martedì 11 febbraio 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = SARA BINI


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SARA BINI = “CRISTALLI” == ED. INTERNO POESIA =PAG 112 -
La segmentazione del testo, diviso in sezioni: ventitré haiku, diciassette tanka, poesie cristalline e poesie canzoni, suggerisce un percorso ineludibile: l’oscillazione tra presenza e dissoluzione, tra enunciazione e silenzio, tra sussurro e recitazione, tra gioco della parola e reazioni del pensiero. Un libro di tracce, di permanenze labili. Versi cromaticamente affollati di oggetti e paesaggi che sembrano sul punto di svanire e contemporaneamente folgoranti, schegge di cristalli che vengono pazientemente inserite come in un mosaico, tra il saltellare del verso, che breve e lampeggiante ci offre pagina dopo pagina il brivido dell’imprevisto, perché l’haiku è come uno spruzzo inatteso che abbaglia nel suo accenno.
“Un frullare di/ lenzuola autunnali/ trapassa luce” e tu avverti come nello sciabordio della risacca, rintocchi che cullano la sorte delle onde. Partenze che non si realizzano mai del tutto, o fili di perle che contrastano la rugiada?.
Se la memoria è centrale, non si tratta di una memoria idilliaca: il tempo non restituisce, ma corrode. La reminiscenza è sempre un esercizio di perdita, un rovistare fra tumulti nel coccio pesto, tra pozzi inumiditi e muti che non possono più riflettere il volto di chi li interroga.
Anche per i Tanka lo zampillare delle sillabe nel verso rapido e scattante propone appassionate pluralità. Come ella stessa suggerisce: “Secondo alcuni, la loro funzione principale era quel¬la di trasmettere messaggi segreti tra gli amanti: la sinte¬si poetica di una notte appassionata. Data la loro brevità, potevano essere scritti su un ventaglio o legati a un fiore, e infine fatti arrivare a destinazione tramite un servitore. Dovevano essere sufficientemente criptici per mantenere il riserbo, perciò velavano i dettagli piccanti sotto forma di analogie e altre figure di stile.”- La scrittura diviene plasmata e scorrevole nelle altre due sezioni per una poesia che disvela l’intimo, blandisce sentimenti e speranze, diventa crogiolo delle fulminazioni del sub conscio, si prospetta con la banda di un lancio personale.
L’amore sboccia e si espone, quasi timidamente per non esplodere in banali sussurri che diventano fumo nella penombra. A volte il tocco è proprio del pennello che si accinge a delineare figure e paesaggi colorati, e si manifesta proprio nella poetica della parola, sia nei momenti più sensuali, sia negli accordi più filosofici, fra naturalismo panico e mistico, fra la retorica e il guizzo.
Studiata, misurata, dosata la costellazione autonoma di questa fioritura che sa giostrare con agilità tra lo scheletro ideologico e la qualità sostanziosa della musica.
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ANTONIO SPAGNUOLO

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