sabato 11 aprile 2020

SEGNALAZIONE VOLUMI = SAMUELE LISCIO


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Samuele Liscio : “Il negozio bianco” – Ed. Oedipus – 2019 – pagg. 72 - € 12,50 -
Intrecciare con paziente opera il vortice dei pensieri, che si accavallano ininterrottamente fra le circonvoluzioni cerebrali e le labbra, per diventare espressione poetica a tutto tondo, appare in queste pagine certosino scalpello di incisioni, nel dire e nell’immaginare. Ottima distribuzione testuale, per quei passaggi che offrono la parola come corpo dell’anima, del sub conscio che tende ad invadere gli spazi del dicibile. Immagini concretizzate nella fusione dei contrari, nel contrapporsi del reale al solubile, per riconsegnare le figure tra suoni e colori, angoli reconditi e imperscrutabilità. Il ritmo che vibra di partecipazioni rappresenta una strana tessitura tra la musica del verso, che si umanizza per offrire effetti visivi, e la polimorfa metaforicità, che rincorre il sogno o l’immaginifico, il memoriale o le urgenze quotidiane. Le ombre intraviste dal poeta sono leggerissime sfumature che “rompono le briglie” della nostalgia per incedere quale “fuga d’aria perfettamente verticale incontaminata/ da sembrare una colonna di fumo/ - combustione spontanea dell’eterno/ e tana del tempo:/ di questo groviglio di lacerazioni/ segno imprescindibile di una discontinuità necessaria alla realtà per darsi/ come luce matematica in pasto agli occhi e alla mente.” Più oltre Samuele Liscio scolpisce la figura umana tracciando pennellate sulla tela impreziosite dallo scorrere impietoso di un tempo che cospira le inquietudini, la melanconia, la nostalgia, le sottrazioni, le rievocazioni, tra le probabili fughe emotive per la gravità di uno sguardo o per la “convulsione primaverile sulle fronti”.
Segmentata in nove sezioni la raccolta appare come un lungo ed arioso commentario capace di trasformare in lirismo la cadenza fascinosa della utopia personale. In un fraseggio, che a tratti sfiora il colloquio, il poeta riesce a “chiacchierare” con un Tu che si alterna pagina dopo pagina tra le sue riflessioni, giochi di andate e ritorni, quasi per un “espanso” adatto a pizzicare le corde dell’etereo violino.
ANTONIO SPAGNUOLO

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