SEGNALAZIONE VOLUMI = CARMINE DE FALCO
***Carmine De Falco, Meduse di Dohrn , Bertoni Editore, 2020, pag. 117. € 12,50
Il recente libro di Carmine De Falco, Meduse di Dohrn (Bertoni Editore), è percorso e scosso da una tensione che non teme di violare la grammatica e di fare scricchiolare la sintassi: frasi “fatte di grammatiche indigeste”. La sua scrittura è densa, satura.
Nell’ampia e illuminante Postfazione, Ferdinando Tricarico parla di “poesia intesa come analisi della realtà e critica sociale” e di “una lingua del reale deflagrata nelle sue stesse contraddizioni interne”. Anche Luca Ariano, nella breve e precisa Prefazione, sottolinea “l’uso della lingua che, riflettendo certe brutture linguistiche contemporanee, mescola in maniera volutamente ironica linguaggi tecnici e anglicismi, ma anche una personale riscrittura del dialetto napoletano”.
È utile ricordare che nel 2012 De Falco e Ariano hanno scritto a quattro mani la raccolta I Resistenti e che il poeta Tricarico è nato a Napoli proprio come De Falco che però, da tre anni, vive e lavora come esperto di comunicazione digitale a Copenaghen. Napoli è decisamente presente nel libro a cominciare, se non mi sbaglio, dal titolo suggestivo che si rivela un omaggio alla città. Anton Dohrn è stato uno zoologo tedesco che nel 1870 fondò la Stazione Zoologica napoletana la quale tuttora studia le conseguenze dei cambiamenti climatici sulla zoologia marina. La proliferazione odierna delle meduse ne è un esempio. Il volume, che contiene la produzione poetica dell’ultimo decennio, si divide in tre sezioni: “Poesie dei dopo disastri annunciati”, “Quadre danesi” e “Sature”. Si tratta, dice Tricarico, di “una miscellanea di poesie e prose…di poesia in prosa, di prosa poetica”. La scrittura ibrida e ruvida di De Falco, aperta al plurilinguismo e alle contaminazioni, per niente intimorita dall’impoetico, attratta dalla saggistica e dal lessico delle nuove tecnologie, si rivela particolarmente adatta e in sintonia con gli argomenti trattati. Le sue parole non si dispongono ordinatamente e serenamente sulle pagine ma possiedono l’impeto della denuncia e rispecchiano l’inquietudine delle cose, dei fatti, della vita e del mondo. “I temi trattati”, fa notare Tricarico nella Postfazione, sono “le ingiustizie, le violenze, il razzismo, le migrazioni, le sofferenze degli ultimi e degli esclusi…”. Ariano nella Prefazione sottolinea che “le poesie di questo libro descrivono non solo il presente ma anche un ipotetico futuro”. Nella raccolta si parla ad esempio di intelligenze e menti artificiali (“che sapranno riconoscerci”); di radiazioni (“l’aria febbricita di scariche elettriche”); di realtà virtuali, profili social, sensori, cellulari; di robot e droni; di bitcoin e finanza creativa; di pressanti messaggi pubblicitari; di una valanga di informazioni che ci assedia (“è così estesa l’enciclopedia di notizie / che basta un niente ad evocare terrori”); di disumanizzazione e spersonalizzazione (“macchine che costruiscono macchine che costruiscono macchine”); di inquinamento, spazzatura, rifiuti, scorie e roghi (“Le narici sono piene di nausea… / Tocchi l’aria e sa di squame di pesci giganti e particelle / di plastica invisibile”); di profughi, clandestini, barconi (galleggiano nei mari “cadaveri di clandestini a decine”); di solitudini e sopravvivenze.
Tricarico assicura che le poesie di De Falco acquistano “ulteriore slancio comunicativo nella lettura a voce alta”. Quando verrà sconfitto questo maligno virus attendiamo l’autore per ascoltarlo dal vivo. “Meduse di Dohrn è un’opera”, chiarisce lui stesso, “interamente Covid-free, che si è stratificata negli anni ed è frutto degli innumerevoli incontri che ne hanno accompagnato la stesura fino al termine dell’anno 2019”.
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Giancarlo Baroni
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