giovedì 9 ottobre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO


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Antonio Spagnuolo: "DISSOLVENZE E SUSSURRI" Ed.La valle del tempo 2025 - pag. 60 - € 14,00
Si riconosce l’intenso affondare nei concetti che sono abbinati ai colori; Ci immergiamo in versi che circolano: “cobalto ogni idea-pervinca la mano che accarezza il mistero dei colori già vecchi/nel finto circuito delle illusioni”. Davanti ai nostri occhi, un mondo di illusioni che acquistano il sembiante di colori. Non è facile penetrarli perché corrispondono ad eventi, attimi. È come abbandonarsi a sussurri o immergersi in onde che col loro ondulare avvolgono i silenzi; il poeta ha nelle mani un “pennello bizzarro” che affonda nel mistero della poesia. Perché la poesia non si rivela ma ti incanta, avvolgendoti con forza e trascinandoti nell’inconscio. Tu non devi comprendere, ma entrare nei labirinti musicali dove tempo e spazio non hanno limiti. Si avverte il calore di un amplesso che raccoglie sussurri. E poi la magia del sogno, la carne dell’amata, cuscini roventi di passione che sopravvivono agli anni. Assaporiamo con le parole del poeta “il lento brusio dell’abbandono”. Siamo di fronte a immagini su una immaginaria tela, collegate a sensazioni che prendono forma e colore. Il poeta con la parola prende possesso dei colori.
Questo lavoro lo impegna a fondo; la sua tristezza non esclude la speranza anche se questa, sia pur con impalpabile armonia, è illusoria.
Parole che si aprono all’arcano e con i loro frammenti, ricomporre le memorie. Insistente ritorna il ricordo di lei nuda. Ripensa alla sua carne, ma è purtroppo un addio che in lui si ripete in un tempo privo di consistenza.
Una ricerca incessante per sfuggire alla nostalgia; uno sguardo al futuro per lui è ramo da sfogliare; ricercare quella gioia remota e carnale che perdura come incanto oltre la morte. Cerca il labbro dell’amata; è ossessionato dal ricordo. Ma il passato non può tornare. È consapevole di avere poco tempo e allora: “sfilaccio ciò che resta del mio corpo/ sbavando gli ultimi solchi del breve arco che mi fu concesso”. Ma il poeta si fa anche concreto: rivolge il pensiero a Gerusalemme; alle sue pietre senza pace. Non più preghiere ma mani che grondano sangue; solo polveri e macerie. Domina il silenzio che auspica il ritorno alla preghiera per non dimenticare "carni strappate e ricordi di cuore". Il poeta, tradito da speranze sfumate, si vede rifiutato anche nella morte. Di concreto, nel presente, la vecchiaia, l'attenuarsi del desiderio. "Non grida più ma scalpita...".
Prima della fine il tramonto: "L'ultima fiamma è rosso sangue". La fine "è sull'orlo del non ritorno... e il vento porta con sé/ sussurri di giorni perduti...". Cosa resta?: "Nella sera si riscrive/ la poesia dell'ultima ora/ una bellezza che non implora/ ma si spegne fiera nel fuoco".
Desidero concludere con le splendide parole del poeta: "Libertà e Tragedia allora sono insieme tra i fuochi del mondo indispettito/ tra tombe senza nome, libri bruciati e mura abbandonate per costringere/ scale all'infinita melodia dell'amore".
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(Firenze, 27/09/2025) Anna Vincitorio

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