martedì 12 febbraio 2013

SEGNALAZIONE VOLUMI = STELVIO DI SPIGNO

STELVIO DI SPIGNO : “La nudità” –Ed. peQuod – 2010 – pagg. 96 - € 12,00 –

Vivere per la poesia, e per essa tessere le più azzardate reti del pensiero, diventa il riferimento consolidato della sfumatura irraggiungibile del sogno.
Stelvio è ubriaco di versi, è ubriaco di parole, è ubriaco di fabulae , per cui ogni riferimento alla realtà quotidiana si arricchisce, senza che egli nemmeno lo immagina, di un colorato orizzonte, che è una indubbia simultaneità verbo-visiva dai contorni frastagliati si, ma ben dettagliati.
Qui il suo bagaglio sembra appoggiarsi con cautela ad un ritmo discorsivo che fa delle sue poesie il ricco esprimersi di tutta la fantasia che lo circonda , sia per quel calibrato dettato che lo contraddistingue, sia per il fervore delle meditazioni che sottende.
Da un : “Racconterò che c’era una casa al mare,/ con le scogliere e le navi intermittenti/ che ritornavano alla fonda per allungare l’estate,/ per farla bastare due mesi dentro un anno…” A un : “Ma poi mi arriva come una rassegnazione/ di finestre innevate da tanto di quel sole/ che ignoro Milano e il treno che non mi pesa,/ basta che il mio vagone si agganci a un lieto fine/ e la vita mi riprenda per mano come un fiore.” Stelvio Di Spigno rincorre il dialogo che la solitudine invoca, con energia vibrante, per esprimere quel che i sentimenti suggeriscono sotto la cenere: testimonianza importante perché compartecipazione evidente di un messaggio suggerito e contemporaneamente taciuto nella regolare cadenza della tensione emotiva.
“Le palpebre chiuse hanno a volte un bordo esatto,/ un incubo a misura di persona, e come sempre/ il tuo volto che risale / verso ogni mio pensiero/ chiuso dentro il tuo spavento,/ ma a occhi chiusi posso ancora sognare che sei qui,/ che hai lasciato uno spiraglio per riavermi/ e non girarmi le spalle, / e per dimenticarmi solo a tratti/ hai riempito di odio l’insidia mossa insieme/ e dell’amore conservi soltanto qualche scoria.”
Confessa il male di vivere , il tormento della speranza, che alimenta nelle ripetizioni una poesia pregna di agglutinazioni , tali da rendere ogni pagina un prelievo psicologico dentro al divenire – testuale – del mondo. Passaggi tra il vortice dell’aura ed il superamento di una dimensione individuale, tra mistero e fascino, quale misura di un modello stilistico ben delineato.
ANTONIO SPAGNUOLO

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