sabato 12 dicembre 2020

POESIA = EMANUELA DALLA LIBERA


***Addii***
Ho attraversato molti addii,
giorni affollati di voci tramontate
nelle forme eterne della luna
dove indimenticate effigi restano
a navigar la luce nei malinconici volti
della sera quando il mondo ha un altro suono
e la notte si avvicina accendendo stelle
nell’arsura dell’universo e della vita,
e nella marea silente delle ore ammutolite
lampi si accendono di memorie inascoltate,
parvenze irrinunciabili di storie non più vere.
E sono i nostri gesti e le voci e gli sguardi
e il sentire nostro fermi nella voragine
del tempo e gli addii si incollano ai vetri
e ai balconi nelle sere in cui il vento
soffia piano e pare sibilare un pianto
tra le foglie che cadono nel fiume.
*
***Bianchi monti di là del mare***
(Un giorno a Trieste)
Ho visto bianchi monti di là del mare,
vette lontane nel cielo chiaro. Ho goduto
un giorno quieto come pochi, un giorno
raro, voci intrecciate all’aria in riva al molo,
passi colmi di vita e di clamore nelle piazze
dove il sole stampa sui palazzi il suo fulgore
e sulle statue epigoni di una storia ammutolita.
La collina resta arsa alle mie spalle, come la vita
che torna sul crinale a spegnersi la sera, e a dirsi uguale.
Ma oggi le ore sapevano di nuovo, diverso
il loro ticchettare tra strade che non ripeterò domani.
Ritornerò, domani, al consueto andare.
Fuggiasca in un giorno fuggitivo di pace inaspettata,
sguscerò anch’io, senza saperlo, senza volerlo,
da questa calma luce che scivola sul molo,
da questa quiete che nutre pochi istanti e reclina
il capo sul tempo che non dura, da questo giorno chiaro che palpiti bisbiglia, e nel volo di un gabbiano,
in un battito di ciglia, dall’orizzonte sale e piano muore.
*
***Senti, ascolta***
Senti. Si dilata un suono di là della collina
dentro l’aria che immobile lo accoglie.
Dalla torre vecchia rintocchi lenti si adagiano
sui vicoli del borgo, tra l’amore dei vasi
sulle soglie e le ombre delle pietre nel tramonto.
Ascolta. È il suono che ho sepolto nel passato,
nelle notti abbracciate al firmamento,
quando, paga di vaghezza e di contento,
cedevo al sonno buono che serbava l’innocenza
e mi scorrevano negli occhi giorni ignoti
in lontananza, visioni appese a un domani
fiducioso. Bastava, allora, a preservar dal fato
l’ingenuo abbandono al tempo che fuggiva,
un rintoccare lento sperduto nella notte,
poi la quiete, il silenzio, e un vento di ponente
a diradar le forme già vissute, di nuove note
accendere il presente sul giorno incline
alle trame disegnate. Lento mi si spegne
ora l’eco tra le mani nella sera che i suoni
sparge al borgo e sulle alture e tra i boschi
li depone, reliquie dolci di un mondo di confine.
Vedi, sulle ali del mio tempo, profondo,
un altro tempo per sempre mi sostiene.
*
EMANUELA DALLA LIBERA
*
Emanuela Dalla Libera scrive:
Sono nata a Vicenza dove ho vissuto a lungo e dove ho insegnato Letteratura Italiana nelle scuole superiori.
Per ragioni familiari ho vissuto lungamente all’estero, in India e negli Stati Uniti. Da qualche anno trascorro gran parte dell’anno in Maremma Toscana dove ho iniziato a dedicarmi alla scrittura poetica.
Ho pubblicato una raccolta poetica dal titolo “Lo sguardo altrove” edita da Gilgamesh, risultata finalista o premiata in vari concorsi di poesia, e una seconda raccolta, “ἡσυχία, Sedimentare il tempo”, ugualmente edita da Gilgamesh. Altre poesie singole o sillogi hanno ottenuto premi da podio o riconoscimenti in concorsi nazionali e internazionali.

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