sabato 14 dicembre 2019

NOTA DI LETTURA = PER ANTONIO SPAGNUOLO

"Polveri nell’ombra"---di Antonio Spagnuolo

"Polveri nell’ombra" è un libro di poesia dedicato all’amata moglie Elena, scomparsa da diversi anni e con la quale il poeta non ha mai smesso un giorno di dialogare.
I versi di Antonio Spagnuolo operano vicino a limiti, a frontiere che accompagnano l’eternità a partire dal presente, dall’istante, dal quotidiano.
Non si accontenta di rincorrere “il fantasma dei ricordi”, come ebbe a scrivere qualche anno fa in un’altra sua silloge: egli accoglie il dolore, medita, afferra le rare epifanie nella solidità di una lingua circostanziata e precisa.
Quella lingua non ruba, non strappa, non finge, non s’irrigidisce. Vi si scorgono movimenti dello spirito e del cuore decisi ad attingere a tutte le risorse di questi per indicarci – inconsapevolmente – una certa arte dello stare al mondo audace e infaticabile, come esigenza, come necessità di vita.
Il poeta partenopeo si muove tra fatti domestici: “Sono grippato per quest’umido novembre” e dati naturali: pietre, temporali d’agosto, capelli che imbiancano… e arriva fino a certi richiami di struggente sensualità: “Dolce la tua passione mi sconvolge / nell’attimo che abbaglia le tue ciglia.”
Toccata e fuga. Egli – in realtà – sta mettendo in atto una splendida dialettica della vita e della morte sfiorando l’erba gelata della solitudine.
In questa notte assoluta e penetrante, la bellezza tuttavia s’intravede, foss’anche per pochi istanti e dà la forza per continuare a vivere: “Lungo i viali il muro che racchiude / i graziosi supplizi degli insetti, / orizzonte in ombre per declivi”.
La vicinanza, il contiguo, tutto ciò che è a portata di mano diventa franto e insieme sontuoso, evidente e impossibile, ancora qui o in via di sparizione. L’ombra avanza “col mantello di Belfagor” – anche se a tratti ci sfugge il suo avanzare – e ci sfida come forza di distruzione che ricopre tutto.
“Dunque ogni giorno è una fiaba imprudente” scrive Spagnuolo in un verso che fa venire in mente Kafka quando asserisce “Non esistono fiabe non cruente”. Queste pagine della fedeltà avrebbero potuto cominciare con “C’era una volta una donna” oppure “C’era una volta un sogno”.
Si tratta quindi di una fiaba a specchio dove le parole di Antonio Spagnuolo giungono a noi sempre ariose e diramate e potrebbero accompagnarci per un pezzo del nostro cammino.
Esse riflettono con pudore non solo l’anima vibrante e cosciente di un grande amore ma paesaggi, immagini, sensazioni ed esperienze che la memoria non potrà mai cancellare.
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Nota di lettura di Viviane Ciampi

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