giovedì 17 settembre 2020

SEGNALAZIONE VOLUMI = GERARDO PEDICINI

* Gerardo Pedicini, VERSO SERA, Etra/arte, Nepi, 2019------- La sera è una sequenza del giorno, ma anche un tempo della nostra vita. In entrambi la luce piena del giorno – o il fragore della giovinezza – va attenuandosi, scolorendo in tinte più tenui, più soffuse, forse più cupe. Gli ardimenti lasciano il posto ad altro; il tempo dei rendiconti si avvicina, ciò cui bisogna prepararsi non è altro che la notte. A entrambe le interpretazioni richiama l’ultima raccolta di versi di Gerardo Pedicini, critico d’arte e poeta. Una vecchia trasmissione della Rai in bianco e nero si intitolava “Ascolta, si fa sera”. Ma in quel caso si evidenziava un intento assertivo, e pedagogico. Più mitemente, e senza retorica, Pedicini titola “verso sera”: non vuole insegnare ma testimoniare un andare, un tratto del cammino; e probabilmente comunicarci che quel cammino riguarda, o riguarderà, tutti noi. Questo libro mostra l’intento di voler mettere ordine a quel disordine che, peraltro, è caratteristica fondante dell’ispirazione dell’autore. Ma più che disordine dovrei dire accumulo, provvisorio accatastamento, insuperabile provvisorietà: che forse in lui nascevano casuali, ma presto sono divenute cifre distintive, decrittazioni e insieme sofferte e lucide testimonianze di un tempo, di una esperienza del mondo. Si guardi alle numerose poesie “d’occasione”, dedicate a volte a pittori altre a poeti, talora a volti noti della letteratura talaltra ad amici personali di più incerta identificazione: sono dialoghi, con un interlocutore che può appartenere al mondo reale ma poi è quasi sempre un luogo interiore, uno spazio della memoria, un “altro” irraggiungibile e che si è sempre condannati a cercare, a perseguire, a sognare. Discorso simile deve farsi per le poesie “di viaggio”: dal Baltico a New York l’autore viaggia e ci porta con sé; ma poi, piuttosto che luoghi fisici, protagonisti della narrazione poetica sono le letture, i ricordi, i personaggi letterari. Sempre a interloquire, perché questa poesia è sempre dialogica. Ma anche a lasciar trasparire una privazione, una assenza; forse una impossibilità di rintracciare e ricoprire un proprio posto nel mondo. Che, evidentemente, da urgenza individuale si leva a diventare testimonianza generazionale. E anche denuncia, talvolta urlata più spesso mormorata, sommessa e amara. In cui trovano posto le tragedie del tempo, le ingiustizie sociali, le solitudini insuperabili di questa stagione della storia. Sempre, però, pronunciate non con la supponenza del retore, ma con la voce lieve del poeta. Frattanto “già sviene l’aria e s’adombra la notte”. E il poeta? “Io sono là, tra l’erba e le foglie, / in un luogo – non luogo, in armonia / e in grigio silenzio, come la vita”. Resta da dire che questo volume raccoglie il lavoro di Pedicini di diversi anni, circa una ventina, e include testimonianze anche della sua vocazione di poeta visivo, con riproduzione di fotografie di alcuni dei suoi lavori che, anche questi, si sono accumulati nel corso degli anni. Ma, appena il tempo di registrare questo punto fermo, che la creatività di Pedicini già si fa incontenibile, e straborda in nuove creazioni: neanche avevo finito di redigere questa riflessione, che egli mi invia un nuovo volumetto, “Scorre il vento”: stavolta poesie che dialogano con le fotografie di Armando Cerzosimo e le calcografie di Antonio Baglivo. C’è dunque ancora tempo, per la notte. Per sondarla, per entrarvi senza paura. Intanto godiamoci questa percezione della sera, provvisoria come sempre la vita: “Ma siamo ancora insieme / e il sole non è ancora tramontato”. Franco Dionesalvi

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