lunedì 3 giugno 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = BASILIO LUONI

Basilio Luoni – I Testimoni---Acqueforti di Giuseppe Bocelli--- puntoacapo Editrice – Pasturana (AL) – 2019 – pag. 107 - € 15,00

Come scrive Francesco Rognoni nella sua esauriente e attenta premessa "I Testimoni", il libro che prendiamo in considerazione in questa sede, segna il punto più alto dell’ormai quasi ventennale sodalizio tra due personalità artistiche di grande forza e originalità. Raramente una congiunzione di parole e immagini ha saputo impressionarmi e commuovere tanto. E non che i versi di Luoni sarebbero meno icastici senza le incisioni di Bocelli, o queste non così eloquenti nel loro silenzio. Non che l’uno abbia, davvero, bisogno dell’altro: ad entrambi si crede, anche separatamente.
Da notare che tutti i componimenti poetici riportano a fronte la loro stesura in dialetto lezzenese e questo rende ancora più intrigante quello che per certi aspetti si potrebbe considerare un ipertesto.
Il poeta fa parlare personaggi che sono legati prevalentemente alla tradizione evangelica e nei titoli delle poesie è sempre detta la parola Parla riferita, per esempio, a Gesù, Giuda Iscariota, la serva di Caifa o Ponzio Pilato.
L’opera poetica può essere letta come un poemetto per la sua unitarietà tematica e strutturale, e rientra nella sfera della poesia religiosa.
Il linguaggio di Luoni è narrativo e affabulante nella sua chiarezza, leggerezza e luminosità e si avvicina alla prosa poetica.
Ogni singolo componimento può essere considerato un monologo e tutti i testi hanno un andamento che si potrebbe definire teatrale e non è un caso che Basilio dirige una Compagnia teatrale di “dilettanti”.
Luoni dimostra la grandissima capacità di immedesimarsi nei personaggi che mette in scena sulla pagina e il testo assomiglia vagamente ad una sceneggiatura.
Ogni singola figura esprime sé stessa e il suo vissuto e molto spesso vengono affrontati temi tragici come quando è detto il Padrone della vigna che manda i servi con le bigonce per il raccolto, servi che vengono uccisi dai mezzadri. Poi dopo che il Padrone manda altri servi, anche questi ammazzati, manda suo figlio e anche questo viene fatto fuori.
Il Nostro s’immerge nella sua scrittura empaticamente con i suoi personaggi e quasi s’identifica con loro dimostrando una grande vena psicologica arrivando a testi che decollano sulla pagina con efficacia rara nel loro essere perfettamente controllati nella forma e nello stile.
Si può affermare che viene qui affrontato il tema del male non solo attraverso la rilettura di brani evangelici, ma anche attraverso l’inserimento tra i monologanti del veterotestamentario Adamo e anche di una zingara.
Proprio in Parla il teschio di Adamo l’io-poetante, rivolgendosi al Signore, in un’atmosfera tetra di onirismo purgatoriale, afferma nell’incipit che nel luogo dove si trova c’era un giardino, presumibilmente il paradiso terrestre.
Il fatto che sia il teschio di Adamo a parlare e non tout-court il primo uomo accentua il carattere di tragedia del monologo.
Particolarmente realistico il discorso di Longino il centurione spettatore disincantato della crocifissione e morte del Cristo e Luoni sembra riscrivere il vangelo in versi anche se, molte scene da lui dette con urgenza non sono contenute nella sacra scrittura e proprio attraverso la rielaborazione si giunge ad un’efficacissima rappresentazione. Splendide le acqueforti di Bocelli che mostrano volti pensosi ed animali.
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Raffaele Piazza

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