SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO
**Antonio Spagnuolo: "Futili arpeggi" - La valle del tempo - 2024 - pag.120 - € 14,00 - con un saggio critico di Carlo Di Lieto
Futili arpeggi si apre con una riflessione dell’autore centrata sulla domanda che introduce l’argomento ovvero “Cos’è la poesia?” e confessa che a questa domanda che spesso viene posta al poeta, egli non sappia rispondere o che magari ricerchi intorno a sé definizioni attendibili. Non è certo facile descrivere il momento creativo di una poesia ad un pubblico che vuole risposte esaurienti intorno a un processo intellettivo che prorompe improvviso investendo mente e cuore e ha le sue radici in un subconscio incredibilmente ricco di sollecitazioni che il poeta riesce a scorgere nel buio come un bagliore. Scrive Antonio Spagnuolo: “…la poesia è principalmente musica, ritmo che specialmente con l’endecasillabo ritorna nel segno che la penna incide” e ancora si sofferma sul mistero che è sorgente di essa e ne descrive mirabilmente il processo che la origina.
Straordinaria poi la coerenza con cui Spagnuolo ordisce le trame per questa sua nuova raccolta dove albeggia costante il ricordo dei fremiti erotici della gioventù.
Il linguaggio sempre variegato distende endecasillabi fioriti di malinconie e sussulti amorosi: versi che il poeta Spagnuolo ha eletto come forma metrica perfetta che più si presta, come per lui avviene, alla narrazione di una vicenda che perdurerà oltre la vita. Affida così alla poesia il compito di richiamare le immagini del passato da una provocazione del presente in un’alternanza in cui sono protagoniste l’evocazione dell’amore e l’angoscia dell’immaginazione di ciò che sarà attraverso gli intensi richiami della memoria:
Ormai la gioventù quasi scompare
nel molle desiderio come stoppia
bruciata che cancella l’eterno.
Compare, nell’immaginare l’indicibile, lo sgomento che afferra il poeta quando richiama un dettaglio dissolto, o evoca febbrili amplessi.
La raccolta rivela poi la sua originale voce nell’esaltazione di un paesaggio dai toni idillici- come avviene in Riflessi quotidiani-in virtù di una bellissima sestina iniziale. Compare Marechiaro in tutto il suo fulgore e la bellezza partenopea si fa sogno che si unisce al sogno d’amore del poeta. Immagini contrapposte a quelle odierne di un’epoca segnata dai conflitti come amaramente Spagnuolo rammenta nei suoi versi:
Troppe stagioni hanno il tempo/ del fragore e del fuoco, senza un come!
Ma mai nella silloge il colloquio a due si interrompe sia che l’ispirazione provenga dalla contemplazione della bellezza dei luoghi sia che lo sguardo si rivolga all’arte o che sia la coscienza a levarsi per chiedere il conforto di una preghiera.
La voce del passato torna a fiorire nelle sere di inverni incombenti, l’esistere si cristallizza adesso nei versi:
Fino al minuto che ritorna incerto
si rimane sospesi al grido del giorno
incompiuto (…)
Ma Spagnuolo non ferma la testimonianza della sua poetica solo tra sensi di ormai disincantata fermezza, ma ci invita ancora a riflettere sul senso dell’esistenza.
È giunto il tempo di chiudere i conteggi
e affido il mio bagaglio di poeta
all’illusione di eternità.
=
Futili arpeggi dunque i versi, la poesia, l’amore?
No, se ancora si affacciano
“tracce di gemme e di immortalità”
No, se ancora “qui fluttuano i colori al confine del sogno”
O se
” Abbagliano le scie dall’ampio raggio
nel brusio di quelle metamorfosi
come risacche dalle diafanie, per contorni
il cui nitore è rovereto ardente.
**
CARLA MALERBA
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