sabato 18 maggio 2024

SEGNALAZIONE VOLUMI = FRANCESCA LO BUE


**APPUNTI DI LETTURA
Francesca Lo Bue
IL PELLEGRINO DELL’ALBA - Raccolta poetica bilingue - Società Editrice Dante alighieri pp. 93 Euro 12,50
È sempre illuminante leggere le introduzioni che Francesca Lo Bue inserisce nelle sue sillogi poetiche e lo è anche in questo caso.
Con una scrittura colma di metafore e traboccante di poesia, la poetessa ci dice che il: “Libro… è l’altare di parole ritrovate… è sintesi… è il poeta che legge nella realtà ed è la realtà che si fa parola.” Per lei il Libro è la Biblioteca, in quanto la forma e la rende possibile e la Biblioteca è “ la chiave per decidere e conoscere i segreti del cuore e della terra.”
La conclusione dello scritto, poi, è perentoria e il lettore ne resta attonito, sentendosi nello stesso tempo accorto e responsabile nello sfogliare il libro che, per Francesca, e” biblioteca (che) raccoglie i segni di Dio”, un sacrario, quindi, una prodigiosa officina perché, come afferma nella poesia Stare instabile, “ l’unico che è e permane è la parola.”
Per l’autrice, un modo per ritrovare il verbum è, anche, quello di tornare “ alla casa del cuore”, quella del proprio vissuto, perché “ il vissuto è l’alone delle parole”, tutte nascoste nell’eternità e depositate nell’inconscio.
È, forse, proprio l’inconscio che l’autrice evoca nel titolo Il pellegrino dell’alba? Ma chi è in realtà il pellegrino?
È, forse, la voce primordiale, nel deserto delle voci? È il nome che illumina i significati?
Il pellegrino dell'alba è, piuttosto, colui che, alle prime luci del giorno, permette l'abbraccio tra conscio e inconscio, aprendo un regno diparole dove s'intessano e liberano dialogo e comunione, gli unici che hanno il potere di sciogliere i rapporti umani dalla prigione dell'incomuncabilità.
Nel regno sigillato e custodito dal pellegrino, sbocciano all'alba i segni e i disegni di una scrittura che compone "la poesia bianca/ del Dio gentile/ il fiore d'oro..." quello che profuma il libro e lo rende sacro, quello il cui aroma penetrante fa scendere nel pozzo emozionale di chi legge, annullndo il tempo e lo spazio e lascinado sospeso ogni dire.
Il pellegrino dell'alba, guardiano di ogni parola, permette, in fine, a Francesca, di chiudere il suo poema convocando tutte le lettere dell'alfabeto, che lei accarezza una ad una, conscia della loro forza e della loro unica, inesauribile preziosità, quella di essere capaci di far vivere e palpitare "un regno di parole", il solo che permette all'uomo e, in massimo grado, al poeta, di dare un nome alla realtà visibile e invisibile e di esserne, quindi, l'indiscusso signore.
MARIAGRAZIA CARRAROLI
(Campi Bisenzio, 8 maggio 2024)

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