SEGNALAZIONE VOLUMI = ELEONORA BELLINI
Eleonora Bellini: “Stanze d’inverno” – Book Editore- 2021 – pag.178 - € 20,00
Giunge sulla mia scrivania, purtroppo soltanto dopo due anni, un elegante volume di poesia che si legge tutto d’un fiato per la sua elegante palpabilità della scrittura e per il vertiginoso succedersi dei versi.
Stanze d’inverno accolgono il ritmo serrato del tempo, quando il freddo ci da brividi anche se nell’ “Antivigilia del solstizio e manca/ ogni coreografia: niente neve né infido ghiaccio,/ nessuna galaverna in vista/ sul bosco e sugli stecchi.” Ma un sussurro si affanna “Beati gli astri, che delle nostre/ angosce non si curano” quasi nel timore che un imprevisto moto possa sconvolgere le pause della quotidianità. Presente e futuro, certezza e illusione, essere o non essere, rincorrere o sostare, si alternano in un gioco policromatico di armonie che rivelano una poetessa tutta protesa verso la molteplicità della cifra, per accedere e sostenere la gravitazione di un vincolo di rimando, il quale fa dell’infinito una sovrapposizione alla tensione sonora.
L’innesco della fertilità si dipana nei vari capitoli: “Stanze d’inverno”, “Pagine di diario”, “Punti cardinali”, “Avvento”, “Crome e biscrome”, “Minime e semiminime”, “Intervallo”, “Cappelli”, “Pause sospese”, ognuno detentore di una propria ricchezza nel progresso di una forza narrante, che si ispira alle vicende comuni, agli incastri del sentimento e della evasione, all’avvenimento che si sposta continuamente fra i piani temporali, quasi come se la poetessa si muovesse con la macchina da presa, tra una carrellata e l’altra.
L’umore intimo traspare timidamente: “Uno, dieci, mille alberi di Natale,/ affacciati ai balconi, dietro le finestre,/ nelle piazze esibiscono luccicanti/ colorate cianfrusaglie. Tra questa/ anche le mie. Infinite solitudini/ non fanno né popolo né festa.” E sottolinea lo sconforto che si registra con estrema naturalezza negli spazi completamente nudi della narrazione: “scrivi quello che vuoi, allora/ ma metti almeno sugli occhi/ un po’ di ombretto, tingi/ le labbra di rosa col rossetto.”
Un viaggio transeunte, per il quale molti componimenti ricamano frammenti di memoria e occasioni di incontri, meditazioni sulle illusioni e incisioni della realtà attuale, considerazioni filosofiche e immersioni nel sentimento. Il tutto nello sguardo lucente della contemplazione.
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ANTONIO SPAGNUOLO
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