SEGNALAZIONE VOLUMI = PINO CORBO
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Pino Corbo, La logica delle falene, LietoColle, 2018, pp. 120, E. 13,oo
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"La disfania nei versi di Pino Corbo"
Anche Pino Corbo costruisce da artifex sapiente i suoi versi attorno all’Io, ma questo è altra cosa rispetto all’Io lirico diffuso che pretende di misurare, collocandosi al centro del mondo, la Storia e le verità dello stesso mondo. Questo è un Io consapevole della sua frammentazione e viene avvertito come decentrato, nell’ambito del decentramento generale che è alla base della crisi della comunità studiata da Jean-Luc Nancy.
Poco rimane da aggiungere alla dotta e pertinente ermeneutica di Giorgio Linguaglossa nella nota che accompagna i versi di Pino Corbo proposti oggi su questa densa pagina de L’Ombra delle Parole.
Ma se tento un accostamento analitico a questi versi, i quali, magistralmente, si misurano con il paradigma filosofico dello specchio:
“[…]
Lo specchio è la coscienza
che riflette altri se stessi,
immagine impalpabile del mondo
sospesa fra lo sguardo e il nulla[…]”
non posso fare a meno di ricordare la domanda che lo stesso Linguaglossa ha posto alla filosofia:
«C’è una differenza ontologica fra l’immagine allo specchio e l’immagine che sta nella mia testa?», domanda che subito chiama in causa Adorno e la sua idea di ‘specchio’ come concetto aporetico per eccellenza, aporia dello specchio in grado di convertire il «più concreto nel più astratto e quindi il più vero nel più falso». Lo specchio di Pino Corbo come “coscienza/che riflette altri se stessi” agisce convocando le idee centrali d’un moderno e problematico modo di fare poesia, oggi, e cioè la immagine, colta nel rapporto dialettico debitorio/creditorio fra immagine e parola secondo l’idea di Brodskij, che si fa sguardo che è poi lo sguardo del poeta verso il mondo, e il Nulla. Che a sua volta dialetticamente tira in ballo il Vuoto e la stessa idea di Barthes nella relazione specchio/vuoto.
Sicché questa poesia di Pino Corbo si va a collocare in una sorta di frammezzo, che qui è stato anche inteso come disfania, fra il dicibile e l’indicibile, il tutto in un dettato essenziale, senza i fronzoli e senza gli arabeschi di tanto truismario contemporaneo che degrada non di rado la «parola» a chiacchiera domenicale del solipsismo mentecatto e dell’ emozionalismo d’accatto.
Ricordo a hoc un pensiero sempre verde di Mario Lunetta sul compito estetico-etico-formale di uno scrittore ( o di un poeta), soprattutto in un tempo di pandemia e di vite sospese come questo. Mario Lunetta scrive:
«Compito di uno scrittore (o di un poeta) è di creare contraddizioni all’interno del senso comune egemone, di produrre enzimi fantastici indigeribili, di creare sconcerto nei confronti dell’universale obbedienza. Uno scrittore (o un poeta) che non sia scomodo e non procuri fastidi alla digestione del dominio delle menti, non è uno scrittore, è un addetto al servizio delle pulizie».
Del resto, nelle arti verbali e non verbali, José Saramago seppe dir la sua a proposito di scrittori (o poeti) apri-pista (pochissimi) o di seguaci nel gregarismo, nell’epigonismo, nel quotidianismo, anche se la questione delle questioni , di cui Pino Corbo mostra d’esser consapevole, rimane l’esplorazione del rapporto fra Essere e Linguaggio, da affiancare a un profondo lavoro sul logos, come per esempio mi pare che emerga almeno sul piano di una dichiarazione di «poetica della presenza dell’assenza» in questi cinque versi de Il peso del tempo
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Il peso del tempo
Due anni sopravvisse Isabella
due mesi Filomena.
Si ritrovano ora senza più il peso
del tempo vissuto,
attraversato finalmente.
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Gino Rago
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Pino Corbo è nato a Cosenza nel 1958.Ha pubblicato tre libri di poesia,Cerco nel vento, Schena, Fasano (BR), 1978; Il segreto del fuoco, Hellas, Firenze, 1984; In canto, Campanotto, Udine, 1995; sei plaquettes, Autodafé, En plein, Milano, 1996; Di notte, Pulcinoelefante, Osnago (LC),1997; Desiderio, Pulcinoelefante, Osnago (LC), 2000; Epifanie, Pulcinoelefante, Osnago (LC), 2002; Iscrizioni dell’ora, Sagittario, Genova,2004; Dittico, L’arca felice, Salerno, 2008; il saggio Il mondo non sa nulla. Pasolini poeta e “diseducatore”, Ionia, Cosenza, 1996. È stato redattore delle riviste “Inonija” (CS), “Quaderno” (MN), “Il rosso e il nero” (NA); attualmente lo è di “Capoverso” (CS).
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