venerdì 14 marzo 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = LUIGI DURAZZO

Luigi Durazzo – “Frangenti e Nuovi approdi” - Valtrend editore – Napoli – 2013 – pagg. 101 - €12,00

Luigi Durazzo vive a Monte di Procida, è professore di lingua inglese e cultore della filologia germanica e neogreca; collabora a varie riviste culturali e ha scritto saggi sul teatro espressionista, sulle Avanguardie architettoniche in Germania e sulle problematiche che riguardano il sud del Paese. Tra le raccolte di poesia ricordiamo “Esodo” (1998), “Poesie del Mediterraneo” (2000) e “Rosa dei venti” (2003). Il testo di Luigi Durazzo, che prendiamo in considerazione in questa sede, comprende tre raccolte, tra loro collegate, che, insieme, costituiscono un libro unico, composito e articolato, molto unitario: le raccolte, che compongono il testo sono” Frangenti sui cortili I”, “Frangenti sui cortili II” e “Nuovi approdi”, costituite, rispettivamente, da dodici, ventitré e sedici componimenti poetici. La scrittura di Durazzo, in “Frangenti e Nuovi approdi”, è sempre scabra ed essenziale, formalmente tersa e nitida, sorvegliata e scattante.. Usare l’aggettivo lirico, per la poetica, che Durazzo esprime in questo testo, ci pare quanto mai azzardato, in quanto, in questi versi, non incontriamo la presenza di un io-poetante che effonde i propri sentimenti, le proprie idee. Tutte le poesie che compongono il testo sono senza titolo e sono numerate con numeri romani; nella sua totalità si può affermare che il testo ha una valenza poematica, in quanto, ogni frammento può essere considerato una tessera musiva, che s’incastona perfettamente con le altre, formando un complesso unitario. C’è molta coesione in tutto il libro, anche perché, ogni poesia, che potremmo denominare frammento, ha in sé una grande compattezza espressiva. “Frangenti e Nuovi approdi” è un libro complesso non solo architettonicamente: infatti la sua forma alta e ben strutturata, si coniuga efficacemente con un compiuto sistema filosofico, in cui il senso, il fondamento, viene giocato sul piano del tempo e della natura, della politica e della sociologia e della storia. Al centro del libro c’è quella che si può definire la visione del mondo critica dell’uomo occidentale del nostro postmoderno, uno sguardo penetrante sulla realtà che lo circonda, sulla direzione in cui si è incamminato il mondo, sia che questa realtà venga esperita e introiettata dallo sguardo sulla natura tout-court, sia che venga percepita attraverso i limiti culturali ed etici dei mass-media. Programmatico, a questo proposito, il componimento che apre la raccolta e che ci introduce alla compiuta poetica dell’autore, poesia che va controcorrente, in quanto consiste in una critica alla disumanizzazione che l’essere umano subisce dai mass-media, in particolare dalla televisione:-“ /Senza ritagli e amputazioni/ dissotterrare il filo del discorso/ dalle valanghe di inutili messaggi/ e ricucire le ferite/ i sensi massacrati nei veloci terminali/ proiettati in passaggi privi d’ombre.// Oltre l’anestesia del digitale/ accendere lo sguardo e ritrovare un lasso/ un fiore/ e il panorama di una storia comune/ da raccontare ad un infante/ schiacciato dallo schermo accattivante/-/” . In questa poesia viene detta la ricerca di un filo del discorso da dissotterrare per ritrovare una dimensione più umana della vita e della persona, sommersa dalla valanga di inutili messaggi che, potremmo presumere, sono quelli della televisione, con i suoi telegiornali, i scuoi talk-show e la sua martellante pubblicità, una televisione, definita dagli intellettuali spazzatura e che, per molti versi, ha instaurato, nellla nostra società una dittatura mediatica; da sottolineare i due versi finali, con la rima baciata, infante/ accattivante, che crea una felice ridondanza. Colpisce l’armonia di questi versi caratterizzati da una cifra che media il soggetto che è davanti a delle immagini, che potrebbero provenire anche da Internet, e le immagini stesse; a questo riguardo c’è da aggiungere che, dato come postulato che, tra i mass-media, in particolare la televisione è sostanzialmente un fenomeno negativo, spetta allo spettatore filtrare i contenuti di quello che osserva, senza subirli passivamente e acriticamente. In sostanza tra soggetto e oggetto di conoscenza si deve stabilire una barriera, una forma di esercizio di conoscenza, per conservare e, nei casi migliori, arricchire, la propria concezione del mondo, la propria cultura. Bisogna aggiungere che tutto il discorso del libro è caratterizzato da una notevole e originale bellezza, per quanto riguarda la stesura dei versi. A questo proposito è illuminante il testo introduttivo a “Frangenti e Nuovi approdi” di Giovanni Pugliese che, efficacemente ci dà le coordinate, a livello stilistico, dello stesso libro. Infatti Pugliese afferma che questo testo è caratterizzato da lucidità e ostinazione coerente, da chiarezza e insistenza nel disvelamento del senso del proprio tempo, del tempo di tutti, e dalla bellezza di una comunicazione che della cifra poetica ha la bellezza e non il narcisismo. C’è da aggiungere che “Frangenti e Nuovi approdi” presenta una forte densità metaforica e sinestesica e che, se c’è un protagonista nel libro, questo è il mare. Già nel titolo si parla di frangenti, di onde che arrivano sui cortili, immagine molto alta per descrivere un mare che permea della sua sostanza, della sua essenza ogni cosa, un mare interiorizzato che, metaforicamente, arriva perfino nei cortili. Vengono dette navi che trasportano corpi, corpi che potrebbero essere quelli di clandestini o extracomunitari, che ammassati, cercano asilo sulle nostre coste e sono soccorsi da santi pescatori e naviganti; vengono detti marinai e registri di bordo, navi e pioggia. E’ una poesia meditativa, quella di Durazzo, nella quale la natura, al di fuori degli elementi del mare e della pioggia, non viene quasi mai nominata. Nella raccolta “Nuovi approdi” emerge, talvolta un io-poetante.-“/Passo dopo passo crepa su crepa/ sulla memoria getto le mie fondamenta/ rigo d’inchiostro i bordi di una foglia/ le linee di confine sul palmo della mano/ aperta al frutto e al prezzo della pace-//”: in questa occasione il poeta svela se stesso con una riflessione sul proprio vissuto e manifestando un forte anelito alla pace, tensione che è costante nelle tre raccolte, che possono anche essere lette come un solo libro di poesia.
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Raffaele Piazza
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II
L’altro linguaggio un codice
naviga sulla linfa
resiste ed organizza senza posa
suture ed erba sullo sferrar dei cingoli
sul suolo battuto sul piombo del silenzio.

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VI

Da qualche parte dell’Egeo
s’incrociano profumi
l’incenso il mirto gli altri fiorii
non dicono se sei vicino oppure ti allontani.

Un altro orientamento
afferra le narici fiuta il sale della sponda
dove vanno a infrangersi le icone della pace
e la pupilla insonne scruta
nel vortice la caduta il suo preludio di tempesta
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XXXII

Ronza una strana frenesia
comprime il tempo affila i meccanismi
e ci balbetta favole
storie di numeri intriganti
e di monete d’oro
piombo per soldatini e facili macelli.

Non vogliono saperne i nostri figli
di comunelle del gatto e della volpe

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