venerdì 19 luglio 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = ROCCO SALERNO

ROCCO SALERNO : "Nonostante questo" -- Ed. Macabor - 2019 - pagg.62 - € 12,00

IL POEMA DI ROCCO SALERNO : Dov'è finito Majakovskij? (Prefazione)

Nel 1930, quando Vladimir Majakovskij si sparò un colpo di pistola - o fu suicidato dai servizi - sapeva bene che sarebbe tornato in mille forme. Una delle sue resurrezioni è avvenuta a Fondi, nell'opera di un altro poeta, discreto quanto lui era sfrontato, esile quanto lui era un gigante, ma capace delle sue stesse telluriche passioni: Rocco Salerno. Il suo poema d'amore è poesia reincarnata. Prende l'avvio dal grande futurista per cantare un amore ardente, disperato e violento come quello di Volodja per Lili Brik, la fatua dama sovietica, alla fine complice (forse) del suo (forse) assassinio.

Eppure cola sangue
dal letto, dalla radio, dall’amaca.
Cola sangue dalla mia mano
aperta ai fremiti della tua carne,
alle furie invernali.

La poesia come incarnazione. Majakovskij va e viene nei suoi versi, fantasma inappagato che rifiuta la sepoltura, ma è un Majakovskij- Salerno, che disperatamente spera, senza negare il rifiuto.

Cerco una ragione
che vinca la povertà del mio cuore,
attendo un fulmine a dirmi che la vita
non è ancora finita.

Volodja-Rocco , che alla fine non è russo ma della bella campagna mediterranea fra Roma e Napoli, sente l’eco anche di Ovidio

Questo il mio regno?
Orfeo risusciterà Euridice?

Euridice!!!
Un momento.
Eterea.
Sempre.

Solo come Orfeo cerco.
L'amore volge in metamorfosi nel cantare di Rocco.
M’inerpico come daino


sulla foresta della tua carne,

m’ avviluppo come il vento

fra gli asfodeli delle tue vesti,

fra i girasoli dei tuoi occhi...



Ho chiuso la porta dei sogni, la porta del tuo corpo.

Si aggira nel labirinto fra la vita e la morte, e tutte ingannevoli sono le

Porte.

Me ne vado.

Sono stato.

Sono un cane bastonato

sotto la pioggia

che cerca riparo.



Majakovksij va e viene nei suoi versi, fantasma inappagato che non vuol esser sepolto.

Sei un cane bastonato
per ogni dove t’inoltri
e non c’è scampo
se non di morte.

Majakovsgkij va e viene nei suoi versi, fantasma inappagato che non vuole sepoltura. E a volte i versi suoi e di Rocco si intrecciano, in un abbraccio disperato

Morire in questo deserto
nessuno accanto al letto
ma morire di vita, mio Dio.
Mamma.
Mamma, tuo figlio è stato folgorato.
Non ha più dove posare il capo.
Non ha dove arrestare questa morte.



Anche le strade sono mare
in cui annego ogni notte,
inesorabile.

Sempre più verso il finale si svela il matrimonio mistico fra i due poeti,
unione ingiudiziosa e inesorabile

Ma uno
come me
dove potrà ficcarsi?
Dove mi si è apprestata una tana?
Dove trovare un’amata
uguale a me?

E’ un’opera temeraria, quella di Rocco Salerno, temeraria come Majakovskij, come l’esser poeta. E verso la fine, i due amici lontani si incontrano di persona, senza più infingimenti, nella famosa invocazione di Vladimir

Risuscitami,
non foss’altro perché
da poeta
t'ho atteso,
ripudiando le assurdità d’ogni giorno!

Fra loro, io non c'entro niente. Non c'entra nessuno, salvo il lettore. Ho scritto questa prefazione perché Rocco Salerno con tanto garbo me lo ha chiesto, ma penso che presentare un poeta sia una cosa empia. Versi come questi si presentano da soli. E credo che l’unico modo degno per
annunciare un poeta, sia dire

Eccolo.
*
BARBARA ALBERTI

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