lunedì 26 maggio 2025

SEGNALAZIONI VOLUMI = ANTONIO SPAGNUOLO


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Antonio Spagnuolo: "Più volte sciolto" - Ed. La valle del tempo - 2024 - pag.64 - € 12,00
“Ogni giorno noi siamo il passato
perché ognuno di noi è il passato!”
Sin dall’incipit di questa nuova raccolta poetica di Antonio Spagnuolo, “Più volte sciolto”, edita da “La valle del Tempo” a fine 2024, emerge uno dei suoi temi più frequenti: il tempo e il suo scorrere inesorabile… “Il tempo non si allenta…”, non riposa, “Batte la bianca meridiana al galoppo… /oltre spensieratezze giovanili, /oltre i monotoni affanni / rivolti a rimembrar le scosse / di ogni ora che passa”, nell’inutile rincorrere “accenti e aliti di antiche presenze”. Il suo lavorio è “una lunga agonia (che) ha sfigurato / l’incerto sembiante”, non si placa e non si scioglie per cui sembra che possa esistere solo il passato, “perché ognuno di noi è il passato!”, il già accaduto e vissuto, avulsi dal presente e senza più attese per un tempo a venire.
Il titolo, in apparenza oscuro, in realtà rimanda all’oscillare del poeta tra presente e passato in un continuo alternarsi di ritrovamenti e perdite, di memorie vive e silenzi desolati, di sogni, illusioni e sussulti di una consapevolezza che precipita nella quotidianità abitata solo da assenze. Assenze lancinanti quali esistenze reali.
“Più volte sciolto”, come altre raccolte di Antonio Spagnuolo, quindi è ancora una volta una specie di diario poetico che traccia affioramenti luminosi di un passato felice insieme alla donna amata, “Amanti nudi un tempo! Alle pareti / coperte di foglie ancora verdi / e sul seno raffiche di colori”, e ancora, “Nel sogno riappare la tua carne. / Io con violenza la palpo / per accertarmi che sei di nuovo viva, / nuda tra i cuscini roventi.”
Ma la realtà ha sempre il sopravvento perché “quel che ci lascia un amore è proprio un sogno / nella mente che pulsa solamente memorie”, e allora ecco di nuovo il crollo nello sconforto per l’esiguità del tempo umano, “Ereditiamo una condanna a morte / e non ne siamo coscienti / sino a quando il conteggio dell’ora / giunge improvviso!” e dunque: “Il mio soggiorno sta per terminare, / devo chiudere gli occhi e scomparire…”. La vita scorre e nel commiato da essa siamo nudi così come ci siamo affacciati alla sua luce, nel suo infinito andare le generazioni si susseguono le une alle altre come onde rimuovendo le orme del nostro vissuto, “La casa vecchia avrà nuovi inquilini / e l’oblio della notte cancellerà / le tracce che ho braccato.”
Le vicende personali s’intrecciano quindi con quelle universali, comuni a tutti i viventi; interrogativi senza risposta sul senso del nostro essere al mondo, tensione verso la trascendenza, verso la rivelazione del mistero: “L’eterno è nelle nostre mani e riempie / di sgomento l’inenarrabile vicenda, / e non tenta almeno in una volta / di comprendere / cosa sia la trasparenza del Verbo.” Eppure il Verbo - la parola - è il fondamento del vivere di Antonio, la poesia è “l’espressione sublime della vita stessa”, non solo la rivelazione o l’attenuarsi dei travagli interiori, ma uno strumento, quasi un ponte verso l’altrove: “Nel girovagare tra immagini e fantasmi / forse scioglierò l’enigma dell’eterno.” Vita e poesia s’intrecciano perciò in modo indissolubile, anche se non sempre con la stessa intensità catartica, “ecco l’astuzia e il decorso di una misera / rima ed il timore della cruna incrinata / che accetta ancora un embolo di vocali” e “Fra la grande luce e l’ombra profonda / l’arte è soltanto una frazione / della nostra memoria / per estrarre un coltello dal petto”, per cui il poeta implora “Breve pietà per quattro versi / quando rammento abbracci / di un amore smarrito in penombre”.
Come nelle altre raccolte, la pena e la complessità del vivere non mortificano l’armonia e la musicalità dei versi, né il flusso caleidoscopico di immagini che fulminee infondono nel lettore una molteplicità di emozioni. Lo stile di Antonio è rigoroso ma moderno, non si stacca dalla tradizione pur non respingendo la ricerca del rinnovamento. La sperimentazione però non è mai fine a se stessa, non è annullamento della propria etica e della propria interiorità, anzi, il poeta non risparmia i suoi strali verso un tipo di verseggiare vuoto e falsamente innovativo come nel componimento “Interludio”, scherzosamente dedicato alla poesia Kitchen:
“In laparascopia ti osservo dentro
e titillando la punta del centrillo
chiudo l’orgasmo inciso nella mente.
Con la prova del nove le stoviglie
ti condurranno ad un perfetto intarsio
per bollire cloruri in acca due.
Così con l’uovo sodo nel paniere
molti pulcini rimarranno a secco
pigolando tabelle pitagoriche
o riversando scarse proteine.
Il conteggio finale spacca vetro
ha gli spaghetti al sugo e una salsiccia”
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Maria Erovereti
Maggio 2025

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