POESIA = ROXANA MIRANDA RUPAILAF
Da "Serpi di sale"
"Eve"
Sia fatta la terra.
Le metteremo vento nell’ombellico,
e mare tra le gambe.
Siano fatte la luna e le stelle.
In sogni celesti andrò oltre nella notte per non essere vista.
Siano fatti i pesci, gli animali, gli uccelli:
moltiplicatevi e abitate il regno dei miei fianchi.
Siano fatti fiori e frutti
simulazione di una festa.
Sia fatto l’uomo dal fango della mia gola
perché dalla saliva esca a cantare.
Sia fatta la donna a mia immagine
con la dolcezza divina del linguaggio.
*
( Da "Serpi di sale")
Mangia la mela
mia cara.
Lascia bava-rosso
nelle due fiamme.
Morditi la carne
e mischiato con sale
otterrai denso il succo.
Divorati i frutti in fuoco
e mostra il desiderio
a coloro che dormono.
*
(Ancora da "Serpi di sale")
Sono la maledetta:
colei che ha messo la mela nella tua bocca,
colei che ne ha dato anche agli altri
condannandoli sotto il sole a piegare la schiena.
Colei che ti bacia quando ti tradisce.
Intanto tu,
in questa storia ti lavi le mani.
Nota:
Questa silloge Serpi di Sale é scritta in mapudungun, che la stessa autrice poi verte allo spagnolo.
La mia traduzione si rifà a questa versione spagnola.
L’anticonformismo dell’autrice risponde a più di una ragione: appartenere a una minoranza culturale e linguistica sebbene tanto nel sud del Cile come dell’Argentina dove i mapuches risiedono, parlano spagnolo. E poi l’essere donna, qualità ancora non apprezzata ovunque e nella sua integrità.
Ed ecco che Roxana Miranda esprime questo stato di cose aggredendo con eleganza e raffinatezza poetica e intelligente i miti che la cultura occidentale non osa infrangere. Per esempio: espulsione dal paradiso; divieto e disobbedienza; essere mela or rossa, or verde, in conserva, con i vermi, ossia le diverse sfaccettature della tentazione; essere serpente ingannatore riguardo ad Adamo e con lui e in lui a tutti i maschi.
E a questo simbolo del serpente lega un altro mito, si direbbe folklorico: la lotta del serpente della terra e del serpente del mare, mito e simbologia molto adeguati; metafora perfetta che ben conviene alla geografia del sud del Cile.
Dico apparentemente folklorica perché la lotta primigenia, la lotta tra animali della stessa forza e fattezza, per il predominio sul mondo –la terra- appartiene a tutte le culture.
Ma le serpi che Rupailaf propone sono sazie di veleno che usano per corrompere,…ma nell’autrice provocano la ribellione: confesso che non mi pento.
Evas primo poema che propongo, è enunciato al plurale: sta a significare tutte le femmine le creatrici, le portatrici di vita.
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Da "Mele rosse"
"Io, peccatrice"
Confesso,
che ho ucciso un fiore a tradimento, sulla schiena,
e ho sparato alla cicogna.
Confesso
che ho mangiato tutte le mele
e che sospiro tre volte
quando si accende la luna.
Che ho mentito all’innocenza
e ho percosso la tenerezza.
Confesso che ho desiderato i miei prossimi
e ho pensieri impuri
con un santuzzo.
Confesso che mi sono venduta per denaro.
Che non sono io
e che ho peccato in pensiero
parola e omissione
e confesso che non mi pento.
*
(Da Le tentazioni di Eva)
"Vuoi una donna affettuosa?"
Denudami
e troverai la mia innocenza che trema.
Vuoi una donna violenta?
Baciami
ti sfido a combattere contro la mia lingua.
Vuoi una donna con esperienza?
Umilmente dichiaro
che basta l’esperienza delle mie gambe
che hanno camminato tutta la terra
e il mare, in cerca di te.
O forse no.
La desideri inesperta e ogni tanto tonta?
Ebbene,
ti invito ad assistere
ai miei sogni infantili
nei quali tu sei il super eroe
che riscatta il mio cuore da tutte le povertà.
Forse la vuoi intelligente e con personalità!
Allora, lo ammetto.
Sono una dea cavalcioni sul sole mentre mastico una gomma.
Vuoi una donna?
Io sono una donna.
A volte animale,
a volte uccello.
*
ROXANA MIRANDA RUPAILAF
*
Traduzione di: Aurelia Rosa Iurilli
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