martedì 21 luglio 2020

SEGNALAZIONE VOLUMI = ELISABETTA BENEFORTI

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Elisabetta Beneforti, Senza permesso, Smith Editore, 2020.

È una raccolta che colpisce per la sua originalità, questa di Elisabetta Beneforti intitolata Senza permesso (Smith editore, 2020). Sono versi che non gradiscono inciampi, blocchi, attriti, ostacoli, impedimenti, freni; a partire dalla punteggiatura che viene eliminata e sparisce dalle pagine, che viene messa da parte affinché il ritmo possa scorrere e fluire con agio e liberamente, senza obblighi e condizionamenti, “senza permesso”.
Le poesie sono animate, mosse e agitate da una volontà trasgressiva che agisce come motore e stimolatore interno. Leggendole vengono alla mente le poesie della contestazione e della rivolta del dopo Sessantotto, quando ci si spogliava dei vestiti della festa, delle regole stringenti, degli insegnamenti acquisiti, dei comportamenti conformi a un modello dominante, tutto “senza permesso”.
L’intonazione dei versi della Beneforti è però meno trasgressiva, all’urlo della ribellione preferisce una voce più sottotono che aspira ad essere contemporaneamente lieve e spericolata, armoniosa e spigolosa. Nelle “Note” chiarisce: “Sono davvero innamorata delle parole, delle loro sonorità quanto dei loro significati combinatori, perché qualcosa da dire si abbraccia necessariamente e musiche e immagini”.
A colpire l’orecchio può essere una musica forte che esce “da una macchina in sosta”, il rumore battente di un lavandino sgocciolante, “piogge che cantano”, “musiche minimali, accordi rari”, melodie, silenzi e stonature. Le musiche ci accompagnano e aderiscono alle nostre giornate come una seconda pelle.
L’occhio forse più dell’orecchio è l’organo di senso più stimolato, coinvolto e sollecitato, la vista più che l’udito. I colori accendono i versi creando una “scrittura luminosa”: una “luce blu diffusa”, “il giallo pieno del mattino sul soffitto”; si moltiplicano prospettive e punti di vista: dentro e fuori, sopra e sotto, guardare “la terra da una mongolfiera” o all’interno di un “gomitolo impazzito di fili”. È uno sguardo allenato e allo stesso tempo sognante, che sa cogliere dettagli e particolari, aspetti secondari e marginali; uno “sguardo fotografico” in movimento tipico di chi sta passeggiando e intanto osserva e registra senza soffermarsi e indugiare troppo. L’autrice, fotografa oltre che poetessa, mette a fuoco i contrasti dell’esistenza, carezze e graffi, “notizie buone e cattive”, desideri che attraggono e attese che respingono, stanchezza e divertimenti, “fuoco e grazia”, “memorie da sopire” e bicchieri per brindare, “la gioia, le sconfitte”, cicatrici e “piccole contentezze”, la “bellezza del poco”, parole “senza permesso”.
Un flusso di pensieri, emozioni, passioni, umori, stati d’animo, suoni,sospinge e trascina in avanti le parole dipinte e musicali dell’autrice, la sua scrittura “che parla / che guarda”.


“jo soy solitaria y final
le musiche sono sempre comunanza
una musica è una musica è una musica
per partire l’anno e scomporre quartine
scommesse e inseguimenti, prove di cecità
resta da immaginare e declinare
dove sia il confine originale
fra sogno e incubo
fra romance e scopata
senza permesso”

Giancarlo Baroni

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