giovedì 27 novembre 2025

SEGNALAZIONE VOLUMI = VALERIA SEROFILLI


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"Confronto saggistico tra La morte di Fabrizio De André e Il cappello a fiori (Appointment in Samarra) di Valeria Serofilli"
Nel panorama delle rappresentazioni poetiche della morte, i testi di Fabrizio De André e Valeria Serofilli offrono due modalità espressive apparentemente affini, ma in realtà profondamente divergenti. La vicinanza tematica – la personificazione femminile della Morte – costituisce il punto di avvio di un confronto che rivela non solo differenze stilistiche, ma anche differenti posture esistenziali.
Nella canzone La morte (1967), De André propone una figura essenziale, quasi archetipica: una presenza improvvisa che “avrà le tue labbra e i tuoi occhi” e che si accosta con un gesto insieme intimo e irrevocabile, avvolgendo in “un velo bianco”. La Morte si configura così come un destino innominabile che assume i tratti dell’amato, fondendo eros e thanatos in un’immagine di annullamento dolce e al tempo stesso ineluttabile. L’improvvisazione dell’arrivo – “verrà all’improvviso” – sancisce il carattere fatale dell’incontro, inscritto nella necessità del ciclo vitale.
La poesia di Valeria Serofilli, Il cappello a fiori (Appointment in Samarra), muove da una medesima intuizione – la femminilizzazione della Morte – ma ne sviluppa un’immagine radicalmente diversa. La Signora evocata dalla poetessa non indossa la tradizionale veletta nera: appare invece trasfigurata in una figura luminosa e minuziosamente definita, con “capelli biondi”, “un cappello a fiori”, “guanti di trina bianca” e anelli multicolori. È una Morte decorata, sottratta all’iconografia lugubre e rivestita di elementi che appartengono alla sfera dell’intimità personale e del ricordo. Non c’è brusca irruzione: la Signora potrebbe “chiedere il permesso d’entrare”, tocca con dita affusolate simili a quelle della poetessa “da ragazza”, sfiora, invita. L’incontro si configura come un passaggio cerimoniale, quasi una visita annunciata da una delicatezza rituale.
Se in De André domina la dimensione del simbolo – il velo, gli occhi, il destino – nella poesia di Serofilli prevale la costruzione figurativa: la Morte è resa concreta, corporeizzata nei dettagli, sottraendola alla distanza del mito. Il movimento da un’immagine archetipica a una immagine personalizzata corrisponde a uno slittamento di tono: dal fatalismo lirico del cantautore a un tentativo di esorcizzazione poetica, dichiarato esplicitamente nella chiusa della lirica. La lacrima finale non è resa della soggettività al destino, ma elaborazione emotiva che trasforma la paura in gesto di consapevolezza.
In sintesi, mentre La morte di De André inscrive l’evento ultimo nella sfera dell’ineluttabile e del simbolico, Il cappello a fiori di Serofilli opera un movimento opposto: umanizza, colora, addomestica la Morte, rendendola una presenza quasi familiare. L’affinità iniziale delle immagini si scioglie così in due poetiche divergenti: una centrata sul destino, l’altra sulla trasformazione emotiva, entrambe unite dall’intento di dare alla Morte un volto che la parola poetica possa sostenere e contemplare.
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ANTONIO SPAGNUOLO
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"La morte"
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La morte verrà all'improvviso
Avrà le tue labbra e i tuoi occhi
Ti coprirà d'un velo bianco
Addormentandosi al tuo fianco
Nell'ozio, nel sonno, in battaglia
Verrà senza darti avvisaglia
La morte va a colpo sicuro
Non suona il corno né il tamburo
Madonna che in limpida fonte
Ristori le membra stupende
La morte non ti vedrà in faccia
Avrà il tuo seno e le tue braccia
Prelati, notabili e conti
Sull'uscio piangeste ben forte
Chi bene condusse sua vita
Male sopporterà sua morte
Straccioni che senza vergogna
Portaste il cilicio o la gogna
Partirvene non fu fatica
Perché la morte vi fu amica
Guerriero che in punta di lancia
Dal suolo d'Oriente alla Francia
Di stragi menasti gran vanto
E fra i nemici il lutto e il pianto
Di fronte all'estrema nemica
Non vale coraggio o fatica
Non serve colpirla nel cuore
Perché la morte mai non muore
Non serve colpirla nel cuore
Perché la morte mai non muore
=== FABRIZIO DE ANDRE'
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"Il cappello a fiori"
(Appointment in Samarra)
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Quando arriverà la
Signora
avrà i capelli biondi/ e un cappello a fiori
non la solita veletta nera
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Celesti e non di fuoco gli occhi

Mi chiederà il permesso d'entrare
o forse non me lo chiederà
e mi accarezzerà con lunghe dita affusolate, come le mie da ragazza
in guanti di trina bianca
magari francese
con anelli di pietre dure/ multicolori
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Sfiorandomi le ciglia
m'inviterà a seguirla
perché sa che sugli occhi/ non voglio alcuna conchiglia
-
E forse l'esorcizzazione /è tutta in questa lacrima.
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===VALERIA SEROFILLI

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