sabato 13 settembre 2014

SEGNALAZIONE VOLUMI = ANTONIETTA DELL'ARTE

Antonietta dell’Arte : “I desideri della fiaba” – Ed. Passigli -2013 – pagg. 112 – s.i.p.
Cantare bisbigliando, per una danza carezzevole e profumata, sembra a volte essere contemplazione della illusione , esperienza personale del crescere in un mondo ovattato e sfuggente. Nel divenire armonioso l’esperienza e l’imprevisto si specchiano nella improvvisa linea storica della realtà , una visione mutativa della inconsistenza della plaga che circonda, ove lo strumento astratto ricerca affannosamente una dimensione effervescente, ove l’urgenza sia specifico strumento ed elemento narrativo, come presenza fertile del vissuto. Qui Antonietta dell’Arte da’ voce agli oggetti e ad ai gesti del quotidiano , quegli oggetti umili e troppo spesso trascurati, che vorrebbero apparire in altre luci, nella sollecitazione dell’immaginario : la tazzina del caffè , l’orologio ( qui metafora anche del tempo che fugge senza tregua) , i pantaloni , lo specchio , i tacchi a spillo , l’onda del mare che lambisce i sogni perduti , il violino che accoglie armonie disparate. Occasioni consapevoli di armonie poetiche che rendono inquieto l’universo dell’individuo, così che memoria e storia si doppiano in un nudo, unico , solo solido stato di riflessione, denso e carico di nodi aforismatici e metaforici , in una prismaticità semantica ricca di immagini e di tramandi.
“Persino l’orologio/ costretto a mimare il tempo/ aveva una vita tempestosa/ quando donava gioia correva/ sotto una frana di pene era lento/ fu così che prima di essere adottato/ e appeso al muro cercò/ un padrone senza tempo/ma tutti gli occhi frenetici/ erano sempre su di lui/ e mai contenti dei suoi battiti/ deluso si arrestò si arrese/ e nessuno comprese/ la sua sete di eternità.” Formula molto breve , un gioco che permette alle dimensioni della realtà il gioco della favola, del disinganno, offerto con un velo di ironia , per quella esistenza umana e oggettiva che non sa trovare soluzioni al tormento della esistenza stessa. Così il breve racconto diventa favola da recitare , da ascoltare , da suggerire : “La lettera si sentiva trascurata/ ormai dimenticata nei cassetti / per via della elettronica degli sms/ così andò in letargo e lì sognò / le cose che aveva vissuto / l’odio di due nemici / l’amore di due amanti / i cavalieri le spade luccicanti/ il suo odore antico di papiro/ ricordò la sua origine / il dio delle foreste vedendola piangere/ la fece rifiorire nel tronco di un ulivo.” Fascino sempre accattivante e comunque debordante sul quale la ricerca della parola poetica ha portato alla luce forme sfiorate dalla semplicità in una atmosfera limpida ove si inseguono e si aggregano rutilanti vertigini descrittive.
Come la fiaba ed il sogno la poesia di Antonietta dell’Arte trasforma il semplice racconto in un prisma di luci multicolori che hanno l’avvio dello spettro , in ogni incipit, con il quale , testo dopo testo , si pone il soggetto del racconto stesso , praticamente il tema della fiaba, e trasforma le emozioni in sospensioni di incantesimi mirabolanti quali tasselli irrequieti di caleidoscopio. Pannelli di realtà giornaliera che da anonimi e inanimati si trasformano , e parlano , e pensano , agiscono e soffrono, cercano e illudono , incantano e inventano , scandiscono il dolore degli inganni o la sofferenza delle sconfitte, e finiscono per adagiarsi in un particolare ritmo sincopato, ove finalmente dovrebbe celarsi ed apparire una morale, un’aspettativa culturalmente più che valida , una vera scommessa di trasfigurazione.
ANTONIO SPAGNUOLO

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