martedì 12 novembre 2019

SEGNALAZIONE VOLUMI = ALDINO LEONI

Aldino Leoni – A mani ferme---puntoacapo Editrice – Pasturana (Al)- 2019 – pagg.55 - € 9,00

Aldino Leoni, l’autore del testo che prendiamo in considerazione in questa sede, è nato ad Alessandria nel 1949 e cura fin dalla fondazione, nel 1981, la Biennale di Poesia di Alessandria
A mani ferme è un testo non scandito; una forma concentratissima connota tutte le poesie e deve essere messo in luce che tutti i componimenti della raccolta sono omogenei tra loro.
Il libro può essere suddiviso in due parti, anche se non è sezionato tramite titoli dei segmenti.
Nella prima, la più lunga, si leggono poesie quasi sempre brevi, tutte senza titolo; nella seconda tutte le composizioni sono provviste di titolo e sono di notevole lunghezza, e hanno un carattere più intellettualistico; tra i componimenti della seconda scansione possiamo leggere quello eponimo, che è un poemetto costituito da quattro strofe numerate.
La scrittura procede per accumulo e molti dei testi si possono considerare dei veri e propri frammenti, vista la loro brevità, e hanno un carattere vagamente epigrammatico.
Molto spesso vengono detti elementi vegetali, come fiori, erbe, alberi o frutti, che possono avere anche una valenza metaforica e simbolica.
Le poesie sono caratterizzate da un senso di magia e sospensione; si nota un rigoroso controllo formale e viene nominato spesso il vento. Tutto (nella prima sezione) pare essere detto in un contesto naturalistico e anche le poesie costituite da più strofe si risolvono in un unico respiro.
Leoni può essere considerato, anche se questo non è l’unico aspetto della sua poetica, un poeta della metafora vegetale, avvicinabile a Bacchini o a Pennati; di Camillo Pennati riprende con coscienza letteraria, la tematica della sintonia uomo-natura di quella fusione che sembra così in crisi nella società del nostro postmoderno occidentale.
Anche a livello stilistico il nostro può essere paragonato a Pennati, per i versi sinuosi e le chiuse lapidarie, anche se rispetto al poeta di Sotteso blu, la versificazione di Leoni è meno articolata e i suoi componimenti sono molto più brevi.
La natura pare essere la protagonista della prima parte del libro e viene spesso nominato tra le righe un personaggio vago ed evanescente che viene evocato è del quale ogni riferimento rimane taciuto e la cui presenza sembra serpeggiare in alcune poesie, creando un senso di mistero.
Un senso d’indeterminatezza connota le poesie lunghe che leggiamo in A mani ferme, un senso di avvertita inquietudine, molto diverso dalla linea descrittiva, chiara e luminosa delle poesie senza titolo.
Nel componimento eponima si nota una forte tensione verso la corporeità, nominata con ricchezza di particolari; il linguaggio si fa più articolato, pur mantenendo una certa dose di chiarezza e leggerezza.
Bella la prima parte, di questo, che può essere considerato quasi un breve poemetto, nella quale l’io-poetante si rivolge, quasi come se fosse un medico, ad una figura femminile, parlandole del suo corpo, della sua circolazione del sangue, e di un sonno indotto, probabilmente da psicofarmaci, che si risolve in un felice risveglio.
Come scrive Guido Oldani, nella sua nota introduttiva, “Ora, in questa raccolta dal titolo A mani ferme, tolti i belletti montaliani, resta il padre Ungaretti e per suo tramite, via che si va nell’esistenzialismo della natura, come un Sartre del Creato, prima che si declini, quello che si usa appellare, in qualche modo, nostra civiltà”.
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Raffaele Piazza

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