martedì 26 novembre 2024

NOTA DI LETTURA = PER FRANCESCA LO BUE

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***NOTA DI LETTURA a “PANE DI TENEBRA” da I CANTI DEL PILOTA di FRANCESCA LO BUE
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"Ho l'inferno nel cuore" dice il personaggio dell'Innominato al Cardinale Borromeo in procinto di maturare la propria conversione nel cap. XXIII dei Promessi sposi. Il dolore del cambiamento, e, con esso, la gioia, mettono di fronte all'uomo vecchio l'uomo nuovo, contrasto dilaniante già esploso in tutto il suo dramma la notte precedente.
Si può supporre che la poetessa Francesca Lo Bue si sia ricordata di queste celebri e immortali pagine nella poesia Pane di tenebra, all'interno di una silloge, I canti del Pilota, che naviga - come il navichiere del titolo - in un profondo mare di intertestualità e rimandi.
L'Innominato, che mai aveva avuto fede e anzi aveva dedicato la propria vita a manifestarne l'opposto, sente rimescolarsi nella fatidica notte: "E la notte? la notte, che tornerà tra dodici ore! Oh la notte! no, la notte!".
La notte, come il risucchio di un vortice che rende più sconquassanti le angosce.
Tale condizione, antropologica e universale, si rimembra nei versi "siamo divorati dall'abisso/come lucciole nella notte,/inghiottiti dalla Luna/che s'affaccia con filo tagliente./ Siamo destino d'oblio e pane di tenebra".
Quest'ultimo spicca come una sorta di drammatico ossimoro: il pane - la vita - è tenebra. Ma gli stessi antichi ritenevano che l'oblio della morte dovesse essere placato con un pane, con del cibo. Pensiamo ai classici Enea e Dante che gettano da mangiare ai guardiani infernali; oppure Psiche, che, dovendo scendere agli Inferi per una delle sue prove, deve portare con sé delle focacce in dono. D'altra parte, è uso nella cucina popolare di certe regioni preparare un 'pane dei morti' per la ricorrenza del 2 di novembre.
Tale attenzione alla dimensione infera fa da complemento a un ritorno di immagini del sottosuolo, cui è anche dedicato un testo, bilingue come tutte le altre della raccolta: Il sottosuolo, El subsuelo, pp. 46-47.
Così, fuori da tutte le reminiscenze letterarie, si può pensare che tali immagini vi abbiano un ruolo spirituale e mistico più ampio, il ricordo di una purificazione che viene dal basso: " Sei il fondo/la sede di Paradiso dove c'è bellezza di occhi limpidi". E a chiudere la poesia: " Prostarsi a mani conserte/quando il passato pungola obliato/nei sotterranei ". **
Prof.ssa Rosa Rempiccia
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"Pan de tinieblas"
Cuando se está fuera de Él
se es sombra de sepulcro que baila,
ninguno, nada.
Hay un tribunal en el aire
y el ruiseñor trae los sollozos.
Estamos devorados por el abismo
como la noche a las luciénagas
tragados por la luna
que se asoma con su filo cortante.
Somos destino de olvido y pan de tinieblas.
Vienes despacio desde la lejanía,
vienes a mi inquietud con voz sinuosa
y con un oscilar de balanzas
me impones deberes.
Búscame en los laberintos de las hojas,
¿sombra de muertos huídos?
Búscame en el agua tranquila de tus amores
entre los rostros que no conozco.
Búscame entre las piedras dislocadas
en el silencio de las calles asoleadas.
Búscame en los innumerables sueños de las noches,
búscame para ser aún receptáculo de vida
en las horas que huyen en la niebla sin tiempo.
Dame aquel bien extraño e invisible,
palabras justas, fervor vígil.
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"Pane di tenebra"
Quando si sta fuori di Lui
si è ombra di sepolcro che danza,
nessuno, niente.
C’è un tribunale nell’aria
e la pernice ne porta i singulti.
Siamo divorati dall’abisso
come lucciole nella notte,
inghiottiti dalla Luna
che s’affaccia con filo tagliente.
Siamo destino d’oblio e pane di tenebra.
Vieni piano dalle lontananze,
vieni alla mia inquietudine con voce sinuosa
e con un oscillare di bilance
m’imponi doveri.
Cercami fra i labirinti delle foglie,
ombra di morti fuggiti.
Cercami nell’acqua tranquilla dei tuoi amori,
tra visi amati che non conosco.
Cercami fra le pietre dissestate,
nella solitudine delle strade assolate.
Cercami negli innumeri sogni delle notti,
cercami per essere ancora dimora di vita
nelle ore che fuggono nella nebbia senza tempo.
Dammi quel bene strano e invisibile,
parole giuste, fervore vigile.
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