SEGNALAZIONE VOLUMI = IMPERATRICE BRUNO
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Imperatrice Bruno: “Materia verticale”- Ed. Nulla die . 2024 –pag. 120 - € 15 –
Un parallelo, dalla calzante formula dell’imprevisto alla lega del nostro immaginario, diviene cromaticamente inciso tra le testimonianze della nostra stessa esperienza nel quotidiano e l’esplorazione della fantasia che affonda tra memorie e incursioni, tra colpi di scalpello ed emblemi del credibile . Tra il bizzarro, che sembra giocare con il simbolo, e la determinata affermazione del ponderato i versi di Imperatrice legano la fantasia al pensiero ponderato, così che la lettura aleggia tra l’analisi del probabile e il percorso di svariate entità disegnate nel sensibile.
“La tua natura è selvaggia,
è di cacciagione, di mina antiuomo,
di argine al fiume sventrato; si muove con te,
te la trascini come una figlia, per i capelli,
sveste l’atmosfera quando
entri in una stanza.
La tua natura è del sole che esplode
e che per sua natura esplode
per riesplodere
e così il muschio che ti circonda
si brucia,
i rami che a tua cornice vorrebbero vantarsi
si chinano invece ai tuoi piedi,
ogni essere grida di sorpresa e di paura
la tua natura è il profondo sud del mondo:
inguine che pulsa e che riempie
quel vuoto caldo e carnoso
di coppa umana e selvaggia.”
In parvenza si viaggia tra un incandescente clima di figurazioni, pennellate con i colori dell’illusorio, e le vicissitudini palpabilissime del quotidiano, più volte determinando un’identità che continua a girare, mai vorticosamente, tra la siepe artificiale di un limite e la vastità dell’apparente. Ed il poeta fedele a se stesso può sempre concedersi la pause del sogno ed essere contemporaneamente corsaro impegnato nelle fantasie, ma fortunatamente, come in questo caso, nutrendo sempre la sua scrittura di un lessico che abbia tutte le sfaccettature necessaria ad una cultura profonda. Ancora più incandescente se tra i versi infiamma Eros, con lo specchio che riflette le morbide accoglienze della carne e dell’amore verace, febbrile o audace, sereno o plastico, in quella levitazione che rende l’approccio una specie di tentazione che affronta una barriera insuperabile.
Il calore della donna corregge ombre e lacerazioni, visita anfratti e angolature, intreccia scoperte e resistenze, in un ritmo poetico di indiscussa coerenza, per un percorso teso quasi semprealla proiezione oltre il visibile e oltre l’inconscio.
“I miei seni sono in piedi nella notte,
nella piazza
desolata che ci stringe;
torri che fanno guardia
tenendo il collo il mento,
al presagio del tuo arrivo.”
Una poesia che si offre con semplicità e complicità in contemporanea, con soluzioni che la poetessa trasforma in topos, tema chiave di un racconto che accede al simbolo, e si piega agevolmente nella realtà oggettiva.
Tensione tra i richiami della vita e dei desideri, tra l’atto di fede religiosa e il sussurro, tra gli spazi del presente e le fulminazioni della memoria.
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ANTONIO SPAGNUOLO
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