SEGNALAZIONE VOLUMI = FRANCESCA LO BUE
**Francesca Lo Bue: “Il pellegrino dell’alba” – Ed. Società editrice Dante Alighieri – 2023 . pag. 94 –
Con traduzione in spagnolo a fronte ecco le ultime poesie di una feconda poetessa, che si distingue nell’attuale panorama editoriale per quella sua incisiva capacità di offrire una scrittura sempre agevolmente piana e comprensibile, che riesce a colmare i troppi vuoti della ricerca fuori confine.
Un discorrere continuo tra immaginazioni e sospensioni, tra la costanza del tempo e le numerose conferme del destino, tra il tratteggio delle figure e la determinazione del mistero, tra un non essere incompiuto e la concessione di una forma.
“Poesia ovvero sentimento e succo di parole. Le lettere sono disegni che, procedendo tutti insieme in flutti scritturali (versi, paragrafi, capitoli) configurano determinate forme, diverse e uniche. – è scritto nell’introduzione – Questi flussi di segno sono intraducibili, totalizzano il sentimento, indicano e suggeriscono.
La parola è un’immagine interpretabile e scomponibile; è un qui ed un adesso che si inoltra nel passato per significare l’attuale e il futuro.”
I versi si rincorrono con ritmo incalzante, cercando forza nell’indicibile per trovare una relazione tra il concreto e l’immaginario, come indizio del reale sussurro che si intreccia prepotente nella musica.
Un’operazione quindi che supporta l’incantesimo e contemporaneamente crea quel senso di vertigine che ogni poesia vera cerca di trasmettere con le sue ondulazioni.
“Come riscattare il nulla,/ fiore sfumato nella brezza della pienezza?/ Quel nulla che è soffio vuoto,/ ombroso contorno cancellato,/ essere che non è e non c’è./ Vivere col vuoto trasparente di esso/ è uno stare instabile./ L’unico che è e permane è la parola,/ fumo che s’afferra nel pietrisco scivoloso,/ ossimoro di ogni espressione,/ la parola è prodigiosa officina./ Nella vastità sommersa di stelle,/ con me, dentro di me,/ la parola dice quel che è e appare,/ l’adesso e il dopo.”
A volte la fede nel Padre può vacillare, ma la brace della solitudine riesce a rinfocolare il sentimento. Gli aruspici gridano al destino per trovare i semi della vita, ma il perdono come la bilancia e abbaglia indiscreta. L’anelito dell’anima cerca un nome da imprimere nell’impeto del cuore, ma le alchimie hanno il colore di ramaglie bruciate.
Il commento intimo di Francesca Lo Bue si alterna a pagine di soffice filosofia quasi in un percorso che da strade diverse determina un pensiero dominante.
Chiude il volume un intelligentissimo “Poema alfabetico”, nel quale brevi composizioni si avvicendano saltellando tra le lettere che incidono.
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ANTONIO SPAGNUOLO
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