domenica 5 agosto 2018

SEGNALAZIONE VOLUMI = COMUNICATO STAMPA

Comunicato Stampa

«[Q]uesto ho voluto fare scrivendo il dramma: sognare e perdermi nella meraviglia di una storia d’amore e morte, di guerra e di pace, di luce e di tenebre, di sogno e di libertà. Una terra, in una dimensione parallela e contemporanea al periodo storico, assolutamente verosimili.»
Emanuele Marcuccio, dalla nota di Introduzione, p. 23.
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Esce «Ingólf Arnarson - Dramma epico in versi liberi. Un Prologo e cinque atti», opera poetica e teatrale di ambientazione islandese del palermitano Emanuele Marcuccio per i tipi della marchigiana Le Mezzelane Casa Editrice. Il libro raccoglie un lavoro iniziato nel maggio 1990 e terminato nell’aprile 2016; un totale di 2380 versi con un lavoro di ben diciannove anni escludendo i sette complessivi di interruzione.
Il volume di 188 pagine riporta in copertina un particolare dell’opera «Oltre le apparenze» della pittrice Alberta Marchi e si apre con una nota di Introduzione dell’autore, prosegue con una Prefazione del critico letterario Lorenzo Spurio e termina con una Postfazione del critico letterario Lucia Bonanni: “Una introduzione alla drammaturgia dell’Ingólf Arnarson”1. Impreziosisce il tutto una Nota storica di Marcello Meli (ordinario di Filologia germanica presso l’università di Padova) e una Quarta di copertina del critico letterario Francesca Luzzio.
Scrive Lorenzo Spurio nella Prefazione: «Il dramma di Marcuccio tratta con originalità e chiarezza di linguaggio molti topos dell’epica germanica: i riferimenti ai combattimenti, al cozzar di spade, all’importanza della fama e della gloria; l’impiego di prove per testare la valorosità dell’eroe; la credenza e l’invocazione del fato, spesso personificato, il tema del tesoro e il motivo del viaggio in terra straniera. Essendomi occupato di fatalismo germanico, devo riconoscere che nell’opera di Marcuccio il destino non è un semplice concetto, un’idea, ma viene caricato di un significato proprio facendo di esso quasi un personaggio. Fato, destino, sorte, fortuna sono concetti che derivano dall’antico inglese wyrd, spesso personificato dalle Norne, che si riferisce a una cultura precristiana, pagana. A tutto ciò Marcuccio aggiunge elementi che rimandano alla conversione dell’Islanda al cristianesimo: la presenza di un monastero e di monaci, l’influenza celtica, la presenza di croci che viene, quindi, a rappresentare una fase successiva di sviluppo politico-sociale-economico della vita dell’Islanda di epoca norrena.
Tuttavia ciò che Marcuccio narra non è solo un racconto epico, è molto di più. È evidente, infatti, la potenza del lirismo, soprattutto in alcuni momenti, come nella scena d’amore tra Sigurdh e Halldóra e, allo stesso tempo, di una certa vicinanza alla cultura popolare con riscontrabili cadenze e dialettismi che rendono particolarmente significativo e vivo il testo, sottolineando quanto sia importante la componente orale nella trasmissione della cultura.» (pp. 30-31)-
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1)- Pubblicato come postfazione al dramma epico di Emanuele Marcuccio, costituisce il penultimo capitolo del saggio monografico inedito di Lucia Bonanni sulla stessa opera poetica e teatrale.

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