SEGNALAZIONE VOLUMI = FRANCESCA LO BUE
Francesca Lo Bue – Il libro errante-- Edizioni Nuova Cultura – Roma – 2019 – pag. 89 - € 10,00
Francesca Lo Bue nasce a Lercara Friddi (PA); ha pubblicato numerose raccolte di poesia in lingua spagnola e in italiano; vive e lavora a Roma. Il libro errante è un testo non scandito e, anche per questo, potrebbe essere considerato un poemetto; presenta una prefazione ricca di acribia, che non entra nelle ragioni del libro stesso, nella quale si parla, in generale, del senso della poesia.
La poeta, nell’opera, si esprime attraverso una poetica neolirica, connotata, spesso, da un tono elegiaco, da magia e sospensione. E’presente fortemente, nelle poesie dell’autrice, una natura che viene raffigurata attraverso la nominazione di numerose specie vegetali e animali; l’autrice si potrebbe definire, per certi aspetti, interprete, soprattutto, della metafora vegetale.
A livello formale le liriche, concentratissime e leggere, sono eleganti e icastiche, tutte ben risolte e ottima è la tenuta dei numerosi versi lunghi.
La maggior parte dei componimenti sono suddivisi in strofe e presentano compattezza luminosità e nitore. C’è un tu, al quale l’io-poetante si rivolge in modo accorato e sensuale, che potrebbe essere, presumibilmente, quello dell’amato, che viene detto attraverso particolari del suo aspetto fisico.
Un’altra caratteristica delle poesie presenti in Il libro errante è quella di un’accentuata visionarietà, che si realizza attraverso immagini vaghe, che hanno, talvolta, una forte carica di suggestione e di malia.
Intrigante è il tema della poesia, della letteratura, nella poesia stessa, che incontriamo in Il Sentiero del vento. poesia che ha, come incipit, il verso: /Il sentiero del libro, ali nere che portano strie di luce/ per fondare la calligrafia degli enigmi/…
Nei versi suddetti viene detto, in versi, il carattere salvifico della poesia, attraverso il supporto del libro stesso, che, dal nero delle ali, che restano indefinite, porta al varco di schegge di luce, che servono a costruire una calligrafia degli enigmi, da intendersi come il risultato dello scrivere: i componimenti poetici stessi divengono simbolo di redenzione.
Francesca Lo Bue ha una notevolissima capacità di rinnovarsi continuamente nella stesura, di pagina in pagina nel libro, caratteristica già presente nell’opera precedente Moiras.
La sua cifra essenziale è quella di creare, attraverso i sintagmi che si trasformano in versi, immagini sempre nuove e riuscite, come tramite un caleidoscopio.
È presente anche il tema del dolore, per esempio nella poesia Meteora, nella quale viene detta l’immagine di una vita spezzata dentro calici ebbri, del tutto non in sintonia con la fusione con la natura e con la gioia e attraverso altre figure nominate e quasi gridate.
A volte, con notevoli accensioni ed epifanie di luce, la poesia si apre alla speranza, a squarci improvvisi di bellezza e di gioia, tramite la parola stessa, nominata, come in Quello che rimane, nella quale vengono detti angeli di pietra, dai riti ed agapi remoti.
Il tema del libro si ritrova anche in Il libro smarrito, testo complesso e quasi oscuro, nel quale viene detto con urgenza forse lo stesso Libro errante del titolo della raccolta.
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Raffaele Piazza
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