SEGNALAZIONE VOLUMI = LAURA MARIA GABRIELLESCHI
**LAURA MARIA GABRIELLESCHI:"DI PADRE IN PADRE" Ed.La Vita Felice, 2016 - pag. 80 - € 10,00
Il carattere profondo della raccolta di Laura Maria Gabrielleschi è stato definito da Roberto Pazzi,nell’ampia e partecipata prefazione al libro, “profondamente femminile”. E questo è indubbiamente vero, per la delicatezza del tono, del tocco, per la capacità di mostrare nudi, senza infingimenti, i dolori e le fragilità. È altrettanto vero, tuttavia, ed è un valore aggiunto di questa raccolta, la capacità dell’autrice di mettere in contatto e in relazione, tramite un affetto profondo e sincero che supera le delimitazioni, anche del tempo, l’universo femminile con quello maschile.
L’amore devoto della figlia nei confronti di un padre la cui esistenza è stata minata dalla malattia, è purissimo e resta con lei in ogni momento, in ogni frangente della sua esistenza. L’attenzione mostrata in varie liriche per le differenze fisiche tra i vari componenti delle diverse generazioni in realtà è un ulteriore gesto di attenzione e di affetto, e, ben lungi dal creare barriere, genera al contrario il senso di appartenenza assoluto, la consapevolezza di essere un unicum, un tutt’uno.
Questo libro con la forza di versi nitidi e coraggiosi nella loro capacità di mostrare sentimenti assoluti, non filtrati né edulcorati, abbatte alcune barriere in apparenza solide e indistruttibili: in primis quella di genere, a cui si è fatto cenno, ma anche la barriera per antonomasia, quella del tempo, della morte. Non c’è sconfitta né distacco. Anzi, la presenza del padre è vivissima, onnipresente.
Il dialogo è costante in ciascuna lirica e non si tratta di un monologo rivolto ad un’immagine statica e muta. Il padre è presente in lei e interagisce con costanza. Altrettanto vivificante è il ricordo, rafforzato ulteriormente dal ripercorrere i luoghi e le vie in cui padre e figlia hanno vissuto momenti insieme. Non sono i luoghi a rievocare il padre ma la presenza del padre nella mente e nel cuore dell’autrice rende vivi e ricchi di emozione i luoghi ritrovati e rivisti con occhi nuovi.
“Se vorrai tornare / ancora ti aspetto / vicina a quel muretto / basso che nessuno ha mosso / ci sono più piante nell’orto / e una mimosa gigante / è cresciuta senza che tu la vedessi. / Non è uguale la casa / e nemmeno il mio viso / il cuore piccolo / come allora”.
Questa lirica tuttavia aggiunge al quadro sopra descritto un’umanissima “variazione sul tema”: l’autrice auspica il ritorno del padre. Vorrebbe rivivere i momenti trascorsi insieme con la presenza fisica del genitore al suo fianco. Non si tratta di un disconoscimento delle leggi del tempo. Non si tratta di una sorta di illogico egoismo. È la forza di un amore assoluto che ha bisogno di condividere con il padre anche i mutamenti, ciò che è cambiato nel mondo e nel loro microcosmo dai tempi della sua scomparsa. Vorrebbe mostrargli l’autrice anche i cambiamenti nel suo aspetto fisico. Ma soprattutto vorrebbe mostrargli che il suo cuore è rimasto lo stesso, piccolo, ossia umile e del tutto devoto alla figura paterna.
“Da venti anni non taglio i capelli / dormo male / il telefono ha smesso di squillare / in sogno tutti i volti / si assomigliano. / Perché te ne sei andato?” Con il coraggio della sincerità a cui si è fatto cenno sopra, l’autrice rivela a questo punto il proprio smarrimento, e la necessità della presenza di una figura di riferimento a cui poter dare e confermare fiducia assoluta. La domanda conclusiva “Perché te ne sei andato?” non è quindi un illogico capriccio. Si tratta piuttosto di un grido esistenziale, l’urlo di un naufrago in mari domestici solo in apparenza quieti e innocui.
“È così che vedrò alzarsi / una mattina la luce / mi guarderanno i nomi assenti / e le notti troppo lunghe / tra lenzuola strappate e piedi veloci”. Questo libro è anche un sincero e aspro ritratto indiretto. L’autrice nello specchio degli occhi del padre vede e descrive se stessa, la realtà, i sogni, i tentativi di voli e i tonfi nel buio.
“Tempo non hai per darmi / un altro specchio. / Nulla è destinato / a chi perde la memoria”. Lo specchio tuttavia, in certi momenti, non è sufficiente. L’autrice ha bisogno della concretezza di una voce e di una carezza. “Lo specchio quotidiano / dà ordine al tempo / la crosta nera di fango / attraversa l’orecchio / dice le bugie /che nemmeno un bambino direbbe”.
La sintesi di questo libro sincero e intenso è racchiusa in questi versi che confermano la persistenza di un amore che abbraccia e avvolge ogni attimo e ogni pensiero, e il potere del ricordo, vivissimo, e della poesia: “Se sapessi il tuo indirizzo / non ti lascerei pensare, arriverei / sudata, sporca, in pantofole o anche nuda, sicuramente intera”.
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Valeria Serofilli
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