POESIA = ROSARIA MARIAGRAZIA FIORENTINO
***
--"Miele e aceto" --
Una rosa agra, sale,
vento di cortecce,
sabbia e tempeste.
Nella mia testa ora c'è
il tuo sapore. Ma l'errore è
intrinseco.
Il sapore deve essere
nella bocca, nelle narici,
nei pori della pelle.
"Io sono anche aspra"
mi hai detto. E ora non serve
salire sulle tegole a meditare
rimirando le stelle.
Tutto ciò che posso fare
è de-siderare, nutrire
la nostalgia di ciò
che non c'è stato,
un cielo che non ho sentito sfiorarmi le braccia.
Ciò che devo fare è pensare
ai tuoi occhi scuri, fermi come
ragni affamati del pasto quotidiano e un attimo dopo
bambini impauriti in attesa
di una carezza sincera.
C'è una sera che non conosco
nelle tue pupille, e mille mattini
di cui non ho sentito l'odore
nel tintinnare d'acciaio nella stessa tazza che usavi da fanciulla.
Ho solo la certezza che non mi ami.
E mi consola. Mi rende leggero
e disperato, ancora in grado di
ridere di me mentre muoio
di cieco desiderio.
Sei agra sul serio, lo so,
ne sono certo.
Ma per sentire in bocca quelle gocce aspre della tua rosea
ferita bagnata disegnata da un satiro dolce e crudele, darei tutto
il bene e tutto il male che ho
e che sento, il tormento
e la gioia eternamente abortita di questa vita sgangherata che è tutto ciò che ho.
Per assaporarti da cima
a fondo farei a piedi un pellegrinaggio per niente santo
fino in Estremadura o resisterei in piedi da mattino
a sera su un carro merci della
transiberiana pur di svegliarmi
un mattino accanto alla tua sottana colorata di profumi
e umori, l'essenza
di due esseri scontrosi che si
sono sciolti, polline di
fiori impazziti e rinsaviti.
Non accadrà. Tu cucinerai
i tuoi cibi per altri denti e altre mani
ed io farò la spola tra una strada polverosa
e una fucina di parole impeccabili e letali.
***
***
=="Sibilla e Circe" ==
Sei Sibilla e Circe, ebbrezza e dannazione,
sei quel bene e quel male che va oltre,
nel luogo in cui nessun filosofo
può resistere al sollievo della follia.
Se guardo ancora un istante i tuoi occhi
neri e profondi come l'Averno
senza udire il tuo responso, muoio;
ma neppure la morte, neppure un umanissimo Inferno, sarebbe peggiore di questa
incertezza, di questo averti senza averti,
di questo non sapere se quando ti chiamo
amore dentro di te ridi, piangi o pensi
al colore del vestito da indossare
per incontrare un tuo corteggiatore.
Ho bisogno di sapere, qui, ora,
se quel cuore che nascondi sotto
il tuo splendido seno è solo una serpe
colma di veleno o un fiore che ha
paura del volo di una farfalla.
Uccidimi, Sibilla, oppure
fammi vivere con una tua parola,
una tua sentenza definitiva.
Senza di te sono già condannato,
ferito, appeso ad una trave di legno;
ma soprattutto il tuo silenzio
crocifigge lungo una via Appia sterminata
e senza fine, l'amore che ci ha accolti,
unendo due esseri bizzarri e sdegnosi
che si sono ritrovati fragili nel momento
in cui si sono visti, guardati e sentiti affini,
scordando tutti i piani prestabiliti, tutte
le barriere e le prudenti staccionate.
Tutti gli inverni sono diventati estate,
tutti gli inferni vissuti sulla pelle nel buio
di una stanza sono sembrati
lontani luoghi di vacanza.
Decidi, Sibilla, adesso, non esitare oltre.
Avremo tempo, semmai, per tergiversare,
per imitare il grande Cunctator,
in un immenso letto d'amore sospeso
tra il cielo e il baratro.
****
ROSARIA MARIAGRAZIA FIORENTINO
3 Commenti:
La tua poesia, è un inno d'amore in cui il sentimento si denuda con la voce di una spudorata e tenera verità: con generosità estrema
regali il bene più prezioso. La stesura scorrevole dona alle parole
la giusta collocazione e la musicalità interna, è affascinante. Complimenti vivissimi!!
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Poema originario che descrive con sincerità i sentimenti e la loro gestione.
In particolare questo passaggio:
" Tutto ciò che posso fare
è de-siderare, nutrire
la nostalgia di ciò
che non c'è stato,"
Si può affermare che è un' emozione di tutti indifferente dal genere.
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