venerdì 10 gennaio 2020

POESIA = VICENTE HUIDOBRO

POESIA: VICENTE HUIDOBRO (10 gennaio 1893, Santiago del Chile, Cile)

Donna, il mondo è arredato dai tuoi occhi
Si fa più alto il cielo in tua presenza
La terra si prolunga di rosa in rosa
E l’aria si prolunga di colomba in colomba
Andandotene lasci una stella al tuo posto
Lasci cadere le tue luci come la nave che passa
Mentre ti segue il mio canto stregato
Come un serpente fedele e malinconico
E tu giri la testa dietro a qualche astro
Quale combattimento si scatena nello spazio?
Quelle lance di luce fra i pianeti
Riflesso di spietate armature
Quale stella sanguinaria non vuole cedere il passo?
Dove sei triste nottambula
Donatrice d’infinito
Che passeggi nel bosco dei sogni
Eccomi qui perduto tra mari deserti
Solo come la piuma che cade di notte da un uccello
Eccomi qui in una torre di gelo
Coperto dal ricordo delle tue labbra marittime
Dal ricordo della tua compiacenza e della tua chioma
Luminosa e sciolta come i fiumi di montagna
Diventeresti cieca avendoti Dio dato queste mani?
Te lo chiedo ancora
L’arco delle tue sopracciglia teso per l armi degli occhi
Nell’offensiva alata vincitrice sicura con orgoglio di fiore
Ti parlano per me le pietre colpite
Ti parlano per me le onde di uccelli senza cielo
Ti parla per me il colore dei paesaggi senza vento
Ti parla per me il gregge di pecore taciturne
Addormentato nella tua memoria
Ti parla per me il ruscello scoperto
L’erba che sopravvive legata all’avventura
Avventura di luce e sangue d’orizzonte
Senz’altro riparo che un fiore che si spegne
Se c’è un po’ di vento
Le pianure si perdono sotto la tua fragile grazia
Si perde il mondo sotto il tuo procedere visibile
Poiché tutto è artificio quando ti presenti
Con la tua luce pericolosa
Innocente armonia senza affanno né oblio
Elemento di lacrima che ruota verso l’interno
Costruito di timore altero e di silenzio
Fai dubitare il tempo
E il cielo con istinti di infinito
Lontano da te tutto è mortale
Getti l’agonia sulla terra umiliata dalle notti
Solo ciò che pensa a te ha sapore di eternità
Ecco qui la tua stella che passa
Con il tuo respiro di lontane fatiche
Con i tuoi gesti e il tuo modo di camminare
Con lo spazio magnetico che ti saluta
Che ci separa con chilometri di notte
Ti avverto tuttavia che siamo cuciti
Alla stessa stella
Siamo cuciti dalla stessa musica tesa
Dall’uno all’altro
Dalla stessa ombra gigante agitata come un albero
Dobbiamo essere questo pezzo di cielo
Questa parte in cui vive l’avventura misteriosa
L’avventura del pianeta che esplode in petali di sogno
Invano cercheresti di evitare la mia voce
E di superare i muri dei miei elogi
Siamo cuciti dalla stessa stella
Sei legata all’usignolo delle lune
Che ha in gola un rituale sacro
Che m’importa dei segni della notte
E della radice e dell’eco funebre che hanno nel mio petto
Che m’importa dell’enigma luminoso
Degli emblemi che illuminano il destino
E di quelle isole che viaggiano nel caos senza meta per i miei occhi
Che m’importa di quella paura di fiore nel vuoto
Che m’importa del nome del nulla
Il nome del deserto infinito
O della volontà o del destino che rappresentano
E se in quel deserto ogni stella è un desiderio di oasi
O bandiera di presagio e di morte
Ho una mia atmosfera nel tuo respiro
La fantastica sicurezza del tuo sguardo con le sue intime costellazioni
Con il suo stesso linguaggio di seme
La tua fronte luminosa come un anello di Dio
Più salda di ogni cosa nella flora del cielo
Senza vortici dell’universo che si imbizzarrisce
Come un cavallo a causa della sua ombra nell’aria
Ti chiedo ancora
Diventeresti muta avendoti Dio dato questi occhi?
Ho questa tua voce per ogni difesa
Questa voce che esce da te con battiti del cuore
Questa voce in cui cade l’eternità
E si rompe in frammenti di sfere fosforescenti
Cosa sarebbe la vita se tu non fossi nata?
Una cometa senza mantello che muore di freddo
Ti ho trovata come una lacrima in un libro dimenticato
Con il tuo nome percettibile già prima nel mio cuore
Il tuo nome fatto dal rumore delle colombe che volano
Porti in te il ricordo di altre vite più grandi
Di un Dio trovato da qualche parte
E ricordi in fondo a te stessa che eri tu
L’uccello del passato nella chiave del poeta
Sogno in un sogno sommerso
La chioma che si raccoglie crea il giorno
La chioma che si scioglie crea la notte
La vita si contempla nell’oblio
Solo i tuoi occhi vivono nel mondo
L’unico sistema planetario senza stanchezza
Chiara pelle ancorata sulle alture
Estranea a qualsiasi inganno e stratagemma
Concentrata nella sua forza di luce
Dopo di te la vita ha paura
Perché sei la profondità di ogni cosa
Il mondo diviene solenne quando passi
Si sentono cadere lacrime dal cielo
E cancelli nell’anima dormiente
L’amarezza di essere vivo
Diventa leggero il mondo sulle spalle
La mia felicità è sentire il rumore del vento fra i tuoi capelli
(Riconosco questo rumore da lontano)
Quando le navi affondano e il fiume trascina tronchi d’albero
Sei una lampada di carne nella tempesta
Con i capelli sparsi al vento
I tuoi capelli dove il sole cerca i suoi sogni migliori
La mia felicità è guardarti solitaria sul divano del mondo
Come la mano di una principessa assonnata
Con i tuoi occhi che richiamano un pianoforte di odori
Una bevanda di parossismi
Un fiore che va perdendo il suo profumo
I tuoi occhi ipnotizzano la solitudine
Come la ruota che continua a girare dopo la catastrofe
La mia felicità è guardarti quando ascolti
II raggio di luce che cammina verso il fondo dell’acqua
E resti a lungo sospesa
Tante stelle passate nel setaccio del mare
Allora nulla dà una simile emozione
Né un albero di nave che chiede vento
Né un cieco aeroplano che palpa l’infinito
Né la magra colomba addormentata su un lamento
Né l’arcobaleno con le ali sigillate
Più bello della parabola di un verso
La parabola distesa come un ponte notturno di anima in anima
Nata in tutti i luoghi su cui poso gli occhi
Con la testa alzata
E i capelli al vento
Sei più bella del nitrito di un puledro sulla montagna
Della sirena di una nave che lascia uscire tutta la sua anima
Di un faro nella nebbia che cerca chi salvare
Sei più bella della rondine attraversata dal vento
Sei il rumore del mare in estate
Sei il rumore di una via affollata colma di meraviglia
La mia gloria è nei tuoi occhi
Vestita dello splendore dei tuoi occhi e della loro luce interna
Sono seduto nell’angolo più sensibile del tuo sguardo
Nel silenzio estatico di ciglia immobili
Un presagio sta affiorando dal profondo dei tuoi occhi
E un vento d’oceano agita le tue pupille
Niente è paragonabile a questa leggenda di semi lasciata dalla tua presenza
A questa voce che cerca un astro morto da riportare in vita
La tua voce crea un impero nello spazio
E questa mano che si alza in te come volesse appendere soli nell’aria
E questo sguardo che descrive mondi nell’infinito
E questa testa che si piega per ascoltare un mormorio nell’eternità
E questo piede che è la festa dei sentieri incatenati
E queste palpebre dove si arenano le scintille dell’etere
E questo bacio che gonfia la prua delle tue labbra
E questo sorriso come un vessillo davanti alla tua vita
E questo segreto che conduce le maree del tuo petto
Addormentato all’ombra dei tuoi seni
Se tu morissi
Le stelle nonostante la loro lampada accesa
Perderebbero il cammino
Che ne sarebbe dell’universo?
*
Haltazor, Canto II - Vicente Huidobro
*
Si spengono le parole, tutte le parole, dinanzi allo straripare di passione incandescente - fiume in piena, marea che inorgoglisce il sentimento. Nel bosco dei sogni scorre un canto stregato, inestinguibile, che fa dubitare il tempo degli umani. Essere l’avventura del pianeta che esplode in petali di sogno, lampade di carne, savana crescente con lo stesso linguaggio di seme: è l’esplosiva pienezza di un cuore innamorato che solo la morte teme. Ma cos’è la morte sulle ali della libertà? Solo un nome svuotato dalla pena, volo di polvere dallo sguardo unificato, minimo interstizio di elusione della colpa - se l’amore può essere una colpa - sul respiro dell’eternità.

ELLA CIULLA

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