venerdì 27 ottobre 2023

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO


**ANTONIO SPAGNUOLO: "PROIEZIONI AL CREPUSCOLO" - Ed. Macabor 2022 - pag.90 - € 12,00
La poesia è come la musica che si ascolta e si riascolta senza mai stancarsi, anzi cogliendo sempre nuove preziose sfumature, abbandonandosi al ritmo dei versi e al suono delle parole. Così è per i bellissimi componimenti del poeta napoletano Antonio Spagnuolo. Avevo già letto la sua raccolta poetica “Proiezioni al Crepuscolo” (Macabor, 2022) e, a distanza di qualche tempo, ne ho sentito nostalgia e l’esigenza di tornare ad immergermi nei versi, delicati eppure molto intensi, caleidoscopio di immagini che trasmettono infinite sensazioni.
Divisa in tre sezioni, “Memorie”, “Visioni” e “Carteggi”, la prima apre la raccolta con l’immagine amata che permea con la sua assente presenza tutti i componimenti e gran parte di altre raccolte: la figura della moglie Elena mancata da alcuni anni: “Era tempo di luci, a volte morbide, / attorno al tuo profilo delineato dai colori, / fra le semplici velature di foschie / lungo le strade del destino.” (Prigioniera). Incipit che tratteggia nella nostra mente le delicate tonalità di un dipinto, quasi di un paesaggio impressionista. E, ancora: “Il cristallo che ripete gli estremi / apre le porte del tuo sguardo, / precipita a ritroso / dove tutto si piega terribilmente / nell’altrove”. Come l’osservazione di un’opera pittorica o l’ascolto di un brano musicale, i versi del poeta ci accompagnano nella rievocazione del tempo trascorso, eppure ancora vivo, nella ricerca di un “altrove” in cui ritrovare le persone amate e la felicità perduta. “Riemergono le ombre e si affollano / negli infiniti tramonti / dove l’attimo vince scomposto / e traccia vertigini di pennelli” (Astrattismo). Le immagini luminose dei ricordi s’intrecciano con quelle più malinconiche e cariche di rimpianto: “Giocava il tuo corpo adolescente / al soffio del tempo, e ritorna / senza pietà tra le figure / un nodo che giocammo insieme”. E la consapevolezza, “Che tu possa tornare è un assurdo, eppure io cerco ancora, / tra le pieghe che le coltri disegnano, le forme della tua carne”, fa esplodere “l’inseparabile livido della solitudine” che invano cerca un appiglio nel passato per colmare il vuoto presente. “Un’ombra cerca la via della memoria / incrociando sentieri di scadenze / che bruciano nel vuoto”. Sogni irrealizzabili eppure persistenti, struggenti e senza conforto: “Soltanto un bacio ancora / per inchiodare la memoria all’infinito. / Malinconia vortica in pensieri / serpeggia impudicamente disperata / nel tragico regno della resistenza / ora che le tue labbra non ci sono più.” E il tempo scorre inesorabile, senza uno scopo, senza prospettive, “Mia inutile presenza nel mondo / girovagare tra le ore che il destino / ha programmato / curvo sotto i macigni e recitando / un padre durante il sonno.” E allora non resta che aspettare la fine, l’altrove, nella speranza di ritrovare ancora la propria amata; “Aspetto con rassegnazione il Regno dei cieli, / ciò che può svelare l’ignoto in un istante…”, ma già negli ultimi versi del componimento (Addio) riemerge lo sconforto: “Frantumato all’inganno / oscillo senza più speranza / nel desiderio della tua presenza.” E i “Carteggi”, dunque, la possibilità di preservare il vissuto, il dialogo con la persona amata mediante la poesia, che oscilla tra la viva memoria e la dolorosa consapevolezza della perdita, sono l’unico sollievo nell’esistenza del poeta che intensamente avverte la labilità del vivere: “Sento il piombo della morte sulla pelle, / nessuna promessa da offrire, soltanto narrare una storia / che diviene lamento confuso.”
Antonio Spagnuolo però non vive solo nel passato immerso nei propri ricordi e avulso dalla realtà attuale, e nella sezione “Memorie”, nel componimento “Kabul 2021”, ispirato dal drammatico ritorno dei talebani in Afghanistan dopo il ritiro della NATO, esprime in versi accorati il suo impegno civile e la sofferenza per le violenze perpetrate dal totalitarismo dell’emirato islamico: “Il terrore è bloccato negli sguardi… / Lo strazio rimbalza fra le madri / che allontanano i bimbi… / A nulla vale la preghiera verso luci / nel mistero delle vene recise, / nell’orrore del mostro camicaze…”. Ed egli che mantiene sempre viva nella mente l’immagine delle persone amate – la moglie, il padre −, rimprovera agli uomini proprio la mancanza di memoria degli errori e orrori commessi: “Ha insegnato ben poco il secolo passato / se un atroce destino insiste nelle menti / bacate da ignoranza, / inseguendo inusitate ombre, invereconde polveri / sull’orlo avvizzito dei rifiuti, / e sempre più lontano dai diritti morali, / dove langue ogni tentativo di evasione.” La tragedia della guerra, probabilmente quella che insanguina l’Ucraina, è vissuta intensamente anche nella breve poesia “Oltre la pace” in cui emerge l’inquietudine verso un’espansione devastante del conflitto: “Altre stanze gli agguati nemici che annientano / il potere ormai indeciso, illusioni / sguardi a catturare preghiere d’amore, segrete al posto di trincee, nel fremito sospetto. / Annienta nell’ignoto lascia ritrovi / di pietre decomposte, / squarcia schermi per ultime difese, / improvvisi abbandoni di bambini, / frutto lacerato che si smorza tra i fantasmi del missile.”
Nella sezione “Visioni”, costituita da sei componimenti, invece il poeta manifesta la sua inclinazione per il colore e per l’arte che, più o meno direttamente, emerge in molte poesie. Questa sezione è infatti ispirata dai lavori dell’artista napoletana Maria Pia Daidone che manipola e trasforma creativamente vari materiali, dal rame al legno fino al cartone, “Plasma una foglia segmenti e lamine / al soffio delicato dei riflessi”, creando opere scultoree affascinanti e spesso misteriose, “quasi costellazione sospesa nel tempo”, e con un forte senso di sacralità, “Incastonate e semplici riportano / ostinate presenze, piuttosto segrete / nello scorrere di fremiti del tempo.” Coi suoi versi molto densi, “Incastri che ripetono illusioni / trascinando tasselli, e nell’oro / vertigini socchiuse”, Spagnuolo ci fa quasi percepire fisicamente la matericità delle creazioni dell’artista. “Il gesto si ripete per svolazzi, / per vertigini, in quei segmenti / che fanno delle braccia rimbalzi di stupore” (Totò).
La poesia di Antonio Spagnuolo è pregna di immagini metaforiche, spesso misteriose e conturbanti, ma che coinvolgono intensamente chi vi si accosta, conducendo in un imprevedibile viaggio nei labirinti del proprio essere più profondo.
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Maria Erovereti (ottobre 2023)

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