INTERVENTO CRITICO PER ANTONIO SPAGNUOLO
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Il “pensiero emozionale” di Antonio Spagnuolo: dal visibile all’Invisibile, dalla coscienza all’Inconscio.*
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Antonio Spagnuolo continua il suo diuturno discorso poetico con questa coinvolgente silloge dal titolo: Più volte sciolto, La Valle del tempo 2024. Si scioglie più volte il miracolo della poesia per Spagnuolo!
Il poeta stesso si sofferma a sottolineare l’importanza e l’utilità della poesia in questo momento storico: "Tramite la poesia è possibile esprimere quel fiume infinito di idee e di pensieri che investono la mente in maniera confusa e irrazionale, ma al contempo sublime, rivelando l’aspetto più genuino e introspettivo dell’io. È possibile offrire quel mistero incontrollabile che si propone quotidianamente come un abbraccio universale che traccia sospensioni di sentimenti e tenerezza di musica. Con la consapevolezza veramente genuina che ogni manifestazione vitale si trasformi miracolosamente nella necessità di amare!>>. Nella sua “dichiarazione di poetica”, Antonio Spagnuolo, in un’altra occasione, scrive, in modo illuminante: "La poesia è legata all’inconscio e l’inconscio è il luogo della poesia. Luogo che attende il simbolo per urlare l’emersione da una serie indefinita di soggiacenze ed aggregare affioramenti che possano proiettare emozioni multicolori. La poesia diviene nel ritmo la tappa dell’informe che cera la forma, del caos che cerca l’ordine, della speranza che cerca l’esperienza, dell’impossibile che cerca il possibile semplicemente un messaggio in bottiglia che vive della speranza di un possibile dialogo differito nel tempo. Nulla cambia nell’inconsapevole rivoluzione dell’inconscio, passo dopo passo nel rigore dell’esplorazione di quelle emozioni che tingono di rosso la parola, e non sopporta limiti o limitazioni, etichette o programmi, là dove viene ricreato l’ideale che aggrega e coinvolge in vertigine. […] I fantasmi che quotidianamente la memoria insegue sono improvvise illuminazioni che il nostro cervello accetta nel segreto dei ricordi, incasellati disordinatamente nelle circonvoluzioni, o semplici armonie che ripetono il ritmo delle scansioni come coaguli della compartecipazione. […] Ed è così che la forma poetica, rincorrendo le figure che si affacciano al nostro sguardo misterioso, è stata per me sempre connessa a quella più strettamente musicale, considerando la sillaba non solo come nezzo ortografico ma anche come suono, un ritmo che si svilupperà in crescendo, per agganciare i profili che ritornano alla mente>>.
“Il pensiero emozionale” di Antonio Spagnuolo ha un tracciato immaginario, la cui vertigine focalizza gli sconfinamenti dell’io, in una “fantasia di desiderio”, che va oltre la soglia della coscienza, per cogliere la sintesi magica delle feconde immagini poetiche: "Ogni giorno noi siamo il passato/ perché ognuno di noi è il passato!// Distante un cielo vuoto di speranze con le promesse che rimbombano a valle, contro la pietra di una folgore divina,/ fugando una speranza che protegge/ la mia stessa paura,/ ecco l’astuzia e il decorso di una misera/ rima ed il timore della cruna incrinata/ che accetta ancora un embolo di vocali>> (Ogni giorno noi siamo il passato).
Il profluvio delle immagini scorre sul proscenio della mente, inglobando la categoria del Tempo e dello spazio nel cono d’ombra della psiche del poeta. È il bisogno di un desiderio necessitante, che predispone alla ricerca dell’Invisibile, nel segno estraniante dell’inquietudine e della pulsione di morte. Il fantasma, nell’avvolgente intersezione del non-senso, avvalora quanto scrive Jung, ne La relazione fra l’ego e l’inconscio (1928): "Più si diventa consapevoli di noi stessi attraverso l’autocoscienza, e si agisce di conseguenza, più diminuirà lo strato di inconscio personale sovrapposto all’inconscio collettivo. In questo modo sorge una coscienza che non è più imprigionata nel mondo insignificante, sovrasensibile e personale degli interessi obietti. […] È, invece, una funzione di relazione con il mondo degli oggetti, che porta l’individuale nell’assoluto in comunione avvincente e indissolubile con il mondo intero>>. Il lato oscuro della mente viene alla luce ogni qual volta il simbolo e le immagini diventano luminose parole, ora scabre ed essenziali, ora suggestive e feeriche, per sfuggire alla disarmonia del reale. Spunti espressionistici coordinano l’intreccio dei ricordi, lungo lo scandaglio analitico di un Io, il cui rispecchiamento elabora l’attesa e l’assenza di un’alterità irraggiungibile in un sovramondo sconosciuto e lontano. La delicatezza e la musicalità del verso hanno una presa diretta con il pensiero emozionale e il registro poetico ha un intento essenziale, quello di vivere una forte tensione di una non-vita, in perfetta sintonia con la propria solitudine essenziale. Nel segno della caducità viene elaborato il lutto con l’edace sentimento del Tempo, declinato sul piano di un vorticoso sentire e lungo il crinale di una coazione a ripetere, che non dà segni di speranza: "Il tempo non si allenta per l’essenza/ che ha un suono suo nel buio,/ come punto distorto del respiro,/ o quando gli occhi vorrebbero rincorrere/ accenti ed aliti di antiche presenze//. […] Inutile conchiglia la sfida delle attese/ nel passo felpato della nostalgia,/ nella provvisoria prudenza/ delle ceneri, quando il fuoco/ di una lunga agonia ha sfigurato/ l’incerto sembiante>> (Il tempo non si allenta per l’essenza). Il fantasma eidetico dell’amore metabolizza la travolgente tensione del pensiero emozionale, trascorrendo dal visibile all’Invisibile, dalla coscienza all’inconscio. Le dilaceranti tracce mnestiche ripropongono una confessione autoanalitica, che elabora “i resti diurni” nel tessuto aureo dell’Invisibile ,per cercare un varco d’uscita. Nell’area sconfinata dell’Invisibile, la progressione verso l’Oltre comprova la rete associativa di un complesso diorama, che va dal rimosso alla pulsione di morte. L’energia fluttuante del rimosso propizia l’attraversamento verso l’Invisibile di una surrealtà, che è al di là del dolore umano e del “vago immaginar”.
"[…] Ad uno ad uno rinnovano ora calmi/ i cento passi che trovammo insieme/ nella mappa illusoria dell’abbraccio,/ ad aspettare il cancello che preciso/ apre al delirio" (Leggiadra o singolare o repentina). Folgorato dalle pulsioni di vita, il poeta, con raffinata delicatezza dispiega i temi fondativi, cari al canone del Novecento e non solo: amore e morte, lutto e melanconia, attesa e assenza, memoria e Tempo: "[…] Fiore di loto la tua letizia/esplodeva al mattino come albore,/ l’abbaglio dei colori in dubbiosa caduta/ replicava quel gioco di mola mancina,/ che nei vapori filtrava ancora amore […] (Così era l’abbraccio delicato). Sul versante delle “tracce mnestiche”, il percorso emozionale, per evadere dalla disappartenenza, induce il poeta alla ricerca dell’alterità; egli intraprende il viaggio à rebours della mente, attivando una diretta corrispondenza con la scena onirica, in attesa di un evento epifanico liberativo. Convergono energie pulsionali, che si trasformano in energie creative e simbologiche, lungo il declinio impervio del presente. L’effort lirico soggiace a formazioni di compromesso tra rimpianti e nostalgia; tenerezza e disillusione si correlano, come per un necessario contrappasso, ad un inconsolabile sentimento di lutto di un’assenza insostituibile. Osserva Bergson che "c’è nel profondo dell’animo della maggior parte degli uomini, qualcosa che, impercettibilmente, fa loro eco", come un altro da sé. L’energia irrefrenabile dell’ispirazione oltrepassa la visuale del déjà-vu e la poesia si configura come ricerca di un “altrove”, inteso come una dimensione altra".
La poesia di Antonio Spagnuolo attinge all’inesplicabile voce dell’inconscio. L’introspezione avviene nel profondo, per oltrepassare il varco del limite ultimo, che si protende al di là del nostro orizzonte mentale. Il viaggio estraniante del poeta è fondamentalmente una ricerca dell’identità; egli insegue un miraggio alla luce dei ricordi, che si slargano lungo un orizzonte indefinito di attese. Questo percorso visionario è orientato al di fuori della categoria spazio-tempo verso una “quinta dimensione”. "Il risveglio dell’infinito è un percorso/emozionale che gioca con i miei vent’anni,/ e corrompe le dimensioni oniriche/ liberando tensioni.// Prigioniero dell’orizzonte tento di acchiappare/ un nuovo giorno trattenendo negli occhi/ e ridestando il tuo grido di gioia,/ rubando tenerezze alla tua immagine/ proiettata nel futuro inutilmente" (Il risveglio dell’infinito è un percorso). Nel dettato poetico di Spagnuolo si resta turbati per il flusso emotivo che scaturisce dallo scenario onirico esondante; la cifra vera dell’originalità di questa poesia risiede nel coagulo stesso della sua visionarietà creativa, che va oltre la logica ordinaria. Egli monitora “gli stati d’animo” di questo vasto scenario fantasmatico, visto con la lente rinfrangente dell’introspezione: "Impastato di contraddizioni/ depongo il passo/ che accompagna ogni fuga,/ tirata fuori dall’eternità".
Con l’analisi dell’inconscio, si colgono le esperienze reali del poeta e l’epifania dei ricordi, correlati alle tracce mnestiche di un tempo pretèrito e contrassegnati dall’anestetico oblio. Il trasalimento rompe la rete analogica del visibile verso un inconoscibile illimite, che oblitera “il principio di realtà” in un “principio di piacere”, associandolo al travestimento del ricordo. Per comprendere, in modo radiale, la straordinaria e policentrica poesia di Spagnuolo, occorre perlustrare la cifra illuminante della sua Quinta dimensione: Il mistero ha fili di acciaio/ con sguardo fisso e avvolto dal crepuscolo,/ nel battito improvviso dell’immaginario,/ dove è sempre il vuoto e scorre l’esistenza/,/ che alla fine si compie troppo in fretta. […] Ma c’è un’inquietudine a nascondere/ il chiaroscuro/ prolungando distanze per dare forma/ e vaglio>> (Il mistero ha fili di acciaio). In uno scenario disincantato, tutto è calato nella levità di una limpidezza espressiva, che prosciuga la vertigine dell’ispirazione e coarta gli sconfinamenti dell’io, in una condizione psichica che va oltre la soglia della coscienza: Proporre un’offerta variegata/ decifrando proiezioni fantasiose/ nella solitudine di uno stralcio/ è una fascia che si posa leggera.// […] Una mia tela stemperata d’amore /sarà il fedele ricordo di questo dono,/ luce e torrente di piumaggi fantasiosi/ che affrontano un morbo irriducibile//. Ed è subito un passo che fiorisce>> (Dono). La coscienza inquieta del poeta nasce da un disagio, le cui ragioni evocano per associazioni d’immagini, la proiezione e la frammentazione, lo spostamento e la condensazione psicologica. È il bisogno inesausto di una presenza-assenza, che abita osmoticamente con il desiderio necessitante di un viaggio verso l’Oltre. Nell’acuto respiro di questi alati versi, il sentimento di immedesimazione proviene dalla specula dell’infinità dei mondi, dove la disappartenenza dell’uomo si coniuga con il mistero dell’Infinito e dell’Oltre, attivando una ricerca di una fuga da sé, da cui si può evadere inconsapevolmente con lo stato di grazia della scrittura poetica. È il volo libero dell’airone, che si libera sull’onda di un discorso amoroso, veicolando una sorta di trasnfert delle “ragioni del cuore”. Le immagini di “un percorso inutile” sono rivolte ad un luogo immaginario tutto rivolto altrove, non previsto/ nell’accogliere il sogno clandestino,/ lo spazio è aperto a scintille/ che sfrusciano sulla carta ingiallita/ giù per la ripida penna indecisa>>. “Sembianze evanescenti” trascorrono dinanzi allo sguardo attonito del poeta, quando il materiale rimosso riaffiora alla superficie di questo sfuggente universo psichico in espansione, la cui immagine viene trasfigurata dal ricordo e dal rimpianto di una perdita di una preziosa presenza: "Il disvelamento spoglia nullità in deriva […] Una rosa selvatica piena di spine/ è il canto proibito, perché/ quel che ci lascia un amore è proprio un sogno/ nella mente che pulsa solamente memorie>>. (Il disvelamento spoglia nullità in deriva). "Il regno dell’inconscio ha prospettive/ che comandano-volontà e potenze>>. "Disegnando lo scavo di memorie/ ed allineando cocci immaginari […] adesso oso tentare l’insensato/labirinto,/ come stupide ciocche di un pavone" (Pavone). La deflagrazione dell’implosione "ha distrutto ogni pensiero custodito nell’inconscio,/ cupi lampi a gridare una sintesi.// La vita ha trascinato in un ghigno,/ in un sobbalzo a frammenti, / tra fiabe di cenere ed alchimie,/ la nostra utopia che si allacciava/ al via vai di una storia.// Dondola misteriosa l’ossessione indiscreta!>> (Potreste svegliarla dal sonno maledetto).
La poesia di Spagnuolo attraversa il suo vissuto e ne riporta i segni e le cicatrici, ma tende ad un orizzonte di senso, che medianicamente evoca presenze inafferrabili, attraverso il flusso rigenerante dell’ispirazione ed elaborando il vuoto incolmabile di un’assenza: "L’abbandono sembra anello che non tiene/ e scroscia bruciando per non credere/ che ci sia un ritorno>> (Abbandono). Il tanto desiderato “oggetto del desiderio” riappare nel sogno: "Io con violenza la palpo/ per accettarmi che sei di nuovo viva,/ nuda tra i cuscini roventi>>. È la forza d’urto dei moti pulsionali; il disincanto lascia spazio alla concretezza del possesso lungo l’alveo di una soddisfazione, sublimata dal vigore di una presenza evanescente: "Aspettavo il momento in cui adornavi/ il crepuscolo malandrino e complice, ed accettavi il lento brusio dell’abbandono>> (Sogno). Il varco si apre per modellare l’animo del Poeta, che vive l’esperienza dell’Invisibile, non assimilabile a nessun’altra esperienza, se non a quella dell’afflato sincero della Poesia.
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CARLO DI LIETO ====
*Questa nota critica è stata letta il 10 Dicembre 2024 al “Clubino” di Napoli, via Luca Giordano 13. Sono intervenuti: Maurizio Vitiello, Antonio Spagnuolo, Rita Felerico, Mario Rovinello, Carlo Di Lieto. Cfr. N.Vitali, Spagnuolo l’Illuminismo amoroso, “la Repubblica”, 14 Aprile 2025.