martedì 1 ottobre 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = MASSIMO SANNELLI

Massimo Sannelli – L’aria - Poesie 1993 – 2006--FORMAT – Puntoacapo – Pasturana (Al) – 2019 – pag. 165 - € 16,00
Massimo Sannelli (1973), vive a Genova. Dopo la dispersione, la prima parte
della sua poesia è riunita nel libro che prendiamo in considerazione in questa sede,
completamente riscritta in un corpo definitivo, che prepara le raccolte successive
Santa Cecilia e l’angelo, Atelier, 2003, Venti sonetti, La camera verde, 2006, Nome,
nome, Inedition, 2007, Appunti nuovi, in Lo spirito della poesia, Fara, 2008. Le sue
poesie sono state tradotte in inglese e in francese. Come dice lo stesso Sannelli in
Nota dell’autore: - “Questo libro è sempre una partitura per la voce è sempre senza
regia: dunque è affidata A CHI LEGGE, nel suo piano e dalla sua posizione. L’aria è
lo spazio tra l’occhio e la cosa da vedere “quanta aria dal bel viso mi diparte”
Petrarca R.V.F. (CXXIX, 60)., Tutti i versi in tutte le poesie possono essere
parafrasati in prosa. La riscrittura totale tende alla musica della voce (aria intonata)
e a questa perifrasi Queste scritture sono atti di questa chiesa- “. L’aria è un testo
composito, articolato architettonicamente; quasi tutte le poesie non hanno titolo. I
componimenti procedono per accumulo e sono pervasi da una vena neorfica e da un
certo surrealismo. - “gloria di molto rosso, che copre/ gli occhi, gloria toglie il
silenzio/ piegato, una volta, in spinte, poi luce// vera. Non brutta luce, ancora
invasione. // l’aria aggiunge gaiamente luce/ vera. Non brutta luce:/ di sesto anno
parla, di appunti/ in appunti, dopo, ange e pange//”. Fatto saliente da notare è che
tutti i componimenti iniziano per lettera minuscola e ciò dà il senso di una
provenienza arcana, di dissolvenza e sospensione. Ogni poesia è il tassello di un
articolato mosaico, con una forte valenza poematica, e presenta una vena
sperimentale, che si estrinseca in quello che, in modo correlativo, in pittura, prende il
nome di astrattismo. I testi sono quasi tutti di dimensioni ridotte e sono coesi, come
frammenti di un insieme più vasto. Il libro è scandito in numerose sezioni, a
conferma della cura formale, che lo stesso Sannelli, tramite la sua coscienza
letteraria, ad esso ha voluto dare. Partitura per la voce, sempre senza regia è la
definizione, dunque, che l’autore dà alla sua opera. Parlare di voce, potrebbe essere
un indizio, secondo il quale, L’aria può essere considerato un testo che, in un certo
senso, pur essendo scritto, stampato, presenta un certo legame con l’oralità, con un
sostrato culturale indefinito, che sfuma in una zona imprecisa, oltre il libro cartaceo
tout-court: questa è la caratteristica fondamentale del testo di Sannelli, l’essenza della
sua peculiare originalità. In sostanza si può affermare con sicurezza, che il poeta apriori sia conscio del fatto che la sua opera sia l’antitesi di una raccolta di poesia
consueta, essendo un libro frammentario, nella sua valenza poematica, dalla forma
del tutto unica e dalla struttura magmatica. C’è un carattere ontologico che pervade
queste poesie, poesie che nominano persone, oggetti e sensazioni. Si può dire senza
ombra di dubbio che in questa raccolta c’è una forte presenza di visionarietà, di
sospensione e mistero: va citata una poesia, tra le più riuscite, tratta dalla prima
sezione, intitolata 2002:-/il riempimento, e il lavoro, e il seme// sono nuovi. Il padre
muore:/ io sono sporco, una bestia vera io/ sono. E la clausura è, e/ era oscena e la
clausura è ed è oscena: e/ la malattia è scritta, bene in ordine: grazie/ e gazze. Poche
e misere cose/ minime, sempre, l’atto di piacere/- il gioco che avvicina e addolcisce-/
è nel gruppo minimo, è un divertimento/ di due:// la cultura è questa perduta, e
questa/ a 25 anni, tenerella, immaginate/ che sogna//”. Riscontriamo in questi versi
rarefatti anche una notevole quota di irrealtà: c’è un susseguirsi d’immagini che
sembrano irrelate, l’una rispetto all’altra, agglutinate per un apparente caso: eppure,
ad un secondo livello di lettura, possiamo riscontrare un ordine vago che il poeta dà
al suo discorso: l’incipit del componimento: il riempimento, e il lavoro, e il seme/
sono nuovi: qui resta tutto indeterminato, con le cose nominate in un vago insieme;
subito dopo vengono detti un padre che muore e un io-poetante che dichiara di
essere sporco, di essere una vera bestia da soma (che sia il figlio del padre morente?).
Poi si parla di malattie, di atto di piacere, di un divertimento in due. Misteriosa la
terza strofa in cui si narra di cultura e di una tenerella da immaginare nell’atto del
sognare: e infatti è una poesia onirica, con qualcosa di irreale o surreale, nella quale i
vari segmenti si armonizzano bene tra loro: le tematiche di questa poesia sono morte,
malattia, piacere e, come si diceva, sogno, tutti temi forti, quelli che l’autore in questo
componimento ci presenta. I versi sono armonici e tersi, icastici e leggeri e c’è una
levigatezza nel poiein. C’è, nella poetica espressa dall’autor, e una certa musicalità e
l’andamento del linguaggio è prosastico, narrativo. C’è nitore nei versi, ai quali si
giunge tramite il mezzo di un’aria tersa, attraverso lo spazio tra occhio e pagina.
Tutto si risolve in un multiforme esercizio di conoscenza, in cui l’io-poetante è al
centro nel descrivere innumerevoli immagini mai ripetitive, con una grande capacità
affabulatoria.
*
Raffaele Piazza

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